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Politica
Il Pd a Conte: "Se strappi si va al voto". Ma il M5S uscirà dopo l'estate
Giuseppe Conte e Mario Draghi 

Nel progetto di Conte, i 5 Stelle avranno un po' di mesi fino alla scadenza naturale delle legislatura e alle elezioni per criticare governo e maggioranza dall'opposizione

Il premier Mario Draghi e il leader del M5s Giuseppe Conte si incontreranno mercoledi' 6 luglio. In relazione al cambiamento di programma del Presidente del Consiglio legato alla tragedia sulla Marmolada, Draghi e Conte, hanno concordato di incontrarsi mercoledi' 6 luglio alle 16.30. Lo riferisce Palazzo Chigi.

Il messaggio è stato recapitato sia in modo ufficiale sia in modo ufficioso. Insomma, con tutti i canali possibili e immaginabili. Enrico Letta e il Partito Democratico hanno fatto sapere in modo esplicito a Giuseppe Conte che se il Movimento 5 Stelle esce dal governo e dalla maggioranza, o passa all'appoggio esterno o si va dritti a votare. Non ci sono alternative. E lo stesso ragionamento viene fatto anche da Forza Italia, come ha spiegato qualche giorno ad Affaritaliani.it il numero due degli azzurri Antonio Tajani.

Mercoledì è atteso il vertice decisivo tra il presidente del Consiglio e il suo predecessore. Secondo le indiscrezioni dell'ultima ora, Draghi sarebbe disposto a concedere qualche generica rassicurazione sul reddito di cittadinanza e sul Superbonus 110%, ma sul termovalorizzatore di Roma (inserito nel Dl Aiuti) e sull'invio di armi a Kiev Palazzo Chigi non intende fare passi indietro. Tra i Dem si registra un misto di preoccupazione e di speranza che alla fine possa prevalere il senso di responsabilità. Mentre tra i renziani la convinzione è forte che alla fine non accadrà nulla, non ci sarà il terremoto politico che qualcuno, specie sul Colle più alto della Capitale, teme.

D'altronde ieri Dario Franceschini, leader della potente corrente del Nazareno Area Dem, ha detto senza se e senza ma che se i 5 Stelle rompono, anche con l'appoggio esterno, non ci sarà alcuna alleanza politica alle prossime elezioni. Ma è vero anche che un sondaggio riservato interno al Movimento, targato Swg, segnala che un grillino su due vuole andare al voto da solo. L'ipotesi più probabile, come spiegano fonti di Insieme per il Futuro (che conoscono molto bene Conte e il M5S) è che oggi non ci sarà l'uscita dal governo. In qualche modo, anche se non scoppierà la pace con Palazzo Chigi, si troverà il modo di andare avanti.

Conte sa perfettamente che se strappa adesso il rischio di andare alle urne a settembre/ottobre è elevatissimo con la concreta possibilità di vedere il Movimento, killer del governo in una fase difficilissima per il Paese, ridotto ai minimi termini ben sotto il 10%. Ma l'ex premier, d'accordo con Beppe Grillo, vuole assolutamente passare all'opposizione (situazione elettoralmente comoda come dimostra Fratelli d'Italia) per attaccare liberamente l'esecutivo e cercare di recuperare nei sondaggi.

Per questo l'ipotesi prevalente è che l'uscita dei pentastellati avvenga dopo l'estate, a settembre, usando qualsiasi pretesto (non sarà difficile trovarlo). Per quale motivo? Semplice, in autunno non si potranno più sciogliere le Camere essendoci la scadenza del 31 dicembre per approvare la Legge di Bilancio per il 2023. Il senso di responsabilità delle altre forze politiche, su pressing del Quirinale, imporrà comunque di andare avanti per evitare l'esercizio provvisorio (scenario drammatico).

E così, nel progetto di Conte, i 5 Stelle avranno un po' di mesi fino alla scadenza naturale delle legislatura e alle elezioni per criticare governo e maggioranza dall'opposizione. Un piano che il Pd conosce perfettamente e che teme si possa davvero mettere in pratica.

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