Citroen entra in Formula E: GEN3 Evo e livrea tricolore - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 07:04

Citroen entra in Formula E: GEN3 Evo e livrea tricolore

Citroën debutta nell’ABB FIA Formula E con la monoposto GEN3 Evo: tecnologia, identità francese e un team di fuoriclasse per una nuova stagione 100% elettrica.

Di Eugenio Perego

C’è un momento, nella vita di un marchio, in cui la storia incontra il futuro e lo fa a ruote scoperte, nel cuore delle città.

Per Citroën, quel momento è l’ingresso nell’ABB FIA Formula E, competizione 100% elettrica e laboratorio a cielo aperto per la mobilità sostenibile. A sancirlo sono le parole del CEO Xavier Chardon: «Siamo orgogliosi di far parte di un campionato responsabile e impegnato, che parla a un pubblico giovane e connesso». Non è un semplice ritorno alle corse: è una dichiarazione di intenti, un ponte tra il carattere popolare e innovativo del doppio chevron e l’orizzonte elettrico che attende l’auto di domani.

Il cuore tecnico batte nella GEN3 Evo, la monoposto più rapida e leggera mai vista nel campionato. Il telaio in monoscocca di carbonio, sviluppato sulla piattaforma Spark Racing Technology, disegna una scocca filante e sicura, mentre l’insieme motore inverter software è un concentrato di efficienza. Il dato che colpisce è l’accelerazione: da 0 a 100 km/h in 1,86 secondi, con una velocità massima intorno ai 320 km/h. Ma la velocità, qui, è solo il punto di partenza. La vera rivoluzione è l’architettura a doppio motore: l’unità posteriore spinge, quella anteriore rigenera, e in Attack Mode lavora l’insieme, trasformando la vettura in una trazione integrale istantanea. La rigenerazione fino a 600 kW in frenata racconta un modo nuovo di pensare l’energia: quasi la metà di quella usata in gara viene recuperata e riutilizzata, grazie a una batteria da circa 47 kWh ottimizzata per erogare potenza stabile e gestire con intelligenza le temperature.

 

Questa competenza nasce nel cuore di Stellantis Motorsport, a Satory, dove la monoposto viene sviluppata sotto la guida di Jean Marc Finot. Undici anni di esperienza in Formula E hanno costruito un sapere trasversale che unisce propulsione elettrica ad alta potenza, inverter proprietari, strategie software e una gestione termica che fa la differenza quando i decimi si misurano in curva. «Non stiamo solo progettando una monoposto: facciamo rivivere la passione Citroën in uno dei campionati più visionari», sottolinea Finot. È qui che il motto della serie più efficienza, più spettacolo  incontra la concretezza industriale: ciò che si impara tra i muretti dei circuiti cittadini diventa BMS più intelligenti, recupero in frenata più efficace, piattaforme digitali più reattive per i modelli di serie.

Se la tecnica è il motore, l’identità è la carrozzeria: la livrea tricolore firmata dal Centro Stile Citroën racconta un orgoglio nazionale che resta moderno, mai retorico. Il rosso accende il muso e parla di passione e tradizione sportiva; il passaggio verso bianco e blu elettrico costruisce una transizione grafica precisa, quasi una scia di accelerazione che scorre lungo i fianchi. Tre colori, tre promesse: passione, tecnologia, orgoglio. È un gesto estetico, certo, ma anche un messaggio: in pista, Citroën rappresenta un savoir-faire che non teme la prova del cronometro.

Il fattore umano completa il quadro. A portare la bandiera del team ci sono due profili che il paddock conosce bene. Jean-Éric Vergne, francese, due volte campione Formula E, ha il passo corto di chi sa come si gestisce l’energia fino all’ultimo giro e la calma di chi ha vissuto già più di una stagione da protagonista. Al suo fianco Nick Cassidy, neozelandese, talento cristallino, vincitore della Triple Crown giapponese e mattatore della serie con una collezione di vittorie e podi. L’uno porta esperienza e metodo, l’altro incisività e lettura della gara: insieme compongono una coppia capace di alzare l’asticella. «Possiamo lottare per podi e vittorie già dal debutto», è il refrain che arriva dai box. A orchestrare il tutto c’è Cyril Blais, Team Principal con un curriculum costruito tra ingegneria di pista, direzione tecnica e una leadership che punta su dati, collaborazione e uso avanzato dei simulatori. Il suo obiettivo dichiarato è semplice e ambizioso: consolidare, crescere, competere.

Ma perché il ritorno alle corse di Citroën conta così tanto oggi? Perché la Formula E non è un campionato qualsiasi. È un ecosistema che mette in fila sostenibilità misurabile, innovazione accelerata e prossimità con il pubblico urbano. Gare nel cuore delle metropoli, tempistiche agili, format che parla a un’audience giovane e connessa. È anche e soprattutto un laboratorio: ciò che succede tra semaforo e bandiera a scacchi torna nei progetti di serie sotto forma di algoritmi più raffinati, componenti più efficienti, connettività che riduce l’attrito tra guidatore e macchina. Non a caso la serie vanta la certificazione ISO 20121 per la gestione responsabile degli eventi, ricicla o riutilizza le batterie, corre su pneumatici con percentuale di materiali riciclati e ottimizza ogni spostamento logistico per ridurre l’impronta ambientale. È una vetrina internazionale di ciò che un costruttore sa fare quando coniuga prestazioni e responsabilità.

Per Citroën, il campionato diventa anche una leva reputazionale e commerciale. Diciotto round in dodici paesi aprono finestre in mercati strategici, parlano a comunità che forse conoscono Ami, ë-C3 o i SUV della gamma, ma non hanno ancora visto il marchio in tenuta da gara. Lì dove l’auto di serie deve essere accessibile, comoda, coerente con la vita reale, la pista mostra il lato visionario: come si rigenera, come si dosa la potenza, come si scrive il software, come si disegna la sicurezza senza appesantire. È un circuito virtuoso: le vittorie portano attenzione, l’attenzione porta fiducia, la fiducia si traduce in scelte d’acquisto più serene sul terreno dell’elettrificazione.

C’è poi un filo rosso che lega il presente al passato. Il motorsport è parte dello spirito Citroën da oltre sessant’anni: dai successi nei rally raid alla epopea WRC con Sébastien Loeb, fino all’impatto nel WTCC. Ogni volta che il marchio ha deciso di misurarsi in un campionato, ha convertito audacia in titoli. La Formula E è la naturale prosecuzione di questa trama, con nuovi parametri e la stessa fame. Persino la storia delle monoposto MEP, nate per formare i talenti francesi con pezzi di serie e tanta ingegnosità, torna attuale come manifesto di accessibilità e formazione: l’idea che il coraggio progettuale non appartenga solo all’élite, ma possa diventare cultura diffusa.

Intanto, nel box, la monoposto si prepara. Gli ingegneri lavorano su mappe energetiche e strategie di rigenerazione, i piloti affinano timing e sensibilità sul pedale di sinistra, ogni giro sul simulatore lima un dettaglio. I test servono a qualcosa che non si legge in un foglio dati: far dialogare software e istinto, tradurre il linguaggio della pista in scelte che un algoritmo da solo non può prevedere. È qui che la coerenza di progetto si misura davvero. La GEN3 Evo promette performance; la squadra promette metodo; il marchio promette continuità tra pista e strada.

Quando si alzerà il primo semaforo verde, l’attenzione andrà alla livrea tricolore che buca l’aria, ai riferimenti cronometrici, al consumo per giro. Ma a contare, nel medio periodo, sarà la capacità di Citroën di mettere a frutto la co-creazione con la sua community, di farne non uno slogan ma un cantiere aperto. La Formula E è un teatro dove il pubblico non assiste soltanto: partecipa, commenta, influenza. È il senso delle attività “Voice & Insights”: ascoltare, metabolizzare, restituire. In altre parole, costruire fidelizzazione non sul feticcio della vittoria a ogni costo, ma sulla qualità dell’ascolto e sulla trasparenza del processo.

Alla fine, ciò che rimane è un quadro nitido. Citroën sceglie di mettersi in gioco lì dove la transizione elettrica si fa spettacolo e scienza, dove la cultura urbana incontra l’innovazione e chiede senso, misura, emozione. Con Vergne e Cassidy al volante, Cyril Blais al muretto, Stellantis Motorsport in regia e una GEN3 Evo capace di trasformare ogni chilowatt in performance, il marchio apre un capitolo che parla la lingua del presente e guarda dritto al futuro. La pista farà il suo verdetto, com’è giusto. Ma la direzione è tracciata: un ritorno alle corse che non cerca nostalgie, bensì risultati, tecnologia trasferibile e un racconto credibile di mobilità elettrica per tutti.