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Politica
Azzolina, tregua dal Pd. “Stop polemiche (fino al 13…)”

Non c’è stato nessun retropensiero e né tantomeno alcuna spinta ad un rimpasto ai danni del titolare del dicastero dell’Istruzione Lucia Azzolina. Lo spiega, ad Affaritaliani.it, il presidente dei senatori dem Andrea Marcucci che, nei giorni scorsi, ne aveva definito “insufficiente” l’apporto alla soluzione dei problemi della scuola: “Alla ministra - chiarisce - ho chiesto sostanzialmente di evitare polemiche pretestuose”. Quanto al contenuto della lettera del segretario del Pd a “La Repubblica”, il senatore non ha dubbi: “Zingaretti ha ragione a mettere in guardia sulla sopravvivenza del governo”.

Presidente Marcucci, in questi ultimi giorni è cambiato qualcosa sul fronte scuola tanto da farle ammorbidire il suo giudizio sul ministro Azzolina?
L'incontro con le Regioni ha dato i suoi frutti positivi, così come le linee di comportamento adottate. Fino al 13 settembre bisogna lavorare a testa bassa per gestire una situazione complessa, esattamente uguale a quella che hanno affrontato gli altri Paesi. Alla ministra Azzolina, sostanzialmente, ho chiesto di evitare polemiche pretestuose. L'inizio delle scuole è un test per tutti, ministra, governo, Regioni, partiti di maggioranza. Non possiamo permetterci passi falsi.

Come replica a quegli esponenti Cinque stelle che hanno tacciato i suoi come giudizi gratuiti e strumentali?
Con i Cinque stelle è in corso un confronto vivace su vari temi, le ricordo gli ultimi: elezioni regionali e Mes. L'importante, quando si sta insieme in un governo di coalizione, non è tanto celebrare un matrimonio, quanto arrivare a punti di mediazione accettabili.

Parlare di contributo “insufficiente” da parte del ministro è un po’ come chiederne la sostituzione al ministero e quindi auspicare un rimpasto, non le pare?
Assolutamente no, il rimpasto non mi interessa. E comunque è un tema che esula completamente dal mio ruolo.

Passiamo alla direzione nazionale del suo partito che si terrà il prossimo 7 settembre e affronterà anche il nodo del referendum. Il suo sì al taglio dei parlamentari rimane solido o, senza passi avanti sulla legge elettorale, può ancora tramutarsi in un no?
Non credo, c'è l'impegno della maggioranza a far procedere speditamente i correttivi stabiliti un anno fa.

Il segretario Zingaretti, oggi, in una lettera a “La Repubblica”, incalza chi è stanco del governo Conte due a venire allo scoperto e a chiedere apertamente la fine di questa esperienza. A chi si riferisce secondo lei?
Credo che Zingaretti abbia ragione a mettere in guardia sulla sopravvivenza del governo. Penso che le ragioni che ci portarono al Conte bis siano ancora valide, anzi dopo la pandemia si siano ulteriormente rafforzate. Chi la pensa diversamente è meglio che giochi a carte scoperte.

In casa Pd, Romano Prodi si è schierato per il no al referendum. Come il professore anche altri padri fondatori, da Arturo Parisi e Rosy Bindi. Secondo lei, nelle parole di Zingaretti c’è un messaggio in bottiglia pure per loro?
La penso in modo diametralmente diverso. Il dibattito che è nato soprattutto all'interno del Pd è una ricchezza da preservare, siamo persone che pensano e che hanno dato vita ad un confronto di idee, non siamo una caserma ma il Partito democratico.

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