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Politica
Conte, guerra nei 5S: la Gdf va a casa dell'ex premier per una perquisizione

Secondo il quotidiano Domani i militari si sono recati a casa dell'ex premier per fatture e consulenze svolte per conto di Francesco Bellavista Caltagirone

Guai giudiziari in vista per l'ex premier e capo dei Cinque Stelle Giuseppe Conte: secondo quanto rivela un'indagine condotta dal quotidiano Domani, qualche settimana fa, la Guardia di Finanza si è recata a casa del pentastellato su ordine della procura di Roma.

Sul tavolo ci sarebbero alcune fatture documenti relativi a delle consulenze, dal valore di 300-400mila euro, svolte dall'ex presidente del Consiglio per conto di Francesco Bellavista Caltagirone all’epoca in cui era proprietario del gruppo Acqua Marcia.

Il nuovo fascicolo d’indagine, scrive Domani, è a modello 44 (ad oggi, dunque, senza indagati) ed è planato da poco sulla scrivania della magistrata romana Maria Sabina Calabretta. La pm ha ereditato la pratica dai colleghi di Perugia che indagano da mesi sulle dichiarazioni dell’imprenditore Piero Amara circa l'esistenza della "Loggia Ungheria". 

Gli incarichi risalirebbero a 10 anni fa: interrogato nel 2019, Amara parlò delle consulenze di Conte e di Guido Alpa, dicendo di aver “raccomandato” alcuni avvocati a Fabrizio Centofanti, al tempo capo delle relazioni istituzionali del gruppo Acqua Marcia. Conte e Alpa si sono sempre dichiarati estranei a ogni addebito. Secondo Domani gli uomini della Gdf dopo essere stati a casa dell’ex premier hanno perquisito anche l’abitazione di Alpa. Poi hanno svolto le stesse acquisizioni di documenti a casa di Enrico Caratozzolo e Giuseppina Ivone, altri togati che hanno lavorato con i due avvocati.

Secondo Domani pare che sia stato "Alpa a fatturare per 400 mila euro. Ma l’avvocato ne avrebbe incassati soltanto 100 mila". Una lettera firmata da Centofanti e dal figlio di Bellavista Caltagirone, Camillo, evidenziava che Conte, per effettuare una “ricognizione dei rapporti giuridici” della società Acquamare, nel cui cda era presente Amara, avrebbe ottenuto "un compenso pari a 150mila euro". 

Non c'è quindi pace per il leader del M5S, già alle prese con un duro conflitto interno con la parte del partito che fa capo a Luigi Di Maio. La partita del Quirinale ha incrinato sicuramente i rapporti tra i due, e ora una resa dei conti sembra inevitabile.

“Alcune leadership hanno fallito, hanno alimentato tensioni e divisioni: dobbiamo lavorare per unire, per allargare, la politica in questi giorni è rimasta vittima di se stessa: per fortuna questo stallo l’hanno risolto il Parlamento grazie anche al contributo del presidente del consiglio Mario Draghi", commentava il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, lasciando Montecitorio dopo la rielezione di Sergio Mattarella al Colle. Aggiungendo: "Io non commento quello che sta accadendo nelle altre forze politiche, credo soltanto che anche nel M5s serva aprire una riflessione politica interna”.

Ma non solo le tensioni post Quirinale. Anche le foto che ieri il ministro degli Esteri ha pubblicato con Elisabetta Belloni, capa dei servizi segreti "bruciata" sulla strada per il Colle, sono state interpretate come un posizionamento in vista della sfida finale per la leadership del M5S.

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