Grecia, Renzi finge di attaccare Berlino ma avalla il 'Quarto Reich'
Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
"Un errore". Così il nostro premier in terra teutonica ha definito il referendum di domenica prossima in Grecia. Ora, che la consultazione di Tsipras sia un po' farlocca lo avevamo capito (in otto giorni e senza campagna elettorale non è proprio il massimo) ma si tratta pur sempre della più alta forma di democrazia (non a caso la civiltà è nata ad Atene): il popolo vota e decide. Renzi, che a Palazzo Chigi è passato senza la legittimazione popolare delle urne, forse è un po' allergico alle elezioni, anche perché quando gli danno il 40% come alle Europee sono importantissime e quando lo bastonano come lo scorso 31 maggio sono una parentesi poco significativa. Tant'è, così va la politica nel 2015. Il presidente del Consiglio, con la sua abilità dialettica, ha ribadito le critiche all'austerità e ha rilanciato la ricerca di quella terza via blairiana ormai sbiadita. Le puntualizzazioni del leader democratico a una lettura disattenta e superficiale potrebbero sembrare come uno schiaffo alla cattiva Merkel (semmai un buffetto), in realtà, analizzando bene la posizione italiana (il nostro governo è pressoché assente dai tavoli che contano) di fatto Renzi non fa altro che spalleggiare i diktat della Cancelliera e del suo ministro delle Finanze, il falco Wolfgang Schaeuble. I due davanti al Bundestag (sempre più simile al Reichstag) hanno stoppato anche l'ultimo timido tentativo di Tsipras di rimangiarsi il referendum, fare harakiri e accettare le proposte dei creditori. La Merkel e Schaeuble sono stati chiari: avete voluto il referendum? Bene, fatelo. E arrangiatevi. Questa sarebbe l'Europa solidale, democratica e aperta di cui si blaterava negli Anni Novanta? Mah, anzi no. Per niente. E così la costruzione del Quarto Reich prosegue. In bocca al lupo al popolo greco, che, magari tornando alla dracma (ipotesi probabile) soffrirà, ma lo farà da uomini e donne liberi.