Di Maio e il Pd "alleanza" sulla via del populismo - Affaritaliani.it

Politica

Di Maio e il Pd "alleanza" sulla via del populismo

Di Maio, il Pd e il populismo

Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, è intervenuto oggi alla Camera su deleghe europeo per il governo e ha fatto un discorso tutto “politico” senza alcun riferimento istituzionale.

Insomma la solita pappardella pentasetellata contro la “nomenklatura dei partiti” che “ha rovinato l’Italia”.

Tuttavia il discorso odierno dà il numero del populismo becero in cui sguazza l’anguilla dei Cinque Stelle, fatti di luoghi comuni contro il Parlamento e suoi rappresentanti.

Tuttavia qualcosa è cambiato.

Se fino a qualche tempo fa l’esca populista pareva quantomeno credibile nella sua immediatezza sebbene grassa e volgare ora, dopo l’esperienza disastrosa del governo grillino di Roma le cose non sono più come prima.

La retorica sul malgoverno è facilmente inficiata dalla psicocommedia romana dove ogni giorno succede qualcosa di strano, qualche gaffe, qualche impapocchio, qualche assessore che salta, qualche contrordine che smentisce sé stesso, insomma i Cinque Stelle guidati da Virginia Raggi come ormai li abbiamo imparati a conoscere.

Ma il principale partito che sorregge il governo, il Pd, ha ormai abdicato al ruolo di credibilità istituzionale e sta cercando di seguire ed inseguire gli stessi Cinque Stelle nel minato campo populista.

Minato perché il Pd non è o non era un partito populista e l’elettore scaltro sa scegliere benissimo l’originale rispetto alla sbiadita fotocopia.

Trasformare il Pd in un movimento populista è stato inizialmente fatto al suo interno dallo stesso Renzi per “rottamare” il potere dei “vecchi” dirigenti: operazione riuscita anche se poi pagata con una scissione.

Ora portare il modello “rottamazione” all’esterno è praticamente impossibile dato che la piazza è già occupata da maestri come Grillo e Salvini.