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Politica
Conte manda a casa l'80% del M5S e fa infuriare il Pd. Elezioni nel 2022?
(fonte Lapresse)

Nervosi. A dir poco, nervosi. I parlamentari del Movimento 5 Stelle, soprattutto quelli che sono al primo mandato, sono preoccupati dalla volontà (non smentita e che trova conferme giorno dopo giorno) di Giuseppe Conte di andare alle elezioni anticipate subito dopo l'elezione del nuovo presidente della Repubblica. Sicuramente l'ex premier troverebbe sponde nel Centrodestra, sia nella Lega sia in Fratelli d'Italia, ma è all'interno del Movimento che aspira a guidare che sta esplodendo una sorta di rivolta.

Da un rapido calcolo che fanno in Parlamento, considerando che i sondaggi attuali danno il M5S al 15-16% rispetto al 33 del 2018 e visto il taglio dei parlamentari (400 deputati e 200 senatori), circa l'80% degli attuali parlamentari pentastellati non tornerebbe a Roma. Anche perché bisogna ricordare che Conte vorrà inserire, come ha già annunciato, nelle prossime liste elettorali anche suoi nuovi fedelissimi che provengono dalla società civile. Tutto ciò porta al fatto che soltanto qualche big grillino, in caso di elezioni nella primavera del prossimo anno, verrà ricandidato e soprattutto rieletto.

Una posizione e una strategia quella di Conte che ha lasciato perplessi anche gli esponenti 5 Stelle che siedono nel governo Conte e che non piace nella maniera più assoluta al Partito Democratico. Fonti vicinissime a Enrico Letta spiegano che il Pd "non seguirà mai Conte in questo progetto", secondo i Dem la legislatura deve continuare fino al 2023, fine della legislatura, senza fare da sponda a "progetti destabilizzanti" tipici di Salvini e Meloni. Anzi, l'alleanza stessa con il Pd potrebbe essere a rischio se l'ex premier ed ex Avvocato del popolo continuasse con questa idea del voto dopo la partita del Quirinale.

Non a caso, spiegano dal Pd, a Letta non è piaciuto affatto il messaggio Facebook di questa mattina di Conte (clicca qui per leggerlo) con il quale ha lanciato un patto per la Calabria in vista delle elezioni regionali. "Assolutamente non concordato" e "una fuga in avanti", spiegano fonti Dem. Insomma, Conte sempre - con le sue ultime uscite - più vicino alla Lega e Fratelli d'Italia che al suo stesso Movimento e al Pd, partito con il quale dovrebbe e vorrebbe costruire un'alleanza programmatica ed elettorale per il governo non solo delle città ma soprattutto del Paese.

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