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Politica
Conte e Zingaretti: fuori i renziani. Ma Franceschini e Guerini frenano
(fonte Lapresse)

Nonostante la partecipazione della ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, in rappresentanza di Italia Viva, al tavolo sulla scuola la tensione nella maggioranza resta altissima. La stessa Bellanova è tornata ad attaccare il Partito Democratico "appiattito sulle posizioni del Movimento 5 Stelle", mentre il coordinatore nazionale dei renziani Ettore Rosato rilancia l'affondo affermando che "provocano perché sono ossessionati" dall'ex presidente del Consiglio. Secondo quanto Affaritaliani.it ha appreso da fonti ai massimi livelli del Nazareno, il segretario Dem Nicola Zingaretti - in piena sintonia con il premier Giuseppe Conte - avrebbe deciso che così non si può andare avanti.

'Enough is enough', in sostanza, e quindi l'obiettivo da realizzare in tempi abbastanza rapidi, per evitare il continuo logoramento quotidiano, è quello di cacciare dalla maggioranza e dal governo Italia Viva, con le conseguenti dimissioni e sostituzione delle due ministre renziane, Bellanova ed Elena Bonetti. La strada però non è affatto in discesa. A opporsi a questo piano che metterebbe a serio rischio l'esecutivo a Palazzo Madama sono due calibri del Pd: Dario Franceschini, capo-delegazione al governo e leader di Area Dem, e Lorenzo Guerini, ministro della Difesa e uno dei principali esponenti di Base Riformista, la componente del Nazareno formata principalmente dagli ex renziani rimasti nei Dem. In una posizione intermedia ci sono il vice-segretario Andrea Orlando e il capogruppo alla Camera Graziano Delrio (il 'fratello maggiore' di Renzi).

Zingaretti e Conte intendono rilanciare l'azione dell'esecutivo e ritengono ormai Italia Viva una spina nel fianco che, anche dal punto di vista mediatico, è solo dannosa. Palazzo Chigi ha smentito seccamente domenica che il premier sia salito al Quirinale da Sergio Mattarella per cercare nuove maggioranze, ma sicuramente hanno esaminato la situazione e che cosa potrebbe accadere in caso di uscita dei renziani dall'esecutivo. I numeri, però, sono numeri. E a Palazzo Madama, stando ai calcoli che hanno fatto in questi giorni sulla sponda Nazareno-Palazzo Chigi, servono almeno sette senatori per poter andare avanti senza i renziani. Secondo le indiscrezioni che circolano nei Palazzi romani del potere, non ci sarebbe alcun nuovo gruppo di 'responsabili', che qualcuno ha già definito 'Democratici' (anche perché al Senato servono almeno dieci parlamentari per far nascere un nuovo gruppo), bensì si tratterebbe di singoli senatori (come ha dichiarato Gianfranco Rotondi ad Affaritaliani.it) che dal Misto dichiarano la loro disponibilità a votare la fiducia al governo e i provvedimenti portati avanti dall'esecutivo.

Tre o quattro potrebbero arrivare da renziani pentiti e gli occhi sono puntati su Giuseppe Cucca, Eugenio Comincini, Leonardo Grimani e Gelsomina Vono (che però hanno smentito il loro addio all'ex premier). Altri due innesti pro-Conte arriverebbero da Forza Italia (area vicina a Mara Carfagna) e un altro dal gruppo Misto dove non tutti finora si sono schierati con la maggioranza giallo-rossa. E' chiaro che anche se quest'operazione andasse in porto la navigazione per il governo sarebbe a dir poco burrascosa, con rischi enormi a ogni votazione. Non solo in Aula ma anche e soprattutto in molte commissioni. Bisognerà vedere se a prevalere sarà la linea dura di Zingaretti e Conte o quella della cautela (consapevoli dei pericoli in Parlamento) di Franceschini e Guerini. Sempre che alla fine la Lega non si prenda qualche altro senatore grillino (magari con la promessa della ricandidatura) che farebbe saltare tutti i piani.

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