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Politica
Carletto Calenda e la politica: dieci anni turbolenti, da Montezemolo a Letta

Il curriculum politico di Carlo Calenda, da Scelta Civica ad Azione

La rottura con il Pd suggella i primi dieci anni di attività politica da parte di Carlo Calenda, protagonista di un decennio vissuto in maniera decisamente turbolenta. Il suo primo passo in questo ambiente risale all’ottobre del 2012, quando l’allora 39enne Calenda firma il manifesto politico "Verso la Terza Repubblica" dell'associazione Italia Futura, fondata da Luca Cordero di Montezemolo. Proprio Montezemolo – già compagno di scuola di suo padre Fabio e poi suo superiore alla Ferrari – gli affida il compito di coordinare la scelta dei candidati di Scelta Civica per le politiche del febbraio 2013. Tra i candidati c’è anche lo stesso Calenda, che tuttavia non viene eletto. 

Tre mesi dopo entra a far parte del governo guidato da Enrico Letta con il ruolo di viceministro dello Sviluppo Economico, dicastero guidato da Flavio Zanonato. Quando Matteo Renzi subentra a Letta, Calenda viene confermato nello stesso ruolo, ma cambia il ministro: tocca a Federica Guidi.

Il 5 febbraio 2015 Calenda abbandona Scelta Civica e annuncia la sua intenzione di iscriversi al Pd. Cosa che, però, alla fine non fa. Un anno dopo, è il 20 gennaio 2016, Renzi lo nomina come Rappresentante permanente dell’Italia presso l’Ue. I diplomatici italiani sollevano polemiche per tale scelta irrituale: solitamente quel ruolo viene affidato a diplomatici di carriera, non a figure politiche. 

Renzi difende la sua scelta, ma dopo soli due mesi Calenda cambia ancora ruolo e diventa ministro dello Sviluppo Economico: dopo le dimissioni della Guidi (coinvolta nel caso delle intercettazioni telefoniche del suo compagno), il dicastero viene dapprima gestito da Renzi ad interim e poi affidato proprio a Calenda. Nel dicembre 2016 (sette mesi dopo), Calenda viene confermato alla guida del Ministero da Paolo Gentiloni, che subentra a Renzi. In questo ruolo Calenda lancia l'apprezzato piano strategico di sviluppo industriale chiamato "Impresa 4.0”, che favorisce gli investimenti delle aziende sull’innovazione.

Il 6 marzo 2018 Calenda annuncia la sua adesione al Pd, pur non nascondendo punti di vista dissonanti e arrivando a minacciare di stracciare la tessera già dopo poco dall’inizio della sua militanza. A giugno nasce il governo gialloverde Conte I e Calenda lascia il ministero dello Sviluppo Economico, che passa sotto la guida di Luigi Di Maio.

A gennaio 2019 lancia il manifesto politico “Siamo Europei”, che si pone l’obiettivo di contrastare il blocco sovranista (Fdi+LegA) e populista (M5S) in vista delle elezioni europee. A marzo annuncia la propria candidatura come capo di una lista che ha il simbolo in comune con il Pd. Il 26 maggio viene eletto europarlamentare, con 275.161 preferenze che ne fanno il candidato del Pd più votato in Italia. 

Il 23 luglio successivo, presenta alla Direzione nazionale del Pd una mozione unitaria, nella quale afferma che i Dem e il M5S sono incompatibili tra loro. La mozione viene approvata dalla maggioranza dell’assemblea, ma dopo un mese nasce il governo giallorosso Conte II, formato dall’inedita alleanza tra M5S e Pd. Preso atto della situazione, Calenda lascia il Pd.

Il 21 novembre 2019 fonda Azione, insieme al senatore Matteo Richetti, anch’egli fuoriuscito dal Pd. Tuttavia, rimane all’interno della delegazione Dem al parlamento europeo. 

Nell’ottobre 2020 annuncia l’intenzione di candidarsi a sindaco di Roma alle amministrative dell’anno successivo, incassando in rapida successione il sostegno di +Europa, PR e Italia Viva. Alle elezioni di ottobre 2021 Calenda arriva solamente terzo nella sua città, superato sia dal vincitore Gualtieri (Pd) che dal secondo classificato Michetti (centrodestra), ma incassa 8.000 voti in più della sindaca uscente Virginia Raggi (M5S). Calenda annuncia che non farà il consigliere comunale, per rimanere concentrato sui propri impegni europei. Poi però cambia idea e afferma di voler provare a conciliare le attività con quelle del Campidoglio. Infine cambia definitivamente i propri piani e si dimette, facendo entrare in consiglio comunale Francesco Carpano, libero da altre incombenze istituzionali.

Nel gennaio 2021 annuncia l’accordo tra Azione e +Europa, che correranno insieme alle prossime elezioni “in una lista liberaldemocratica e riformista”. Nel novembre successivo esce dal gruppo parlamentare dei Socialisti europei, in seguito all’annuncio di Letta di un allargamento al M5S. Calenda entra quindi in Renew Europe.

Il 20 febbraio 2022 il primo congresso di Azione elegge per acclamazione Calenda segretario e Richetti presidente.

A giugno Calenda crea polemica nel centrosinistra con le sue dichiarazioni sulle elezioni in Lombardia, previste per il 2023: "Se il Pd sceglie Majorino, meglio il Terzo Polo. Con Cottarelli nulla da contestare, ma con un nome a trazione populista che guarda a M5S non ho problemi a scegliere Letizia Moratti, uno dei migliori sindaci di Milano".

Dopo la caduta del governo Draghi a luglio 2022, vengono indette nuove elezioni per il 25 settembre. Le ministre Gelmini e Carfagna lasciano Forza Italia in polemica con la sfiducia a Draghi e aderiscono ad Azione, che si rifà proprio alla “agenda Draghi”. Il 2 agosto viene raggiunto un accordo di coalizione tra il Pd e il cartello Azione/+Europa, con un documento che viene reso pubblico congiuntamente dai segretari coinvolti e un accordo che prevede anche il dettaglio della suddivisione dei collegi. Cinque giorni dopo, in seguito all’ingresso del duo Sinistra Italiana/Verdi Europei e alle voci su una possibile riapertura al M5S, Calenda rompe il patto sottoscritto col Pd. +Europa non approva la scelta di Calenda e rimane nella coalizione di centrosinistra.
 

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