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Politica
Coronavirus, "Governo Draghi in autunno per rilanciare l'Italia. E l'Ue..."

Quali saranno le conseguenze sul mondo del lavoro dell'emergenza Covid-19?
"La domanda è complessa e in poche righe non può essere affrontato uno scenario futuro di relazioni industriali che saranno molto diverse da quelle che hanno caratterizzato il XX secolo. Certamente per quel milione e mezzo di partite IVA che fatturano meno di 2 milioni sarà molto difficile così come per quelle che sono circa 5000 che fatturano più di 2 milioni, perché sono in estremo ritardo sulla rivoluzione digitale. Ma poi c’è anche il mondo dei professionisti che dovrà cambiare pelle. Per non parlare di settori che sono sempre stati più protetti, quali le banche, ora chiamate a concorrere al salvataggio del Paese, che dovranno chiudere molte filiali con le conseguenze che tutti possiamo immaginare. Nelle grandi organizzazioni pubbliche e private si accelererà lo smart working, con tutte le conseguenze positive e negative di questa nuova modalità agile e flessibile di svolgimento dell’attività lavorativa subordinata fuori dai locali aziendali. Un istituto giuridico nuovo, che richiede una rivoluzione culturale del management così come dei collaboratori e che dovrà essere guidata guardando all’essenza e alla modernità dell’istituto giuridico, senza troppi vincoli sindacali. Infine, pensi a quante professioni non esistevano 10 anni fa e che oggi popolano il mercato delle professioni digitali, così come quelle che dovranno essere riconvertite a nuovi mestieri richiesti dalla rivoluzione digitale".

virginia tiraboschiVirginia Tiraboschi
 

L'Unione europea supererà questa prova o scomparirà?
"L’UE, la cui architettura istituzionale dovrà necessariamente essere rivista, resisterà, anche perché se così non fosse sarebbe un vero disastro. Mi lasci fare una breve premessa per comprendere meglio le ragioni di questa mia affermazione. Oggi più che mai, dalla fine della guerra fredda, ci rendiamo conto di quanto le frizioni tra USA e UE siano emerse in modo sempre più evidente e di quanto le due coste dell’Atlantico si siano progressivamente allontanate, arrivando a mettere a rischio un’alleanza che dura da settant’anni. L’aggressivo unilateralismo di Trump sta scavando un solco incolmabile e l’Europa è spinta a rafforzare i rapporti di interesse con Mosca e Pechino.Ritornando alla sua domanda e alla mia risposta positiva sulla tenuta dell’Europa, credo sia sufficiente ricordare le parole del Presidente Mattarella, che ha richiamato il Consiglio europeo a una forte assunzione di responsabilità, accelerando le decisioni, che se arrivassero troppo tardi potrebbero essere dannose e pericolose. Non possiamo dimenticarci gli errori del passato e, precisamente, la mancata tempestività dell’UE nel rispondere alla crisi del 2008 e al collasso della Grecia che provocò danni che sarebbero stati gestibili in modo meno doloroso da un punto di vista politico e sociale se si fosse intervenuti prima.Certamente, l’economia della Grecia non è quella dell’Italia, che è un Paese troppo grande per fallire, ma anche troppo grande da salvare. E questo spiega lo stallo che stiamo vivendo, perché il Consiglio europeo non assume la decisione politica di completare la prima parte di lavoro svolto dalla BCE e dalla Commissione, con l’approvazione del Parlamento europeo. Questa impasse sarà superata anche perché la Francia, ma non meno la Germania hanno questa volta, un forte interesse a non far saltare il banco per il loro sistema industriale che necessita di un mercato europeo forte che guardi anche a Oriente. Per l’Italia, il dopo non sarà certamente facile. Ci vorranno dai 3 ai 5 anni come minimo per riprenderci e riportare il PIL a livelli significativi. Non sono un economista, anche se la macroeconomia mi appassiona e lascio a chi lo è l’indicazione della misura per il futuro, ma credo  potrebbe essere necessaria una forte iniezione di liquidità, indispensabile a sostenere l’economia, che potrebbe portare l’inflazione a due cifre percentuali, forse anche sopra il 10%, con la conseguenza che, sia i risparmi, sia il potere di acquisto dei salari potrebbero perdere rispettivamente una parte del loro valore e il potere di acquisto. Credo però che sia più efficace questo sforzo, che andrà calibrato con la leva fiscale, soprattutto per coloro che percepiscono salari bassi, così come per coloro che dovranno far ripartire il paese con le loro aziende che dovranno riorganizzarsi attorno al nuovo paradigma, piuttosto che una patrimoniale sulla quale ogni tanto ritorna il dibattito politico, senza ricordare che i grandi capitali sono già emigrati all’estero".

Non sarebbe meglio andarsene dall'Ue visto l'atteggiamento della Germania?
"Andarsene dall’UE sarebbe una follia. L’Europa con una nuova architettura, dovrá ridefinire la propria identità, mettendo al centro i valori per i quali fu fondata e non i freddi parametri finanziari. Solo così potrà trovare una sua collocazione geopolitica tra le due grandi potenze, USA e Cina che continueranno anche dopo il Covid-19 la loro guerra per la leadership mondiale. Probabilmente per il nostro Paese guardare a Oriente potrebbe rappresentare un nuovo scenario di alleanze economiche e scambi commerciali che potrebbero valorizzare il nostro Made in Italy, molto apprezzato dal mercato cinese".

mario draghi ape
 

Secondo lei ci sarà un governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi? Quando?
"Questo non è certamente il momento di pensare a un Governo di unità nazionale, perché gli Italiani non vogliono assistere a nessun teatrino della politica, avendo problemi ben più seri, quale quello della sicurezza sanitaria, così come quello dello stipendio per fare la spesa. Nella seconda parte dell'autunno, quando tutti speriamo si sarà allentata la tensione sui problemi sanitari, si dovrà far ripartire l’Italia, con uno shock sul fronte dell’offerta produttiva e un grande sostegno alla domanda interna. Se, come temo, l’attuale squadra di Governo non dimostrasse armonia, forte coesione e rapidità decisionale, potrebbe prestare il suo servizio al Paese Draghi, guidando un Governo di donne e uomini di buon senso, con forti competenze e sensibilità politica che attuino riforme rivoluzionarie a cominciare da una forte sburocratizzazione e da un riassetto istituzionale, così come una spinta straordinaria alla digitalizzazione e un piano consistente di investimenti pubblici in logistica, banda larga, ricerca, formazione e sanità, settori troppi penalizzati negli ultimi dieci anni".

Come cambiano gli equilibri mondiali dopo il coronavirus? Chi perde e chi acquisisce peso?
"Se il XIX secolo ha visto dominante la leadership europea, il XX quella americana, il XXI sarà il secolo della Cina. Non posso dimenticarmi una frase pronunciata da Putin a Davos nel 2017: “Chi governerà nel XXI secolo l’IA sarà leader mondiale”. Le tecnologie di quinta generazione hanno scatenato tra USA e Cina una guerra più crudele di quella fredda che, continuerà anche dopo il Covid-19. L’Italia può riacquistare il giusto peso economico per ritornare ad essere la quinta potenza al mondo come era negli anni Ottanta, rimpadronendosi di quel “Manufactury Renaissance”, slogan di cui gli USA si sono indebitamente appropriati".

salvini meloni
 

Il sovranismo alla Salvini e Meloni è finito dopo il coronavirus?
"In un mondo globalizzato e sempre più interconnesso, il sovranismo, così come differentemente inteso da Salvini e Meloni che spesso hanno creduto nella distruzione dell’Europa si affievolirà. Al momento, però, è un po’ presto per trarre conclusioni sulle conseguenze durature di una crisi globale, appena cominciata, ma ci sono già alcuni segnali che ci possono far riflettere sul futuro.Innanzitutto la pandemia, che non è una crisi finanziaria o la crisi di un settore, come poteva essere quello petrolifero negli anni Settanta, farà riemergere l’importanza di uno stato forte, a fronte di una diffidenza crescente nel mercato che, in questi casi, si dimostra debole.Si rafforzerà il ruolo dello stato nazione dentro l’Europa: già adesso i Governi europei stanno chiudendo le frontiere tra loro e si stanno concentrando sui loro cittadini per garantire assistenza sanitaria che in altri momenti sarebbe garantita indistintamente a tutti.Il virus rafforzerà un nazionalismo, non etnico, ma territoriale: le persone che si spostano all’interno dello stesso Paese da una regione più colpita a una regione meno colpita non saranno gradite. Sto anche pensando a Milano dove tutti si sarebbero trasferiti a vivere, perché rappresentava la città più dinamica, internazionale e innovativa, che rischierà di perdere il suo potere attrattivo.Aumenterà la fiducia negli esperti verso i quali le crisi, finanziaria del 2008 e migratoria del 2015 avevano generato una forte ostilità al punto che il grido vincente dei populisti era “Non ci fidiamo degli esperti”. Quando è in gioco la vita, il popolo si fida degli esperti e della scienza.Il virus alimenterà il potere e il fascino della tecnologia: basti pensare a come hanno reagito velocemente la Cina e la Corea del Sud, che non hanno affrontato questa pandemia con i mezzi del Nocecento. Alla fine di questa guerra, non ci stupiremo se la Cina sarà percepita dal mondo come vincente e gli USA come perdenti, nonostante questi ultimi attribuiscano la colpa alla Cina per la diffusione del virus, mentre Pechino cerca di sfruttare i fallimenti delle democrazie occidentali per rivendicare la superiorità del suo modello.Mentre tutte le altre crisi del XXI secolo - 11 settembre 2001, la grande recessione del 2008 e le migrazioni - sono state guidate dall’angoscia, questa è guidata dalla paura: le persone temono per la propria vita e per quella dei loro familiari.Questa crisi avrà profonde conseguenze sulle dinamiche tra le generazioni. Nel dibattito sul cambiamento climatico, i giovani criticano le generazioni precedenti per non preoccuparsi abbastanza del loro futuro. Il virus ha ribaltato le dinamiche: gli anziani sono più vulnerabili e si sentono minacciati dalla scarsa sensibilità dei millennial a cambiare abitudini. L’incubo del XX secolo era una guerra nucleare che minacciava di uccidere quasi tutti simultaneamente. Nel caso del Covid-19, invece, i giovani che vanno a una festa rischiano di ammalarsi per una settimana, mentre i loro genitori o i loro nonni rischiano di morire.L’ultima lezione è che a un certo punto tutti i Governi saranno costretti a scegliere tra contenere la malattia al prezzo di una distruzione totale dell’economia o accettare un maggior costo umano per salvare l’economia. Non possiamo non considerare che i danni di un’economia paralizzata sarebbero peggiori del rischio di un più ampio contagio".

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