Dakar Rally: la flotta Defender apre la pista tra dune e rocce - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 15:28

Dakar Rally: la flotta Defender apre la pista tra dune e rocce

Il marchio britannico diventa partner ufficiale del Dakar Rally. Una flotta di sei Defender specializzate è già al lavoro per definire il percorso dell'edizione 2026.

di Giovanni Alessi

Il mondo del motorsport e dell'avventura estrema celebra una nuova, significativa collaborazione.

Il marchio britannico Defender ha formalizzato il suo ruolo come partner ufficiale del Dakar Rally, la competizione che rappresenta, nell'immaginario collettivo e nella realtà tecnica, la sfida off-road più dura e impietosa del pianeta. Questa sinergia non è una semplice operazione di branding, ma si traduce in un supporto operativo fondamentale per la riuscita della gara. Nell'ambito di una partnership quadriennale, JLR fornirà agli organizzatori una flotta dedicata composta da sei veicoli altamente specializzati.

Questi mezzi non si limiteranno a fare da vetrina, ma avranno il compito più gravoso: la ricognizione. I primi due esemplari sono infatti già operativi sul campo, impegnati nel difficile compito di esplorare, mappare e definire il percorso che i concorrenti affronteranno nel Dakar Rally 2026. Si tratta di un battesimo del fuoco che vede i veicoli britannici protagonisti ancor prima che la bandiera a scacchi venga sventolata, confermando il DNA avventuroso che lega indissolubilmente il marchio alle sfide impossibili.

Il ruolo cruciale della ricognizione nel deserto

La Dakar è una competizione unica nel suo genere, che accoglie ogni anno centinaia di concorrenti pronti a sfidare i propri limiti. La gara si sviluppa su percorsi lunghissimi, che coprono migliaia di chilometri e richiedono dai 10 ai 15 giorni per essere completati. In questo scenario, il lavoro di preparazione è vitale. Attraversando le distese desolate e affascinanti del deserto dell’Arabia Saudita, i funzionari dell'organizzazione hanno la responsabilità di stabilire il tracciato ufficiale.

È qui che entrano in gioco le capacità dei veicoli di supporto. I funzionari pretendono dai mezzi da ricognizione caratteristiche di resistenza e affidabilità assolute. Ogni singolo chilometro della futura competizione deve essere provato, stressato e convalidato prima di ricevere l'approvazione finale. Le auto devono essere in grado di superare le stesse insidie che affronteranno i veicoli da gara: sabbia sciola, piste rocciose spacca-sospensioni e dune maestose. La Defender è chiamata a garantire che il percorso sia duro ma fattibile, diventando di fatto il primo veicolo a "aprire la pista" nel nulla del deserto.

Cuore di serie, anima da rally

Dal punto di vista tecnico, la flotta fornita per la ricognizione si basa sul modello Defender 110, equipaggiato con il propulsore P300. La scelta di partire da un modello di serie testimonia la fiducia nella robustezza ingegneristica del progetto originale. Il motore è il collaudato quattro cilindri P300 di serie, una scelta che bilancia potenza e leggerezza, fondamentale quando si affrontano terreni dove il peso può fare la differenza tra galleggiare sulla sabbia o insabbiarsi.

Tuttavia, per affrontare le settimane di pianificazione nel deserto, sono state apportate modifiche mirate in stile rally. Una delle aree di intervento più critiche riguarda la gestione termica: i veicoli sono stati dotati di un kit di raffreddamento potenziato, specifico per l'uso rallystico. Le temperature torride del deserto e lo sforzo prolungato del motore a bassi regimi e alto carico richiedono una dissipazione del calore impeccabile. Inoltre, per garantire che il motore "respiri" aria pulita anche durante le tempeste di sabbia o seguendo altri veicoli, è stata installata una presa d'aria rialzata (snorkel) dotata di un prefiltro di aspirazione ciclonico, essenziale per separare la polvere dall'aria prima che questa entri nel motore.

 Sicurezza e configurazione interna

La sicurezza è il parametro non negoziabile in un ambiente ostile come quello della Dakar. Per questo motivo, ogni Defender della flotta è stata spogliata del superfluo e dotata di una roll-cage completa, una gabbia di sicurezza interna progettata per proteggere gli occupanti in caso di ribaltamento, evento non raro quando si scalano dune cieche. La configurazione interna è stata ottimizzata per le esigenze della spedizione: l'abitacolo è configurato per ospitare solo tre occupanti.

Questa scelta, apparentemente limitante, è in realtà strategica: rimuovendo i sedili superflui, si massimizza lo spazio a disposizione per le attrezzature vitali, i ricambi e le scorte di sopravvivenza necessarie per le lunghe giornate di isolamento nel deserto. I tre sedili rimasti non sono standard, ma sono stati sostituiti con sedute tecniche dotate di cinture di sicurezza a quattro punti, garantendo che guidatore e navigatori rimangano saldamente ancorati anche durante i sobbalzi più violenti. I funzionari, che trascorreranno ore e ore al volante su terreni accidentati, necessitano di un'ergonomia che riduca l'affaticamento fisico pur garantendo la massima protezione.

Assetto e contatto col terreno

L'ultimo anello di congiunzione tra la potenza meccanica e il deserto è rappresentato dalle ruote e dalle sospensioni. Le modifiche apportate alla flotta comprendono l'adozione di cerchi da 18 pollici, una misura che permette di montare pneumatici all-terrain con una spalla alta. Questa configurazione è fondamentale nell'off-road pesante: permette di sgonfiare le gomme per aumentare l'impronta a terra sulla sabbia soffice senza rischiare di danneggiare il cerchio, e offre una maggiore capacità di assorbimento degli urti sulle pietre taglienti.

A completare il pacchetto tecnico ci sono ammortizzatori specifici, tarati per sopportare le sollecitazioni continue delle piste sterrate e per gestire l'escursione delle sospensioni necessaria a superare gli ostacoli naturali. Con queste specifiche, la Defender non si limita a partecipare, ma definisce lo standard di ciò che serve per conquistare il deserto, confermandosi come strumento indispensabile per la genesi di una delle gare più leggendarie del mondo.