Politica
Elezioni 2018: collegi blindati, liste bloccate e responsabilità dell'elettore
Elezioni 2018, ecco cosa nasconde il sistema elettorale
Ci siamo, anzi ci risiamo. Il 4 marzo si vota per la XVIII legislatura e quindi si ricomincia a parlare di "collegi blindati" e "liste bloccate", come se gli elettori fossero dei robot pre-programmati.
Tutti i partiti hanno i loro "collegi blindati", cioé "certi", dove candidano i loro big per evitare sconfitte e per questi le preferenze sono per le liste proporzionali.
In questi collegi, si dice, gli elettori sono una specie di talebani per i quali l'ideologia ha il sopravvento sul buon senso che consiste nel votare una persona piú qualificata. Se necessario questi voterebbero anche un cavallo, stile Caligola, qualora il partito lo richiedesse. Di fatto diamo sempre la colpa ai politici, senza pensare alla grande responsabilitá che hanno gli elettori.
Il nuovo sistema elettorale prevede i collegi maggioritari (uninominali) dove vincono i candidati che hanno ricevuto piú voti (in caso di paritá, é eletto il piú giovane), ed i collegi plurinominali, dove si votano le liste di partito e si eleggono i candidati in modo proporzionale.
Le "liste bloccate" sono pertanto per i candidati (cosidetti "capolista") collocati ai primi posti nelle liste (ciascuna composta da fino a 4 nominativi), dove l'elettore vota il partito e vengono eletti quelli in cima alle liste. E se ció non bastasse, come ulteriore garanzia di successo, i big possono candidarsi in 5 differenti collegi proporzionali.
Il territorio nazionale italiano é diviso in 27 circoscrizioni che, a loro volta, per la Camera sono divisi in 232 collegi uninominali e 386 proporzionali, per un totale di 618 seggi, piú i 12 seggi assegnati agli italiani all'estero.
Per il Senato le circoscrizioni corrispondono alle Regioni e ci sono 116 collegi uninominali, 193 seggi proporzionali (per un totale di 309 seggi), piú sei senatori eletti all'estero.
Per il proporzionale bisogna tenere conto dello sbarramento a livello nazionale che é del 3% per i partiti e del 10% per le coalizioni. Cioé le liste devono ricevere almeno il 3% dei voti nazionali per essere prese in considerazione (partiti che hanno superato il 3% dei voti si prendono anche i voti delle liste o partiti che non hanno superato il 3%).
Per capire chi viene eletto con il sistema proporzionale, facciamo una prova numerica prendendo come esempio l'Abruzzo con 5 seggi al Senato e assumendo che ci siano 4 liste: la Lista A con 50.000 preferenze, la Lista B con 60.000, la Lista C ne ha 40.000, e la Lista D 30.000 voti. Il "quoziente elettorale", ottenuto dividendo la somma dei voti totali (180.000) con il numero di seggi da assegnare (5), é 36.000 (metodo Hare-Niemeyer). Quindi la Lista B che ha il maggior numero di voti elegge un senatore con lo scarto di 24.000. La Lista A elegge un senatore con lo scarto di 14.000. Pure la Lista C ha un senatore con lo scarto di 4.000, mentre la Lista D non ha scarto, ma ha piú voti dello scarto della Lista B, quindi ottiene un senatore, peró il maggior scarto della Lista B permette a questa di ottenere un altro senatore (che é il secondo nominativo nella sua lista). Il procedimento é molto piú complicato per la Camera in quanto l'operazione si svolge a livello nazionale, mentre per il Senato é a livello regionale.
É stato scritto che per il proporzionale si usa il metodo D'Hondt, che non utilizza il "quoziente elettorale" come fa il metodo Hare-Niemeyer. Ad ogni modo, i risultati sono gli stessi con entrambi i metodi.
Al confronto, il sistema elettorale per gli italiani all'estero é molto piú semplice in quanto il vincitore é il candidato con piú preferenze nella lista che riceve piú voti. Quindi puó succedere che venga eletto un candidato che riceve meno preferenze di un altro in una lista concorrente che peró ottiene meno voti.