Politica

Berlusconi e le due occasioni (perse) per mostrarsi uno statista

l'opinione di Paolo Diodati

Tra passato e presente: le guerre in Libia e Ucraina

Perché Silvio Berlusconi non sarà ricordato come statista

Silvio Berlusconi, l'imprenditore prestato alla politica, il rivoluzionatore del quadro politico, degli equilibri, lo sdoganatore degli ex-missini (fascisti), il seduttore di socialisti, addirittura, fondando Forza Italia, ammaliatore di milioni di persone e di filosofi fiore all'occhiello dei marxisti (basterebbe citare il coltissimo e affascinante Lucio Colletti), verrà ricordato come uno statista ostacolato dalle persecuzioni dei magistrati di Mani Pulite o, tutto sommato, la sua natura istrionica, estroversa che lo ha portato a "voler piacere per forza a tutti", e a meravigliarsi, dolendosene, per qualche insuccesso, gli ha impedito, nelle cose meno importanti, come in quelle più importanti, di diventare uno Statista? Insomma, possono coesistere in una stessa persona, la statura di statista e i motivi per meritarsi le definizioni riesumate in occasione della sua candidatura a Presidente della Repubblica, dai suoi nemici "Il garante della Prostituzione" oppure "il Pregiudicato"? 

Tutto sarebbe possibile, anche se improbabile. La varietà delle psicologie, le fantasie umane, potrebbero permettere, anche in un politico, coesistenze quasi alla Mr Hyde e Dr Jekyll o, in modo meno drammatico, quella descritta da Chaplin nel miliardario, di notte benefattore di Charlot a tal punto di portarselo a dormire nel proprio lettone, per poi cacciarlo, non riconoscendolo, al risveglio, a calci nel sedere. Che capitassero a Berlusconi, cose simili con le celeberrime olgettine? Tralasciamo questo terreno minato dei suoi fatti privati, non tocchiamo l'argomento "contatti con la mafia" e proviamo a rispondere al quesito che riguarda la sua statura politica, proprio in questi giorni d'importanza storica. Possiamo dire d'aver avuto, con Berlusconi, finalmente uno statista? O la risposta a tale quesito, potranno darla, come giustamente disse Manzoni per Napoleone, i posteri? Per lui, allora, la domanda è:

Egli è. Ai posteri l'ardua sentenza?
Risposta immediata: Assolutamente no!  La sentenza possiamo emetterla subito.
Perché, a prescindere dalle beghette e dai bagliori e disillusioni della nostra politica locale, la risposta è legata a due occasioni davvero storiche in cui poteva dar prova d'aver la stoffa dello statista.
La prima occasione: il suo comportamento nella guerra contro Gheddafi, iniziata con i precipitosi bombardamenti voluti da Sarkozy, il 19 marzo del 2011 e il ruolo che avrebbe dovuto far assumere all'Italia e assumere lui in prima persona.
La seconda occasione: è ancora in corso e teoricamente, potrebbe ancora sfruttarla. Ma nulla lascia prevedere in una sua presa di coscienza su cosa davvero converrebbe fare al nostro governo, per il bene dell'Italia. Una cosa che, addirittura il suo nemico storico, De Benedetti, fiore all'occhiello del PD, ha capito al volo e ha detto con la massima schiettezza. 

La prima occasione: "Il 25 aprile 2011, il presidente del Consiglio (Berlusconi) fa diramare questo "chiarissimo" comunicato ufficiale: “L'Italia ha deciso di aumentare la flessibilità operativa dei propri velivoli con azioni mirate contro obiettivi militari sul territorio libico”. 

Traduzione: l'aeronautica militare, sino ad allora impegnata a oscurare i radar, è stata autorizzata a fare fuoco con i missili. Domanda: i ribelli che iniziarono la guerra civile per rovesciare Gheddafi, appartenevano forse alla Nato? Perché la Nato intervenne? Chi ricorda, il cavillo per fare entrare anche i soliti americani a bombardare dal mare, l'ex-amico di Berlusconi? 

"Berlusconi sa bene di andare incontro a una possibile crisi con la Lega, sa pure che il passato coloniale italiano suggerirebbe una maggiore flemma, così come è avvertito della cogenza del trattato di amicizia da lui stesso stipulato con il colonnello libico. Eppure, nonostante non sia nemmeno umanamente persuaso della mossa, decide di cedere alle pressioni cui è sottoposto da settimane dal ministro degli Esteri Franco Frattini e dal ministro della Difesa Ignazio La Russa. (sunto da Salvatore Merlo, Il Foglio, 16 maggio 2011).

Dopo 2 mesi di saggio attendismo e per diverse ragioni, non ultima la consapevolezza d'andare a bombardare zone piene di opere costruite dagli italiani, specialmente le strade, grazie alle posizioni di Napolitano e del "veggente" Frattini che prevedeva il crollo di Gheddafi entro tre o quattro settimane, Berlusconi dimostrò di non essere lo statista che avrebbe desiderato e potuto essere.
La guerra durò altri cinque mesi e nessuno ha mai chiesto a quale oracolo Frattini si fosse rivolto, per la sua sciagurata previsione. Oracolo che, però, non ha più errato nei consigli per farlo arrivare fino all'ambita carica di Presidente del Consiglio di Stato della Repubblica Italiana.