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Politica
Di Maio presenta il partitino. Ma per il futuro di chi?
Luigi Di Maio

Di Maio? Va in giro a declamare il mantra dell’“agenda Draghi”

 

Luigi di Maio, ribattezzato recentemente da Grillo, “Giggino ìa cartelletta”, ha detto che proseguono i preparativi per varare ufficialmente il suo nuovo partito il cui nome pare tratto da quelle riviste parrocchiali avventiste: “Insieme per il futuro”. Intanto la prima domanda è: per il futuro di chi?

Il tuo, di quello della tua fidanzata Virginia Saba del babbo e dei fratelli?

Il giovanotto di Pomigliano d’Arco ha infatti dato prove inequivocabili che la reincarnazione esiste e lui è quella di Giulio Andreotti.

Purtroppo per il ministro i tempi sono quelli sbagliati e quel modo di fare politica ha ancora solo qualche basso sacerdote di un alto culto come l’immarcescibile Bruno Tabacci, che peraltro ha fatto subito comunella con il ragazzotto ex grillino e gli ha permesso di fare il proprio gruppo cedendogli il simbolo. Tabacci è uno che, appunto il simbolo, lo da a tutti.

Altro fatto inquietante è che Ipf non compare proprio nei sondaggi e la gente pensa che sia una assicurazione per la vecchiaia e in un certo senso c’ha pure ragione. Solo che la vecchiaia non è quella dei clienti ma quella di Di Maio.

Altra cosa divertente è poi che Di Maio vada in giro a declamare il mantra della “agenda Draghi”, quando proprio l’ex banchiere ha fatto ampiamente capire che non nessuno l’ha interpellato a riguardo e neppure è interessato.

Ma siamo ormai ai film comici di Totò, con Di Maio nella parte di venditore della fontana di Trevi che cerca di appioppare la fregatura all’ingenuo americano che in questo caso sarebbe l’elettore.

E le cose stanno veramente così visto che questa mitica “agenda Draghi” è peggio di quella Rossa di Paolo Borsellino e manco si sa cosa sia e cosa voglia significare.

Certo per uno come lui che è stato beneficiato dal propulsore del populismo che solleva tutto dal fondo e lo spinge in alto deve essere dura pensare di dover cercarsi di nuovo un lavoro dopo che pensava di essere arrivato.

Ma essere ministro, caro Di Maio, non è “per sempre”, come il diamante della pubblicità.

Proprio lei che aveva adottato (a parole) il motto fondativo dei Cinque Stelle e cioè quello della “politica come servizio” e non come ufficio di collocamento, ha tradito tutti gli ideali di Gianroberto Casaleggio come ha fatto notare Beppe Grillo.

Ha dimostrato ai ragazzi, con il suo cattivo esempio, che la via più comoda premia di più, che la fatica non serve a nulla e basta seguire solo il proprio interesse nella cosa pubblica per ottenere i risultati.

E faccia attenzione che ora c’ ha pure un concorrente in più per l’agognato “posto fisso”: pure Matteo Renzi è in mutande e si aggira, come lei, per i salotti atlantici in cerca di sistemazione. Zio Biden non può accontentare tutti…

I russi del resto se li è già giocati quando il ministro degli Esteri Lavrov ebbe a dire di lei:

La sua idea di diplomazia è viaggi a vuoto in giro per i Paesi e degustare piatti esotici a ricevimenti di gala».

Tutto un programma.

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