Auto e Motori
Mobilità urbana, IA e sicurezza: le ricerche del Polimi e del MIT con Unipol
Il progetto RoadSafeAI del Politecnico di Milano stima il rischio stradale con oltre il 95% di accuratezza. A supporto anche MIT, UnipolTech e Isfort.

In un tempo in cui l'urgenza di rendere le città più sicure si scontra con la complessità del traffico urbano, una risposta concreta arriva dalla tecnologia.
L'intelligenza artificiale, applicata al contesto stradale, non è più un esperimento da laboratorio ma una risorsa tangibile per migliorare la mobilità urbana e prevenire gli incidenti. Lo dimostra il progetto RoadSafeAI, sviluppato dal Politecnico di Milano con UnipolTech, che ha già mostrato una precisione superiore al 95% nel predire le aree urbane più a rischio.
Il progetto è stato presentato nel corso del 4° appuntamento del The Urban Mobility Council, il think tank promosso dal Gruppo Unipol con il supporto delle istituzioni europee e italiane, e raccoglie le esperienze di ricerca più avanzate del Politecnico di Milano e del MIT Senseable City Lab. L'obiettivo è ambizioso: ripensare la sicurezza stradale alla luce dei dati, trasformando la prevenzione da reazione a previsione.
Nel cuore di Milano, un'area di 25 km² è stata mappata e analizzata dal modello predittivo RoadSafeAI, addestrato con immagini stradali e dati raccolti da black box installate a bordo dei veicoli. Oltre 80.000 eventi di frenata improvvisa sono stati registrati tra il 2023 e il 2024, e integrati in un algoritmo capace di leggere la configurazione della strada e stimarne la pericolosità. A ciascuna zona urbana è stato assegnato un punteggio di rischio da 0 a 10. L'efficacia del sistema è stata validata su aree non utilizzate in fase di addestramento, rendendo il modello adattabile anche a città che non dispongono di telemetria.
È un salto di paradigma: oggi le amministrazioni comunali possono contare su uno strumento predittivo per identificare i punti critici della rete viaria, pianificare interventi mirati e simulare l'efficacia delle modifiche infrastrutturali prima ancora di realizzarle. Il prof. Sergio Savaresi, direttore del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano, sottolinea che «grazie all'enorme mole di dati e alla potenza dell'IA, possiamo stimare il rischio anche in zone mai analizzate prima, con una precisione straordinaria».
Accanto alla sperimentazione italiana, il MIT Senseable City Lab ha ampliato la ricerca a livello internazionale, dimostrando che il design fisico delle strade incide più della segnaletica nella velocità media osservata. A Milano, Amsterdam e Dubai, l'intelligenza artificiale ha permesso di evidenziare quanto le strade strette, con alta densità edilizia, rallentino i conducenti più efficacemente di un cartello 30 km/h. Secondo Carlo Ratti, direttore del Lab e membro del Consiglio del The Urban Mobility Council, «non basta cambiare un numero su un cartello: la sicurezza si costruisce con l'urbanistica».
L'importanza della ricerca è confermata anche dal primo Rapporto The Urban Mobility Council, curato da Isfort, che fotografa la mobilità italiana nel 2024. L'auto privata resta il mezzo più usato per gli spostamenti urbani (oltre il 50%), nonostante le difficoltà crescenti in termini di traffico e parcheggi. Il trasporto pubblico copre meno dell'8% degli spostamenti e il parco circolante, con oltre 41 milioni di veicoli, è tra i più vecchi in Europa. Un'auto su quattro ha più di vent'anni e l'elettrico è ancora marginale.
Il tema centrale resta quello della sicurezza: nel 2023 si sono contate più di 3.000 vittime sulle strade italiane, con il 73% degli incidenti concentrati nei centri urbani. L'Italia è in ritardo sugli obiettivi europei di riduzione delle vittime per milione di abitanti. Per Enrico San Pietro, Group Insurance General Manager di Unipol, «li dati telematici possono guidare interventi mirati e tempestivi da parte delle amministrazioni locali». Dello stesso avviso è Stefano Genovese, coordinatore del Think Tank: «Serve accompagnare la transizione ecologica con soluzioni reali, concrete, che facilitino la vita quotidiana dei cittadini e aumentino la sicurezza».
La mobilità urbana, in questo scenario, diventa il primo banco di prova per una trasformazione tecnologica che deve essere anche culturale. L'intelligenza artificiale, se usata con intelligenza umana, può rendere le nostre città più vivibili, più inclusive e più sicure. Ma serve il coraggio di superare le abitudini e guardare i dati non come freddi numeri, ma come strumenti per prevenire, pianificare e proteggere.