Furti d’auto, allarme in tutta Europa: come interviene - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 16:29

Furti d’auto, allarme in tutta Europa: come interviene

I furti d’auto crescono in tutta Europa e diventano sempre più hi-tech. La tecnologia LoJack Mesh e la cooperazione internazionale cambiano il modo di recuperare i veicoli rubati.

Di Ludovica Perego

I furti d’auto non sono più un fenomeno locale, da cronaca nera relegata alle pagine di provincia.

In tutta Europa i numeri continuano a salire, accompagnati da tecniche sempre più sofisticate e da strumenti digitali che rendono il lavoro dei criminali rapido, silenzioso e difficile da intercettare. Dietro ogni caso c’è un automobilista che scende in garage o nel parcheggio e trova il posto vuoto, mentre l’auto è già in viaggio verso un altro Paese, smontata in pezzi o nascosta in un container.

È questo lo scenario che ha fatto da sfondo al Vehicle Crime Investigators (VCI) Event 2025, il forum europeo che ogni anno riunisce forze dell’ordine, esperti e industria per capire come sta cambiando il mercato dei veicoli rubati e quali strumenti possano davvero fare la differenza.

Reti criminali senza confini e tecniche sempre più hi-tech

Nel suo intervento, Maurizio Iperti, President Connected Car Solutions di LoJack International, ha tracciato una fotografia chiara: le reti criminali non conoscono più confini e hanno fatto un salto di qualità. Oggi si parla di hacking elettronico, relay attack, clonazione delle chiavi, dispositivi per disturbare i segnali GPS. La scena classica del ladro con il grimaldello è stata sostituita da criminali che lavorano con tablet, centraline e software.

“La lotta ai furti d’auto non può più essere affrontata su base nazionale”, ha spiegato Iperti, sottolineando come le bande che operano tra Francia, Italia, Paesi Bassi e il sud della Spagna agiscano in modo coordinato, puntando su auto di valore, SUV e veicoli richiesti dal mercato nero dei ricambi. Una volta sottratti, i mezzi vengono nascosti, reimmatricolati o smontati, per poi essere spediti verso l’Europa orientale, l’Africa occidentale e il Marocco, in una filiera che muove cifre enormi.

In questo contesto, anche gli investigatori sono costretti a cambiare pelle: indagini lunghe, procedimenti complicati dal quadro normativo transnazionale, necessità di condividere informazioni in tempo reale. E qui entra in gioco la cooperazione internazionale, non solo tra polizie ma anche con costruttori, assicurazioni e operatori tecnologici.

LoJack Mesh, quando ogni auto diventa un sensore di sicurezza

È proprio su questo fronte che LoJack ha portato al VCI Event una delle sue carte più forti: la tecnologia Mesh, un sistema che trasforma ogni auto dotata di dispositivo in un potenziale “radar” per i veicoli rubati. Oggi in Europa sono circa 1,1 milioni gli utenti attivi con soluzioni LoJack a bordo: una massa critica che, se connessa, crea una vera e propria rete diffusa.

Il funzionamento è semplice da raccontare, molto più complesso da realizzare. Ogni veicolo equipaggiato con LoJack Mesh può intercettare, anche mentre è in movimento, il segnale di un’auto rubata che monta lo stesso sistema. Nel momento in cui la rileva, la posizione viene inviata in tempo reale alla centrale operativa, che a sua volta coordina l’intervento delle forze dell’ordine.

Il risultato è una rete dinamica che cresce con ogni nuova installazione e moltiplica i punti di rilevamento in tutta Europa. In pratica, ogni cliente diventa parte di una grande catena di sicurezza collettiva, in cui la tecnologia lavora in silenzio ventiquattr’ore su ventiquattro, pronta a segnalare un mezzo scomparso.

Un’operazione record: 18 veicoli recuperati grazie alla rete europea

La combinazione tra tecnologia Mesh e cooperazione internazionale non è solo un modello teorico. Nelle scorse settimane, una grande operazione ha dimostrato sul campo cosa può significare mettere in rete sistemi, dati e persone. Diciotto veicoli rubati  16 auto e 2 moto  sottratti in Germania, Italia, Belgio, Francia e Paesi Bassi sono stati individuati al porto di Algeciras, in Spagna, grazie all’intervento della Guardia Civil.

Il valore complessivo dei mezzi superava i 650.000 euro. In pochi minuti, grazie alla triangolazione delle rilevazioni Mesh, è stato possibile localizzare con precisione i veicoli nascosti nei container, coordinare l’azione delle forze dell’ordine e bloccarne la partenza verso altri continenti. Ventisei persone sono state coinvolte nell’operazione, a conferma di quanto il traffico di veicoli rubati sia strutturato e capillare.

Per LoJack, attiva con le sue soluzioni in oltre 25 Paesi, casi come questo sono la prova concreta che la tecnologia può diventare un alleato decisivo, purché inserita in un ecosistema in cui autorità, assicurazioni e operatori privati lavorano davvero insieme.

Cooperazione internazionale, l’unica strada contro i furti d’auto

“In un contesto in cui la criminalità evolve più rapidamente delle normative, la cooperazione internazionale è indispensabile”, ha ribadito Iperti. È un concetto che va oltre la singola operazione di polizia o il recupero di un SUV di lusso: riguarda la fiducia dei cittadini nei sistemi di protezione, il ruolo delle aziende tecnologiche, la capacità dell’Europa di rispondere in maniera coordinata a reti criminali che non si fermano alla frontiera.

Per chi guida ogni giorno, tutto questo si traduce in una consapevolezza nuova. La protezione dell’auto non è più solo questione di antifurto meccanico o di assicurazione, ma di come i singoli veicoli entrano a far parte di una rete più ampia. In questo scenario, la proposta di LoJack con la sua tecnologia Mesh e il dialogo costante con le forze dell’ordine è uno degli esempi più avanzati di come si possa passare da una difesa individuale a una sicurezza collettiva realmente europea.