Politica
Fine vita, Bazoli (Pd): “Un’intesa con la maggioranza? Solo se modifica il testo attuale. Troppi i punti critici”
“Siamo molto indietro a causa del ritardo con cui la maggioranza ha deciso di affrontare il tema, nonostante noi sollecitassimo una discussione fin dall’inizio della legislatura. La maggioranza è molto divisa al suo interno”, precisa il senatore del Pd

Alfredo Bazoli
Fine vita, Bazoli (Pd): “La maggioranza è molto divisa e ha trovato una sintesi su un testo largamente incompleto e insoddisfacente”
“Bisogna che la maggioranza sia disponibile a modificare i punti qualificanti che abbiamo indicato. Innanzitutto, è fondamentale rispettare pienamente i criteri stabiliti dalla Corte costituzionale per l’accesso al suicidio assistito, perché la loro modifica restringe molto il perimetro di applicazione di quella sentenza". E' il punto chiave della critica, aspra e netta, del Partito Democratico al testo della legge sul fine vita presentato dalla maggioranza di Centrodestra. A spiegare nel dettaglio la posizione del principale partito di opposizione guidato da Elly Schlein sul tema delicatissimo del fine vita è il senatore dem Alfredo Bazoli, intervistato da Affaritaliani.it.
Secondo lo stesso Bazoli, si sarebbe anche potuti arrivare a un provvedimento definitivo già da tempo, se non fosse che “la maggioranza è molto divisa al suo interno e ha trovato una sintesi su un testo largamente incompleto solo ora, nonostante noi sollecitassimo fin dall’inizio della legislatura una discussione e un confronto su questo”. Di seguito l’intervista completa.
Onorevole Bazoli, lei ha definito il testo base sul Fine Vita “insoddisfacente”. Una valutazione severa ma che non equivale a una bocciatura totale. È possibile un’intesa con la maggioranza? E se sì, a quali condizioni?
“Bisogna che la maggioranza sia disponibile a modificare i punti qualificanti che abbiamo indicato. Innanzitutto, è fondamentale rispettare pienamente i criteri stabiliti dalla Corte costituzionale per l’accesso al suicidio assistito, perché la loro modifica restringe molto il perimetro di applicazione di quella sentenza. Poi bisogna intervenire sul comitato di valutazione, che oggi è centralizzato a livello nazionale ma, così com’è composto, non garantisce né indipendenza né autorevolezza. Non assicura nemmeno la capacità di svolgere adeguatamente i compiti affidati, visto che si tratta di soli sette membri che dovrebbero valutare decine di casi all’anno: è uno strumento obiettivamente inadeguato. Occorre dunque istituire diversi comitati di valutazione a livello regionale, o in alternativa presso le strutture locali, oppure modificare in modo significativo quello nazionale. Infine, per noi è molto importante il ruolo del Servizio Sanitario Nazionale, perché solo esso può garantire un controllo puntuale sulle modalità con cui viene concretamente fornito l’aiuto al suicidio, assicurando così uniformità di trattamento, pari accesso a questo diritto e la possibilità per tutti di usufruirne. In assenza del coinvolgimento del Servizio Sanitario Nazionale, si rischia che le persone autorizzate dal comitato si trovino a dover rivolgersi a strutture private, associazioni o società che agiscono a fini di lucro, cosa francamente inaccettabile”.
Invece, sui tempi: il tema è delicato e atteso da anni, ma c’è il rischio che si vada troppo lunghi o che si arrivi a un nulla di fatto. Secondo lei è realistico pensare di approvare una legge entro questa legislatura?
“Purtroppo, siamo molto indietro a causa del ritardo con cui la maggioranza ha deciso di affrontare il tema, nonostante noi sollecitassimo fin dall’inizio della legislatura una discussione e un confronto su questo. La maggioranza è molto divisa al suo interno e ha trovato una sintesi su un testo largamente incompleto e insoddisfacente. I tempi, volendo, ci sono per arrivare a una conclusione in questa legislatura, il problema è capire come ci si arriva. Il testo attuale rischia, infatti, di essere addirittura, paradossalmente, peggiorativo rispetto alla situazione attuale, perché in assenza di legge ora il Servizio Sanitario Nazionale e le Regioni si muovono autonomamente. Questa legge rischierebbe di far fare un passo indietro rispetto allo status quo, cosa che sarebbe inaccettabile. Quindi, i tempi ci sono, ma bisogna fare le cose bene”.