Politica
Bassolino, il Sud dell'avvenir

di Pietro Mancini
La svolta filo Lega-Le Pen del centrodestra? E, adesso, con Berlusconi subalterno a Salvini, non rischiano di contare ancora di meno i problemi e le esigenze del Mezzogiorno dove, paradossalmente, Forza Italia può contare sul maggior numero di voti? Quella che qualcuno ha definito la "salvinizzazione" dell'opposizione può trasformarsi in un suicidio politico soprattutto se i protagonisti del comizio di Bologna faranno anti-Renzi quello che la sinistra ha fatto, per lustri, anti-Berlusconi: riproporre, a destra, l'Unione di Prodi, una sorta di Armata Brancaleone.
Il successore di Bossi, tuttavia, non è uno sprovveduto. E avverte il rischio dell'indifferenza e dell'ostilità, nel centro e nel Sud del Paese, nei confronti delle proposte del Carroccio. Non a caso, a Bologna, il Matteo lumbard ha citato un pensiero di un acuto meridionalista, Gaetano Salvemini :"Lasciate alle regioni, ai comuni tutti i loro denari, all'infuori di quelli che sono necessari al governo centrale, per compiere le sue funzioni di interesse nazionale. Solo allora le spese si ripartiranno egualmente, perché ognuno, da Nord a Sud, si terrà i suoi quattrini e li spenderà come meglio crederà".
Una mossa abile, quella di Salvini, ma non sufficiente per conquistare gli elettori del Mezzogiorno, in primis quei milioni di italiani, che non si sentono rappresentati più nè da nonno Berlusconi nè dai pur promettenti "nipoti", Matteo e la post-missina Giorgia Meloni. E, dunque, sinora il più soddisfatto da una destra, che segue la Lega, che tenta di imitare Madame Le Pen, e dall'estrema sinistra, che dialoga con Grillo, non può che essere Renzi.
Il premier tende ad accreditarsi come il capo di una "forza tranquilla" e moderata, di mitterrandiana memoria, e continuerà ad attrarre gli ex elettori di Forza Italia (via le tasse sulla prima casa, il Ponte sullo Stretto di Messina). E il Mezzogiorno? Resterà un problema marginale sin quando non emergerà una classe dirigente nuova, più autonoma dai vertici: meno cacicchi e meno yes-men, più personalità autorevoli, anche se non di primo pelo, come Antonio Bassolino, che a Napoli scenderà in campo, con o senza la benedizione di Renzi, per tentare di sfrattare da Palazzo San Giacomo don Gigino de Magistris.