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LO SPECIALE DI AFFARI

Papabili/ Ritratto di Tarcisio Bertone,


Il Papa: rimarrò nascosto al mondo

Papa: "Ho sentito quasi fisicamente la forza…

di Antonino D'Anna

Ma davvero sarà il Conclave del Papa nero? Chissà: da qui alla metà di marzo, quando i cardinali inizieranno a votare ispirati dallo Spirito Santo alla ricerca di un successore al dimissionario Joseph Ratzinger, tutto potrà accadere. Certo è che mentre si svolgono - abbastanza mestamente - i giorni fino al 28 febbraio, quando Benedetto XVI lascerà il Soglio pontificio, è già iniziato il totoPapa. Che, al di là delle scommesse (in Inghilterra i bookmakers si sono scatenati), è spia dell'equilibrio geopolitico della Chiesa. Ecco, continente per continente, nomi e papabili.

#5 OCEANIA- Ce n'è uno solo. È il cardinale George Pell, classe 1941, arcivescovo di Sydney e Primate d'Australia. L'età potrebbe essere quella giusta, ma il peso di questo continente è scarso.

Papa Benedetto XVI

#4 ASIA- Pattuglia sparuta e poco nota. Il più gettonato è Luis Antonio Tagle, classe 1957 dalle Filippine. Giocano contro di loro la mancanza di grossi appoggi in Curia e nel mondo; quanto a Tagle, sebbene divenuto in questi giorni il beniamino della stampa francese e nostrana, c'è chi osserva che un Papa asiatico così geograficamente vicino alla Cina, potrebbe essere un handicap per la Chiesa e per la perseguitata Chiesa cattolica clandestina del paese. È molto giovane e potrebbe regnare a lungo. Comunque non da sottovalutare. Anzi.

#3 AMERICHE 1- Qui dobbiamo dividerci tra Nord e Sud. Per il Nord i nomi che girano sono essenzialmente due: da un lato l'arcivescovo di New York Timothy Dolan, classe 1951. Un tipo dallo stile molto "americano", con un certo umorismo e ampia capacità di movimento. È stato fortemente criticato dai Gesuiti progressisti di "America", famosa rivista cattolica yankee, per la benedizione che è andato a dare al perdente candidato repubblicano Mitt Romney nel 2012. Piace a conservatori e tradizionalisti in genere. Ha appena vinto la battaglia contro l'Obamacare, per cui le dipendenti di enti religiosi (come gli ospedali cattolici, per dirne una) non potranno ricevere a spese dei datori di lavoro contraccettivi e aborto. Salgono le quotazioni del canadese Marc Ouellet, classe 1944 e dunque dell'età giusta per l'eventuale successione. È prefetto della Congregazione per i Vescovi (e quindi sa molte cose dei suoi colleghi e della Chiesa nel mondo), presidente della Pontificia Commissione per l'America Latina (polmone cattolico caro a Ratzinger) ed è stato arcivescovo di Quebec, Primate del Canada, Segretario del Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani, che si occupa dell'ecumenismo e il dialogo con i cristiani lontani da Roma. Un profilo affatto male che, unito alla pratica di Curia, l'essere naturaliter poliglotta e infine saper parlare l'italiano (ormai lingua curriculare per aspiranti Pontefici), gli permetterebbe di arrivare a essere Vicario di Cristo. Gli americani del Nord sono azzoppati, però, dallo scandalo pedofilia del 2002 e del 2010, cosa che potrebbe pesare non poco sul Conclave. Ma hanno un sacco di soldi.

Angelo Scola

#3bis AMERICHE 2- Ed eccoci nel Sudamerica, polmone cattolico per eccellenza, che però da qualche tempo respira male. Specie il Brasile, paese nel quale le sette evangeliche e pentecostali stanno gradualmente prendendo quota e sottraendo fedeli al cattolicesimo. Colpa anche e soprattutto della crisi economica, che negli strati sociali più bassi della popolazione si fa sentire. È un'emorragia silenziosa, poco avvertita qui da noi in Europa, ma che nel Cono Sud sta avendo risultati devastanti. Al tempo del Conclave 2005 il Gesuita Mario Bergoglio era stato dato per grande favorito, e pare fosse arrivato a un passo dall'elezione: poi però sembra abbia avuto terrore della nomina e chiesto di non essere votato. Accontentato: e adesso i latinoamericani, peraltro con qualche divisione all'interno e un deficit di visibilità, sono un gruppo potenzialmente interessante ma che dovrà chiarirsi le idee. Ecco il terzetto a tempo di samba: il primo è Joao Braz de Aviz, 65enne Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Simpatizzante della teologia della Liberazione, sia pure senza eccessi (ma negli anni '80 l'allora cardinale Ratzinger fu chiamato a ricondurre questo filone teologico alla ragione), ha avuto le sue noie - come ha scritto Affaritaliani - qualche mese fa quando le suore progressiste yankee della Leadership Conference of Women Religious, l'organizzazione che rappresenta l'80% delle 57.000 suore americane, ha adottato una linea molto aperta in tema di contraccezione, matrimoni gay e aborto. Una vicenda che è ancora in corso ed ha fatto vacillare non poco il posto di Braz.
Il secondo latinoamericano è l'italoargentino Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. Già Nunzio (ambasciatore papale) in Messico, dal 2000 al 2007 Sostituto per gli Affari Generali in Curia (e dunque numero 3 del Vaticano, il due era allora il cardinale Angelo Sodano, oggi Decano del collegio cardinalizio), ha discrete possibilità di farcela. È azzoppato dall'assenza di esperienze pastorali e comunque al momento la sua Congregazione, sebbene molto prestigiosa, non è tra le più "pesanti".
Infine ecco Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo del Brasile. Molto molto quotato. Nel suo paese è considerato un conservatore, da noi sarebbe un moderato. Se l'è presa con padre Marcelo Rossi, il Pippo Baudo locale delle sante Messe cattoliche che ama cantare nelle celebrazioni, dicendogli che non si tratta di show. Ha sottolineato il deficit di evangelizzazione nel Cono Sud, richiamando nel 2010 il fatto che Benedetto XVI avrebbe modellato la Curia in modo tale da risolvere questo problema. Contrario alla rimozione dei crocifissi dai luoghi pubblici. A livello internazionale deve diventare più noto.

#2 AFRICA - Stanno al secondo posto perché sono loro quelli che potrebbero compiere il gesto più clamoroso. È dal 1978, da quando la folla romana udì per la prima volta il nome di Wojtyla, che ci si azzarda a pronosticare l'avvento del Papa Nero. Il nome più gettonato è quello del cardinale Peter Turkson, 64enne ghanese presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. È lui il possibile Pietro Romano della profezia di Malachia? Chissà: è per la riforma della finanza mondiale, ma il 15 ottobre scorso ha fatto sudare freddo i vescovi presenti a Roma per il Sinodo per l'Africa quando ha mostrato loro un video dal titolo "Muslim Demographics" (Demografia musulmana) che attraverso dati sulla fertilità delle coppie islamiche entro i prossimi 40 anni la Francia sarà una repubblica musulmana. Un video controverso specie per l'attendibilità dei dati. E i cardinali potrebbero ricordarselo al momento di votare.

And the winners are...

#1 EUROPA-ITALIA- Inutile dirlo, va bene il Vecchio Continente in crisi religiosa (e dunque il primo sul quale il futuro Papa dovrà mettere le mani), ma le figure di un certo livello sono poche. Si parla di Christoph Schonborn, arcivescovo viennese aperturista verso i gay che per questo potrebbe giocarsi l'elezione. Segue Walter Kasper, roccioso ottantenne presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, che però è ormai troppo anziano per fare il Papa e che però il 5 marzo compirà 80 anni, perdendo il diritto di elettorato attivo e passivo in Conclave. Resta la pattuglia italiana da 28 berrette rosse, che il Papa teologo ha cercato di ridimensionare in questi anni. E i nomi sono quelli di Angelo Scola, il cardinale arcivescovo di Milano e Gianfranco Ravasi, 71enne biblista presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra nonché del Consiglio di Coordinamento fra Accademie Pontificie. Con l'iniziativa "Il cortile dei Gentili" sta girando il mondo per il dialogo con i non credenti. È una personalità che definire prestigiosa è dire davvero poco: ma gli viene rimproverata una tendenza all'accentramento che lo potrebbe trasformare, da Papa, in un Pio XII moderno. E nella Chiesa globalizzata questo potrebbe non essere gradito. Quanto a Scola, ripetiamo quello che abbiamo scritto in questi mesi: poliglotta, cosmopolita, portato in palmo di mano da Benedetto XVI, ampia esperienza pastorale, culturale e multiculturale (a Venezia ha fatto molto bene nel campo del dialogo con l'Oriente e il mondo arabo), è una personalità dello stesso livello, molto alto, di Ravasi. Ed è conosciuto in patria e all'estero, oltre ad avere un curriculum senza strappi negli ultimi 20 anni. È il papabile numero uno, come i nostri lettori sanno, così papabile che nel 2002 i cablo USA di Wikileaks lo davano come successore di Giovanni Paolo II (e al tempo era ancora arcivescovo, nemmeno cardinale, fate voi). I tradizionalisti e chi non ama Comunione e Liberazione, da cui proviene, potrebbero tentare di affondarlo insieme ai bertoniani. Vedremo.

OUTSIDERS- Veniamo ora a quelli che potrebbero essere outsiders. Tre nomi: Giuseppe Bertello, piemontese 71enne presidente della Pontificia Commissione per lo Stato Città del Vaticano; il pugliese Ferdinando Filoni, classe 1946 da Manduria e "Papa rosso", cioè Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli (che non sarebbe ascrivibile al circolo dei bertoniani). E infine Giuseppe Betori, classe 1947 da Foligno, che oggi è arcivescovo di Firenze ed è stato dal 2001 al 2008 segretario generale CEI sotto Camillo Ruini. Al netto dell'eventuale, clamorosa (non succede da secoli) scelta di un Papa fuori dal novero dei cardinali elettori, e cioè un arcivescovo. In questo caso si parla del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia.

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