Centrosinistra, non bastavano i guai in Campania, Puglia e Toscana. La debolezza di Schlein scatena il caos - Affaritaliani.it

Politica

Ultimo aggiornamento: 17:59

Centrosinistra, non bastavano i guai in Campania, Puglia e Toscana. La debolezza di Schlein scatena il caos

I crescenti problemi nella coalizione rischiano di logorare definitivamente

di Vincenzo Caccioppoli

Centrosinistra, non bastavano i guai in Campania, Puglia e Toscana. La debolezza di Schlein scatena il caos

Non bastavano i guai in Campania, Puglia e Toscana (per non parlare delle Marche anche se si tratta di problemi solo di natura giudiziaria e non politica) per la segretaria del Pd Elly Schlein e il centro sinistra nella tormentata corsa verso le Regionali di autunno.

Ci mancava anche la Calabria, chiamata in tutta fretta al voto, dopo le polemiche dimissioni del presidente in carica Roberto Occhiuto, colpito da avviso di garanzia (chissà che non sia anche un modo per inviare un segnale, rispetto alla melina che il centrosinistra sta facendo nelle Marche).

E sì perché il puzzle dei candidati regionali si complica parecchio per la segretaria del Pd, accusata dai suoi (e non solo) di essere stata troppo arrendevole con Giuseppe Conte, con Vincenzo De Luca, ma anche con Michele Emiliano in Puglia.

“Non è possibile che la segretaria del partito di maggioranza relativa in una coalizione, si faccia dettare l’agenda da chi ha la metà dei suoi voti” - dice un deputato di vecchio corso del Pd. “In Toscana, regione che governiamo da decenni, dobbiamo subire l’umiliazione di un voto dagli iscritti dei grillini, che non tocca mai palla? A guardare come si sta comportando con la gestione di queste elezioni regionali, il paragone con la premier Giorgia Meloni rischia di essere davvero impietoso per la povera Elly”.

Una frase dal sen fuggito in un pomeriggio di mezza estate, chissà. Ma quel che appare certo è che l’insoddisfazione del partito verso l’atteggiamento della segretaria verso i ricatti e le meline di Conte sta crescendo. E una prova se ne è avuta appunto dopo la notizia delle dimissioni di Roberto Occhiuto, il presidente della Regione Calabria, di Forza Italia.

Non appena si è saputo che si sarebbe votato anche in Calabria, infatti, il movimento ha subito avanzato la candidatura dell’eurodeputato, ed ex presidente dell’INPS, Pasquale Tridico o della giovane deputata Vittoria Baldino. Ma sulla Calabria, e questa è la novità che potrebbe complicare ancora di più le cose, avrebbe messo gli occhi anche AVS di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, che hanno proposto come nome spendibile il sempre verde Mimmo Lucano, attualmente eurodeputato.

Il barometro delle regionali per il centrosinistra volge insomma verso il tempo variabile, che però potrebbe anche trasformarsi in improvvisi temporali, tipici della stagione in corso. Troppe tensioni accumulate nel tempo, troppi dissidi, troppo protagonismo tra i differenti leader in campo, ora sembrano poter esplodere tutte insieme con estrema virulenza i cui effetti al momento appaiono imprevedibili.

“Si tratta - dice un autorevole esponente della base riformista - dell’ennesimo autogol di una segretaria che è con tutta evidenza senza il carisma, la forza e forse nemmeno la volontà di fare valere il peso storico, di voti e di tradizioni del Pd.

“In Campania, Puglia e Toscana, dove il centro sinistra dovrebbe avere la vittoria in tasca, sembra di assistere, da qualche settimana, ad una sorta di cortocircuito autolesionistico davvero paradossale anche per un centrosinistra certo non nuovo a clamorosi autogol politico elettorali. In Campania, infatti, lo sceriffo di Salerno, Vincenzo De Luca, sembrerebbe aver ottenuto quello richiesto alla segreteria in cambio del suo sì a Roberto Fico.

L'amato figlio dovrebbe diventare segretario regionale (e così avere l'ultima parola sui candidati), l’assessore alla sanità sarà una sua diretta emanazione e inoltre il Pd avrebbe concesso anche possibilità di presentare due liste direttamente riconducibili al presidente. In poche parole, De Luca sarà un governatore ombra mentre al povero Roberto Fico (se sarà eletto) potrebbe trovarsi nello scomodissimo ruolo di presidente della Regione subjudice da una personalità forte, come quella dell’ex sindaco di Salerno.

Per Elly che nel suo primo discorso da segretaria aveva detto espressamente che con lei era finito il tempo dei cacicchi e dei capibastone, si tratta di una sconfessione totale ad uno dei capisaldi della “rivoluzione gentile” che voleva mettere in atto. E lo stesso problema si sta verificando anche in Puglia, altro fronte divenuto improvvisamente caldo per il centrosinistra.

Lì, infatti, l’attuale presidente della Regione Michele Emiliano (oltre al suo predecessore Nichi Vendola) non vuole saperne di lasciare campo libero al suo ex delfino, Antonio De Caro, recordman di preferenze alle ultime europee. Rompendo un patto con l’ex sindaco di Bari per una staffetta tra i due, indolore, in Regione (siglato più di un anno fa, secondo fonti autorevoli del Pd pugliese), Emiliano sembra fermamente convinto a candidarsi al Consiglio regionale.

La cosa chiaramente ha mandato su tutte le furie De Carlo che non ne vuole sapere di rischiare di essere sotto tutela del potente ex magistrato e del redivivo Vendola. La segretaria Schlein dopo aver provato invano a convincere Emiliano dal desistere dalla sua intenzione promettendo un seggio sicuro alla camera, preferisce come nel suo stile, di far decantare la cosa ancora per un po'.  

La cosa chiara è che De Caro non è Fico e ha già detto che, se deve avere in Consiglio regionale l’ingombrante presenza degli ex presidenti, preferisce rimanere ancora un po’ a Bruxelles, magari anche sulla scorta di alcune rassicurazioni che gli sarebbero giunte in queste settimane da parte di chi (Nicola Zingaretti? Stefano Bonaccini? Lorenzo Guerrini? Romano Prodi?) in maniera più o meno surrettizia è comunque al lavoro per trovare una eventuale alternativa all’attuale guida del partito.

Ma anche in Toscana, dove il Pd potrebbe vincere anche da solo, Elly è riuscita, con un atteggiamento eccessivamente attendista, nel mezzo miracolo di farsi dettare l’agenda da Giuseppe Conte, scatenando le ire di mezzo Pd toscano e quella dei soliti riformisti, che sembrano, dopo un periodo di relativa tregua, voler tronare a dare battaglia. Conte dopo avere salvato con riserva Ricci per le Marche, bocciato senza remissione Giuseppe Sala, sindaco di Milano, per lo scandalo sull’edilizia, ha rimandato il presidente Giani, il cui via libera dal movimento al suo appoggio vuole sottoporre al voto dei suoi iscritti.

Ma tutto ciò ha avuto gioco facile, anche perché la stessa direzione del partito, ancora oggi, non ha decretato ufficialmente il candidato in Toscana. Si vedrà come si risolverà la matassa, mentre il centrodestra, dopo avere rilanciato il suo candidato Francesco Acquaroli nelle Marche con la novità di aprire la ZES Unica anche alle Marche e all’Umbria, sta alla finestra e sogna magari di poter approfittare della situazione caotica del campo avverso.

Difficile ma non impossibile se si riuscisse a trovare il candidato giusto. Per esempio, in Campania, dove con sempre più insistenza si fa il nome dell’avvocato Giosy Romano, che oltre ad avere svolto un ottimo lavoro alla guida della struttura di missione Zes nel mezzogiorno, è anche ben visto da Vincenzo De Luca, e potrebbe drenare parte dei voti moderati del centro sinistra.

Insomma, nelle previsioni di qualche mese fa le regionali di autunno dovevano essere la definitiva consacrazione della segretaria del Pd, mentre invece ora, i crescenti problemi nella coalizione rischiano di logorarla definitivamente, rendendo sempre più evidente quello che ormai molti, anche all’interno del Pd pensano, e cioè che, molto difficilmente, sarà lei a sfidare la premier Meloni alle prossime politiche previste nel 2027.