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Politica
Covid, Governo, FI, Esteri, papà Bettino: Stefania Craxi parla a tutto campo
Stefania Craxi

Stefania Gabriella Anastasia Craxi è la primogenita di Bettino Craxi, ex Presidente del Consiglio e segretario nazionale del PSI dal 1976 al 1994, e di Anna Maria Moncini, figlia di un ferroviere toscano e di una socialista ligure. Madre di Federico, Anita e Benedetta, è sposata con Marco Bassetti. Stefania, già imprenditrice nel settore della produzione televisiva, è stata Sottosegretario di Stato al Ministero degli Affari esteri nell’ultimo Governo Berlusconi ed è oggi Senatore della Repubblica e Vicepresidente della Commissione Affari esteri e Immigrazione.

Di recente l’annuncio sulle pagine Facebook della sua positività al COVID-19. A lei rivolgiamo con piacere alcune domande su temi quali: politica interna, situazione internazionale, vicende personali e – doveroso – il ricordo di papà Bettino.

 

 

D. Senatore, è di pochi giorni fa la notizia del suo tampone positivo. Come ha contratto il virus? Dove si sta curando e come si sente? Quali i sintomi? È più il dolore fisico o la preoccupazione?     

 

R. Con tutta probabilità l’ho contratto da mio marito. Mi sto curando a casa e, da qualche ora, intravedo soffusi miglioramenti. I sintomi sono quelli che conosciamo, in forma più o meno violenta, ma la preoccupazione per i propri cari prima che per sé stessi è più forte di tutto. Una donna, una madre e nel mio caso anche una figlia, non viaggiano a bagaglio leggero e hanno su di sé il “carico” della famiglia. È quello il primo e costante pensiero per tutte noi.

 

 

D. Dopo 5 anni, nel 2018, ha fatto ritorno in Parlamento. Le mancava l’impegno in politica?

 

R. Ci sono molti modi di occuparsi della vita pubblica. L’idea che “si faccia politica” solo dentro le istituzioni è sbagliata e va combattuta. Coincide, non a caso, con la fine dei partiti ed è propria di un tempo in cui la politica ha perso il suo ruolo guida, il suo primato, producendo una crisi democratica che attraversa con accenti e sfumature diverse tutto l’Occidente e l’Europa, dove spesso si scambiano i sintomi con la malattia e i cittadini contano quanto il “due di picche”. La passione civile non si dimostra o si consuma solo in un’aula parlamentare o consigliare.

 

D. Mi dice cosa pensa della politica estera di questo governo? Disastrata su tutti i fronti oppure qualcosa di buono lo intravede?

 

R. L’Italia da troppi anni è priva di una sua agenda internazionale. È un problema che trascende da questo governo ma che proprio con l’azione di questo esecutivo, con le sue derive “cinesi” ad esempio, rischia di acuirsi. In questi anni abbiamo progressivamente perso la strada del Mediterraneo, una dimensione a noi naturale e indispensabile per avere un ruolo nei nuovi scenari globali, per non parlare della nostra postura in Europa. In passato casi come quello dei pescatori di Mazzara del Vallo – fortunatamente risolto, ma dopo ben due mesi - o la stessa vicenda Regeni non si sarebbero mai verificati, come non avremmo mai assistito ad alcuni vertici europei sulla sicurezzain cui l’Italia venisse esclusa… Il bilancio lo faccia quindi Lei e i lettori…

 

D. Capitolo immigrazione. Per la sua coalizione, il centrodestra, parliamo di uno sfacelo. Italiani chiusi e porti aperti. Come la vede lei?

 

R. Anche qui manca una strategia, che per la stessa natura del fenomeno è complessa e articolata. Il tema immigrazione si affronta però, anche e soprattutto, dotandosi di una politica estera degna di questo nome, con una visione a lungo raggio delle realtà da cui essa origina e anche, mi sia consentito, avendo una capacità di interlocuzione vera in Europa. La recente discussione comunitaria in materia non ha portato a nulla e nessuno intende superare Dublino: preferiscono pagare una mancia ma nulla di più! È la dimostrazione che il tema assomma su di sé una moltitudine indigesta di ipocrisia, menzogne ed egoismi, con taluni leader europei pronti a dichiarare a favor di camera il loro essere “aperti” e “accoglienti”, salvo nei fatti dimostrarsi non solo egoisti ma ottusi. E pensare che in Italia c’è chi eleva questi al rango di modelli! La verità è che abbiamo perso la bussola, con certo ceto politico subalterno e affetto di provincialismo…

 

D. Sen. Craxi. Dopo il lockdown di primavera e con le nuove restrizioni autunnali, soprattutto destinate al già fragile comporto del turismo e dell’accoglienza, la situazione economica italiana (presente e futura) appare veramente drammatica. Quale la ricetta del rilancio?

 

R. Abbiamo sprecato tempo e risorse e continuiamo su questa strada. Buttiamo soldi in bonus che non aiutano né l’impresa né il lavoro e non danno un vero “ristoro” ai tanti danneggiati. Non c’è stato un piano sanitario per l’emergenza autunnale, figuriamoci quello economico! E per gennaio, per la ripresa, non si intravede né l’uno né l’altro. Abbiamo visto sfilate in una bella villa di Roma con la celebrazione degli “Stati generali”, qualche piano avanzato da tecnocrati che conteneva anche qualche idea interessante che non sappiamo che fine abbia fatto e qualche buon intervento sul mondo della cultura e dello spettacolo… ma per il resto c’è il nulla, l’improvvisazione, l’avventura… La ricetta per me è antica. Bisogna abbattere il costo del lavoro e l’opprimente tassazione a carico delle imprese e immaginare un piano di grandi opere. Ma secondo voi, possono mai farlo due culture che interpretano una la decrescita felice e l’altra lo statalismo distributivo che, in questo caso, significa distribuire debito e povertà?

 

D. Voto subito o governo di larghe o larghissime intese fino alla scadenza naturale?

 

R. Le urne sono sempre la migliore soluzione ma bisogna tenere conto delle condizioni in cui versa il Paese senza però avventurarsi in pasticci. Se intende chiedermi se FI dovrebbe entrare in maggioranza le rispondo subito: no, no e no! Se c’è qualcuno che lo pensa e perché guarda al proprio orticello e non legge la politica. Certo, sarebbe interesse della maggioranza che mina a disarticolare il centrodestra ma non di FI e degli italiani.


D. E se a farlo fosse proprio tutta l’opposizione?

 

R. Parliamo di qualcosa di totalmente diverso. Il centrodestra è maggioranza nell’Italia, amministra la stragrande maggioranza delle Regioni e dei principali comuni, è forza responsabile e non è per il “tanto peggio, tanto meglio”. Se sarà chiamato a contribuire, in uno schema di chiarezza, ad accompagnare il Paese fuori dall’emergenze e alle urne non mancherà all’appello, statene certi. Non mancano personalità, idee ed energie per farlo. Anzi, penso che con qualche “volenteroso” potrebbe essere forza legittima di governo…

 

D. Sulla partita per il Quirinale, ha qualche profezia alla Bettino Craxi?

 

È difficile in queste condizioni fare delle profezie… tutto dipende da come si arriverà all’appuntamento, in quale clima politico e in quale contesto socio-economico. Dovesse esserci, cosa che non mi auguro davvero, una situazione come quella attuale punterei qualche fisches su una riconferma, magari temporanea. Per il resto mi limito a suggerire che il centrodestra deve essere della partita. È un suggerimento a tutto il mio schieramento e anche alle forze responsabili di maggioranza. Chi ha orecchie intenda! Penso serve una figura di vera garanzia, che non significa però una figura interprete dello status quo. Intendo dire che il Colle dovrà interpretare la necessaria ropture di cui il Paese ha bisogno per reagire alla sua condizione di subalternità.

 

 

 

 

D. Ora forse una domanda retorica, ma la facciamo ugualmente. Prima, secondo o terza Repubblica? Chi butta dalla torre e perché?

 

R. Non esiste una seconda ed una terza repubblica, perché non è mai esistito un vero cambio costituzionale, che dovrebbe prevedere quella “grande riforma” in senso presidenziale di cui Craxi parlò oltre quarant’anni fa. Qui, purtroppo, si parla di leggine elettorali ad uso e consumo di qualcuno, in una variante pseudo-proporzionalista che non tiene conto della realtà del Paese, del sentiment dei cittadini e delle trasformazioni materiali della nostra vita politica ed istituzionale e che mira solo ad una nuova e democraticamente inaccettabile conventio ad excludendum. La seconda repubblica è stata un falso, nata su una menzogna, sulla violenza e la barbarie e su promesse fallaci… la terza è la dimostrazione del fallimento della seconda e la sua caricatura. Continuando così dalla torre si butteranno sempre più italiani, non solo metaforicamente.

 

D. Bettino Craxi. Andiamo a suo padre. Il 2020 – ventennale della sua morte - è stato un anno importante per il suo ricordo. Il film di Gianni Amelio (un successo), molti libri usciti e in uscita (Spiri, Martini, Sorgi, Martelli, il sottoscritto e il suo “romanzo inedito”). Ma chi ha voluto la “morte” politica di Craxi e perché? Si è fatta un’idea a distanza di trent’anni da Mani pulite? Gli americani per Sigonella? I comunisti alleati con i poteri finanziari e le quinte colonne europee? La magistratura in solitaria? Chi la mente a suo avviso?

 

R. Ci sono tante piccole verità che vanno messe insieme e che puntano tutte in una direzione: Craxi era divenuto un personaggio scomodo perché difendeva il primato della politica e non intendeva chinarsi al montante potere dei salotti dell’economia e della finanza. La cartina di tornasole di quel periodo è stata la svendita delle aziende di Stato, le speculazioni, comprese quelle monetarie, e l’avvento di un certo mondo e di una certa visione internazionale ed europea su cui Craxi, che aveva una forte leadership internazionale, era assai scettico.

 

D. A pochi mesi dalla morte di suo padre lei inviò le analisi al San Raffaele ove risposero che il tumore al rene andava assolutamente operato d’urgenza. La priorità non venne ascoltata e dalla diagnosi trascorse altro tempo vitale. Craxi fu operato presso l’ospedale militare di Tunisi, in condizioni veramente disumane. Lei tentò anche con la grazia ma non ci furono i tempi. Ci dica. Come mai le istituzioni italiane non permisero a Bettino Craxi una degenza dignitosa?

 

R. Quella vicenda, come ben scrive Marcello Sorgi, è un’onta di infamia che pesa sulla nostra Repubblica. Il tema in campo era una soluzione umanitaria che non trovò corpo per la viltà, l’ipocrisia e la debolezza delle istituzioni italiane del tempo e dei suoi interpreti che hanno preferito nascondersi dietro la violenza e la barbarie della magistratura italiana. Hanno trovato soluzioni umanitarie per terroristi di ogni fatta, ma non per Craxi. La verità è che alcuni, anche le persone che dovevano tutto a Craxi, erano dei pavidi, delle quinte colonne del “golpe”, altri erano ricattati e ricattabili – alcuni lo sono ancora – e non potevano reagire. La disumanità dei giudici è stato per tutti questi un comodo alibi. Trovo però ripugnante che oggi provano a rifarsi una verginità sulla “pelle” di Craxi, a riscrivere a loro uso e consumo, quella vicenda.

 

D. Perché Stefania i socialisti di oggi se la intendono con gli ex comunisti (oggi PD) rei di aver “ucciso” suo padre?

 

R. Non parlerei di socialisti. È sbagliato e fuorviante. La stragrande maggioranza del mio popolo, come hanno indicato per anni i numeri e anche le analisi dei flussi, ha votato e vota centrodestra. Alcuni dirigenti, i cosiddetti “socialisti della sottomissione” hanno trovato rifuggi nei meandri di certa sinistra “post” e “vetero”…ad alcuni è stata garantita qualche elezione, qualche strapuntino, ma nessuna legittimità politica e nessun riconoscimento alla loro storia. Basti vedere chi nega di titolare le vie e le piazza a Craxi… Ma venendo al presente, mi meraviglio come alcuni siano finiti oggi anche in questa maggioranza, con un Movimento che tratta i socialisti alla stregua di banditi qualunque e fa straccio delle loro idee… Provo vergogna per loro.

 

 

D. Finiamo il colloquio con una sua frase di qualche anno fa. La ripropongo in parte. Si riferiva a suo padre.

“Aveva la visione di un’Italia pacifica, tollerante, dove, prima di dare del criminale ad un avversario politico, ci si pensa due volte, dove si lavora per creare sviluppo e pro-gresso, dove si ha alto e forte il senso di comunità e della nazione. Craxi è stato sconfitto nei suoi sogni, ma le sue idee appartengono a tutta la nazione ed io mi auguro un giorno di veder germogliare molti dei semi sparsi da Bettino Craxi tanti, tanti anni fa”.

 

Molto bella. Emozionante. Ce la vuole commentare?

 

Commentare se stessi è ridicolo ancor prima che superfluo. Lasciamolo fare a qualche pseudo politicante di oggi! Credo che la forza, e forse il limite di Craxi, è stato quello di guardare oltre il suo tempo. Basta leggere alcuni suoi scritti pubblicati dalla Fondazione a lui titolata per rendersi conto con quali occhi guardasse il mondo, l’Italia, e capire cosa è successo in questo Paese. A questo proposito, consiglio di leggere il suo “romanzo” inedito, “Koros” (Mondadori 2020, ndr) … Era un garibaldino, amava l’Italia e gli italiani, che indossò il “garofano rosso” anziché la tradizionale “giubba rossa”…

 

Grazie e tanti auguri di buon Natale e – soprattutto – di pronta guarigione.

 

 

 

 

 

 

 

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