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Politica
Governo Conte quando cade. C'è la data e il motivo. Ecco che cosa accade dopo
(fonte Lapresse)

Altro che prescrizione. Altro che lite continua tra Alfonso Bonafede e i renziani. Il governo rischia seriamente di cadere sulla partita delle nomine pubbliche, un'informata complessiva di 400 nomi che dovrebbe arrivare per la fine di marzo. E' su questo punto che gli appetiti dei partiti della maggioranza si scontrano ed su questo fronte, il potere, che trovare un compromesso politico con la solita mediazione del premier Giuseppe Conte appare difficile. Difficilissimo.

"Qui si balla, ormai si balla su tutto", spiega un senatore di maggioranza raccontando di un clima pesante nell'Aula di Palazzo Madama. La rottura sul tema politico della giustizia, nonostante il continuo botta e risposta tra il Guardasigilli e il leader di Italia Viva, viene quasi sicuramente scongiurata, ma il nodo delle nomine rischia seriamente di mandare in tilt l'esecutivo. Per il Partito Democratico a trattare è il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, per il Movimento 5 Stelle il dossier è nelle mani del sottosegretario allo Sviluppo Economico Stefano Buffagni e della viceministra dell'Economia Laura Castelli, mentre per Italia Viva a seguire la partita è soprattutto Luigi Marattin.

I renziani vorrebbero, a quanto pare, una spartizione delle nomine a tre e in parti uguali (più qualche briciola per Liberi e Uguali) considerando l'importanza politica e non numerica delle forze politiche che compongono la maggioranza. Peccato che il Pd opponga invece un sistema che tenga conto degli ultimi risultati elettorali (Europee e le varie Regionali) mentre i 5 Stelle, divisi in varie anime da accontentare, intendono far valere i rapporti di forza in Parlamento dove attualmente valgono più del 50% dell'intero esecutivo. Posizione, come si vede, inconciliabili.

E sono in molti i deputati e i senatori della maggioranza a leggere le varie contrapposizioni quotidiane (non solo sulla prescrizione) con gli occhiali delle nomine, ovvero dietro le divisioni politiche ci sarebbe lo scontro sui nomi, sulle poltrone e sul potere nella macchina dello Stato. Non a caso qualcuno tra i Dem e tra i renziani inizia a ipotizzare una maggioranza diversa e magari anche con un altro presidente del Consiglio per evitare, in caso di crisi, il ritorno alle urne con una probabile vittoria del fronte sovranista di Salvini e Meloni.

Canali sarebbero aperti con una fetta di Forza Italia, vicina alle posizioni di Mara Carfagna, senza dimenticare che in molti nei 5 Stelle, con la paura (che è una certezza) di non tornare in Parlamento, potrebbero anche dar vita a un gruppo di neo-reponsabili e sostenere altre forme di governo e maggioranza. Anche perché difficilmente il presidente della Repubblica scioglierebbe le Camere prima del referendum costituzionale sul taglio degli eletti, ma nemmeno subito dopo visto che la legge elettorale in vigore, il Rosatellum, andrebbe adeguata alla nuova composizione numerica del Parlamento.

Voci, ipotesi e scenari che si susseguono. La convinzione diffusa è che il tema, molto sottotraccia, delle nomine statali possa davvero minare l'esecutivo dalle fondamenta e infatti si sta lavorando a come uscire dall'empasse e dalla possibile crisi senza regalare il Paese alla Lega e a Fratelli d'Italia con le elezioni anticipate.

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