Politica
Draghi super nel G7 atlantista che argina la Cina. Doppio gioco M5S?

Lapresse
Grillo rassicura Li Junhua
Draghi super nel G7 atlantista che argina la Cina. Doppio gioco M5S?
Non è una questione “comica” ma tremendamente seria, una “questione politica” di livello internazionale il fatto che mentre al G7 si rilancia attorno all’America di Joe Biden l’atlantismo politico- All’incontro “pubblico” promosso da Li Junhua (il protocollo prevede che sia l’ambasciatore a fissare l’appuntamento e non viceversa) doveva esserci anche l’ex premier e nuovo leader in pectore dei pentastellati Giuseppe Conte che all’ultimo momento si è defilato per “impegni concomitanti”. L’incontro fra il fondatore dei 5Stelle e il rappresentante del governo cinese in Italia è un segnale politico, una provocazione politica, addirittura un tentativo di condizionamento se non proprio di “minaccia” rispetto alle scelte di politica internazionale del governo italiano. Al contempo è un messaggio all’Europa e all’America di Biden impegnato a lanciare nel mondo l’alternativa (democrazia, equità, sostenibilità) al “modello cinese” (l’economia del carbone) basato su un regime dittatoriale che punta entro il 2050 alla leadership globale economica e politica come sancito nell’ultimo congresso del Partito comunista. La goccia che ha fatto traboccare il vaso nei rapporti delicati e complessi fra Cina, Usa e Europa, è stata la “questione Covid”, dalle origini di quel che è successo davvero a Wuhan, se il Coronavirus è “scappato” (per sbaglio?) dal laboratorio cinese, dall’uso politico internazionale della pandemia con la Cina impegnata a distribuire i suoi vaccini in diverse parti del mondo, in primis Africa, ma anche Asia, sud America e medio Oriente, evidentemente non per scopi sanitari, un “do ut des” per obiettivi egemonici in funzione anti Usa e anti occidente. Tradotto in uno slogan: “il nuovo siamo noi, locomotiva della crescita globale”. Capito? Una scommessa ad alto rischio per tutti, dove nel mirino del comunismo cinese (comunque diverso dal potere pseudo democratico di Putin in Russia) c’è il predominio politico-economico del mondo, di fatto la coesistenza pacifica. In questo quadro, con la pandemia che a livello internazionale è tutt’altro che sconfitta, con gli USA che finalmente escono dall’isolazionismo di Trumph rilanciando in Occidente i valori comuni dell’atlantismo e della democrazia con la locomotiva americana (ultimo trimestre Pil Usa a +8%) capace di spingere la crescita globale, nell’ Italia - con Draghi premier - in ripresa sul piano economico e della credibilità internazionale, ecco la “trovata” di Grillo e il forfait “diplomatico” all’ultimo momento di Conte che non può però pensare di cavarsela così. Come non può far finta di niente Di Maio, non uno qualsiasi, ma il ministro degli Esteri italiano. A che gioco giocano i “grillini”? Tornando in Italia, anche dopo l’incontro con Biden, il premier Draghi relazionerà al consiglio dei ministri sul G7 entrando nel merito del rilancio della convergenza atlantica. A quando un confronto in Parlamento sulla politica estera chiamando tutti i gruppi politici alle proprie responsabilità e a gettar via le proprie maschere? Comunque, se con l’incontro di Grillo la Cina vuol dimostrare che in Italia ha chi tiene aperte le porte al Dragone in funzione anti USA e anti atlantismo, ha scelto – puntando sul M5S – un cavallo zoppo. A livello internazionale, l’Italia non è nella terra di nessuno, super partes: nella sua autonomia è collocata nell’Unione europea, nell’alleanza atlantica, sta dalla parte della democrazia, contro ogni dittatura. Grillo che incontra l’ambasciatore cinese (e Conte che declina l’invito in zona Cesarini) non è una questione di bon ton o una svista: è una questione politica, anzi un problema politico che va affrontato in sede di governo. L’’incontro fra Grillo e l’ambasciatore cinese non passerà alla storia anche perché, fatte le debite proporzioni, si tratta di rappresentanti di due realtà dai piedi d’argilla. La Cina che non cambia neppure il nome alla propria matrice dittatoriale comunista cerca punti di riferimento anche in Italia per legittimare la sua volontà d’intervento (anche) nel Mediterraneo, inteso anche come porta dell’Africa e non solo. In tal modo la Cina le prova tutte in cerca di “alleati” perché può rimanere soffocata dalle sue stesse manie di espansionismo. Il M5S, con una “dipendenza” che neppure i movimenti extraparlamentari italiani del 68 avevano nei confronti della dittatura del Paese del “Grande timoniere” e della “Rivoluzione culturale”, rischia con queste trovate di Grillo&C (M5S partito cinese in Italia mediatore di interessi commerciali-economici) di perdere ancora credibilità politica infilandosi nel “cul de sac”. Si può scherzare con le “grillinate”, ma non con chi tiene milioni di persone sotto dittatura e tiene sempre pronto il dito sulla bomba atomica. Non basta già la catastrofe della pandemia?