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Ultimo aggiornamento: 08:13

Buoni o cattivi/ I ministri del governo

Chi sale e chi scende, chi ci è piaciuto e chi no: ecco la nostra classifica settimanale relativa ai più importanti membri dell’esecutivo

Di Massimo Rigore

Buoni o cattivi/ I ministri del governo

La rubrica di Affaritaliani più pungente, più temuta e più detestata dal mondo economico e imprenditoriale. I voti a chi ci mette la faccia e a chi invece preferisce restare in disparte. Ma anche a chi non ha voglia di comunicare o a chi si trincera dietro il “lei non sa chi sono io”. Questa settimana tocca ai membri dell’esecutivo, dopo la prima puntata (https://www.affaritaliani.it/economia/buoni-o-cattivi-i-grandi-manager-della-comunicazione-984298.html?ts=202509151124) – assai letta – sui grandi manager della comunicazione. La prossima volta, neanche a dirlo, tocca all’opposizione. Ma ogni lunedì tutti pronti: ne vedremo delle belle. Allacciate le cinture.

Promossi

Marina Elvira Calderone, ministra del Lavoro. Se da anni è in testa alle classifiche di gradimento quando si parla dei ministri del governo Meloni un motivo ci sarà. Parla poco, non ama apparire, ma è concreta e decisa nel suo operato. Tanto che qualcuno le ha attribuito la gran parte del merito dell’impennata di occupati che si è registrata negli ultimi anni. Sarà un caso?

Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente. Sbaglia chi pensa che questo pacioso politico piemontese di lungo corso sia qui per caso. È uno che conosce come le sua tasche la materia. Per fortuna, perché mai come in questo momento storico (era sottosegretario di Roberto Cingolani nel governo Draghi) servono persone competenti che sappiano indirizzare le politiche in un’ottica futura, mai ideologica, ma sempre di sopravvivenza. Avercene.

Paolo Zangrillo, ministro della Pubblica Amministrazione. Lo dice lui stesso con parecchia autoironia: “Difficile che qualcuno per strada corra incontro per abbracciarlo al ministro della PA”. Eppure, sta portando avanti la sua personale battaglia contro la burocrazia, sta snellendo per davvero gli iter burocratici. Ha annunciato 9.300 assunzioni nel publico impiego e ha pure posto rimedio a un’indicazione potenzialmente distruttiva della Corte dei Conti sulle autovalutazioni dei dirigenti. Non sarà una rockstar, ma il suo lo sta facendo, eccome.

Bocciati

Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri. Sarà che non può più contare sul sostegno incondizionato della famiglia Berlusconi (principale azionista di Forza Italia). Sarà che fatica a contenere l’altro vicepremier, decisamente più capace di parlare al Paese, fatto sta che da un po’ di tempo a questa parte Tajani si muove incerto, non riesce a prendere una posizione coerente su nessuna partita concreta e ricorda il “ma-anchismo” di veltroniana memoria. Occhio che così si rischia l’irrilevanza, e il controsorpasso della Lega nei gradimenti ne è la fotografia più evidente.

Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura. È più forte di lui, con cadenza mensile deve prodursi in una gaffe. Ricordate? L’acqua fa male alla salute, le guerre che si potrebbero evitare mangiando bene. E poi ancora: la bresaola fatta con carne Made in Usa per aggirare i dazi (con buona pace dell’Igp). Senza dimenticare la migliore: la sostituzione etnica di cui parlava nel 2023. Rimane un punto fermo del centro-destra, eppure più d’uno periodicamente ne chiede la sostituzione.

Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy. È ai limiti dell’ubiquo, presenzia sagre e tavoli bilaterali, summit e feste di Paese. Poi però quando si tratta delle crisi industriali balbetta un po’: ne sanno qualcosa a Taranto, dove pure gli avevano tributato grandi onori, sperando che fosse in grado di risolvere definitivamente la crisi dell’ex-Ilva. E invece niente, anche Baku Steel si è data alla macchia, gli indiani di Jindal tornano prepotenti sulla scena e ogni volta sembra di rivedere il bellissimo film con Bill Murray, “Ricomincio da capo”. E non si capisce mai se è centrato o rischia di divagare. Non è un mistero che la sua onnipresenza non sia esattamente gradita ai piani alti di Palazzo Chigi. Ma lui fa finta di niente e va avanti.