Auto e Motori
Le Volt Ceo Dacia la rivoluzione è compiuta: “siamo best value for money, non low cost”
Intervista a Denis Le Vot, CEO di Dacia: identità, strategia industriale, crescita europea e la nuova sfida dell’elettrificazione accessibile.

A quattro anni dal lancio del piano Renaulution, Dacia si presenta profondamente trasformata, senza aver tradito sé stessa.
Sotto la guida di Denis Le Vot, CEO del marchio rumeno, Dacia ha saputo ridefinire il proprio posizionamento industriale ed emozionale, puntando a diventare il riferimento europeo nella mobilità accessibile. Da Sandero a Bigster, passando per Jogger e il nuovo Duster, il brand ha scalato segmenti, rafforzato il design, elettrificato le motorizzazioni e aggiornato la sua identità visiva. Ma soprattutto ha dimostrato che accessibilità non vuol dire rinuncia.
Abbiamo incontrato Le Vot , per farci raccontare il futuro di un brand che, da outsider, è diventato protagonista nell’automotive europeo. Con lui abbiamo parlato di design, motorizzazioni, strategia globale e clienti. E anche un pò di Dakar.
Siamo nell’aprile 2025, quattro anni dopo il lancio del piano industriale di rilancio. È il momento di fare bilanci?
Sì, assolutamente. Il piano l’abbiamo annunciato all’inizio del 2021. Oggi possiamo dire che la rivoluzione è completata. Abbiamo fatto molto più che aggiornare la gamma: abbiamo ridefinito la marca. Dacia è sempre stato un brand di mobilità accessibile, certo, ma oggi rappresenta il best value for money, e non più il low cost. La differenza è sottile, ma fondamentale: non ci rivolgiamo più solo a chi non può spendere, ma a chi non vuole spendere per contenuti inutili. A chi cerca sostanza, concretezza e libertà di scelta.
Dacia quindi non si rivolge più agli stessi clienti del passato?
La verità è che i clienti Dacia non sono mai stati un blocco unico. I nostri clienti oggi si dividono in due: da una parte abbiamo una base molto fedele, che torna da noi dopo 6-7 anni. Ma due terzi sono nuovi clienti, spesso in fuga da segmenti premium. Sono persone che compravano SUV da 35-40 mila euro e che oggi, per ragioni economiche o di principio, si guardano intorno. Quando vedono Bigster o Duster, con lo stesso spazio e comfort a 10 mila euro in meno, capiscono che un’alternativa esiste. E scoprono anche che il design può essere bello senza essere costoso.
Proprio sul design, Dacia ha fatto un salto evidente. È diventato un elemento chiave nella scelta del cliente?
Assolutamente sì. Fino a qualche anno fa non era un tema. Ricordo quando lanciammo la Logan: non si parlava di estetica, ma solo di prezzo. Oggi è cambiato tutto. Abbiamo definito tre valori chiave per il nostro DNA: Essential but cool, Robust and outdoor, Eco Smart. Sono parole semplici, ma ci hanno guidato nel ripensare la nostra estetica. Le nuove Dacia hanno forme più geometriche, dure, essenziali. Non sono più “latine”, ma robuste. È un design che non costa, ma comunica solidità. E funziona. La nuova generazione di clienti lo riconosce e lo apprezza.
Con Bigster siete entrati nel cuore del segmento C europeo. È solo l’inizio?
Bigster è il nostro manifesto. Con i suoi 4,60 metri, ci ha permesso di passare dalla “piscinetta” del segmento B alla vasca olimpionica del segmento C, dove si giocano numeri importanti: tre milioni di auto all’anno. E ci siamo arrivati preparati. Duster, Jogger e Bigster condividono la stessa piattaforma CMF-B, ottimizzata per costi, robustezza e versatilità. Ma non è finita qui. Presto arriverà una nuova carrozzeria nel segmento C, e anche un’auto elettrica a meno di 18.000 euro, prodotta in Europa. Lavoriamo per coprire tutti i bisogni, ma sempre nel nostro stile: semplice, efficace, concreto.
Il design è solo una parte della trasformazione. Anche la meccanica è cambiata. Dacia oggi è un brand ibrido?
Lo è diventata in modo naturale. Dal 2021 siamo passati dalla sola combustione al full hybrid. Jogger ha aperto la strada, poi è arrivato Duster e ora Bigster. Ma non è solo questione di motori. Con Bigster stiamo portando al debutto una vera motorizzazione 4x4 elettrificata, con trazione posteriore ottenuta tramite motore elettrico, GPL e automatico. Nessun altro brand offre questo mix sotto i 30.000 euro. E questo, ancora una volta, racconta chi siamo: innovativi, ma accessibili.
La transizione elettrica è la prossima grande sfida. Come la affronterete?
Senza ideologia. Dacia fa auto leggere, semplici, che consumano poco. Anche elettriche. Ma non possiamo limitarci a guardare solo alle emissioni durante l’utilizzo dell’auto. Il gruppo Renault sta già lavorando su un approccio basato sul Life Cycle Assessment, cioè sulla valutazione dell’impatto ambientale complessivo, dalla produzione al riciclo. E in questo contesto, Dacia ha un know-how straordinario. La nostra Spring è oggi l’elettrica più venduta nel segmento A in Europa. Ma il futuro sarà fatto anche di nuovi modelli, nuovi volumi e nuove piattaforme, sempre con un occhio al prezzo e all’uso reale.
Ci sarà una Dacia plug-in hybrid?
Tecnicamente sì, è possibile. Ma dipenderà molto dalle scelte normative dell’Unione Europea. Al momento c’è ancora molta incertezza. Noi restiamo aperti a tutte le tecnologie, ma senza rincorrere ogni moda. Come dicevo prima, la tecnologia ha un costo. Noi vogliamo offrire solo ciò che serve davvero. E in questo senso, anche una plug-in potrebbe avere senso. Ma solo se risponde a un’esigenza reale e a un prezzo accessibile.
Siete protaagonisti nei rally-raid. Una scelta inaspettata, ma coerente…
Certo. La Dakar rappresenta perfettamente il nostro DNA: robust and outdoor. Non siamo lì per vincere a ogni costo, ma per dimostrare che le nostre auto sanno affrontare tutto. Dacia è il 4x4 più accessibile d’Europa. I nostri Duster li trovate sulle strade utilizzati dalle forze dell’ordine, nei boschi, sulle montagne. È giusto dimostrare che possiamo affrontare anche il deserto. Lo facciamo anche in modo responsabile: correremo con carburanti sintetici, in partnership con Aramco, per una Dakar a zero emissioni. Un segnale forte.
E l’Italia? Che ruolo ha per Dacia oggi?
Un ruolo centrale. Il mercato italiano rappresenta circa il 3% del totale, con una crescita attesa del 10% nel 2025. È un paese dove la nostra ricetta funziona bene. L’identità Dacia – essenziale ma credibile, concreta ma cool – parla a tantissime famiglie italiane. E Bigster, con le sue dimensioni e il prezzo competitivo, è l’auto perfetta per chi cerca spazio e sostanza. Lo vediamo anche dai numeri: stiamo crescendo in tutti i canali, in particolare nel retail, dove la nostra quota di mercato ha superato l’8%. E i nuovi modelli, ibridi e futuri elettrici, daranno un’ulteriore spinta.