Non per difenderlo, ma Draghi non è un dittatore. La sua libertà di manovra è meno grande di quanto non si pensi. Da noi il premier non è un premier, è un Presidente del Consiglio dei Ministri il cui massimo privilegio è quello di sedere a capotavola. In secondo luogo Draghi ha raccolto in eredità uno Stato sconquassato, caotico, per certi versi demente e oggi immerso nella tragedia dell’epidemia. Senza dire che non dispone nemmeno di vaccini in quantità sufficiente. E tuttavia, seppure con la speranza di essere smentito, credo che anche Draghi possa avere dei limiti.
L’ideale dell’uomo rinascimentale era quello di sapere tutto e di saper fare tutto. Il migliore rappresentante (forse l’unico) di questo modello, è Leonardo da Vinci. Ma col tempo si è capito che la realtà è troppo complessa perché si possa evitare la specializzazione. Così si è passati dalla speranza di “saper fare tutto”, alla speranza di “saper fare almeno una cosa”. Mario Draghi è un eccellente economista e un eccellente banchiere centrale, ma non chiediamogli di dirigere un’orchestra, di organizzare una raffineria di petrolio o soltanto di ripararci una perdita del rubinetto. Leonardo stesso era un grande pittore e un grande ingegnere, ma chi dice che avrebbe anche potuto essere anche un grande politico? Chi ci dice che avrebbe fatto meglio di Draghi?
Ovviamente, è sempre meglio avere a che fare con una persona intelligente che con un imbecille, ma una persona intelligente non può fare miracoli in tutti i campi. E neanche la competenza è una vera garanzia. Draghi è un grande economista, ma basterà questo a garantirci che farà la cosa giusta almeno in questo campo? La risposta è purtroppo “no”.
La competenza corrisponde al possesso dei migliori dati disponibili al momento: ma chi dice che questi dati siano giusti? Oggi la facoltà di medicina richiede sei anni di studi, per concedere la laurea, e i medici ci sono molto utili. Nel Seicento invece poteva darsi che l’intervento del medico peggiorasse la situazione. Perché i medici non studiavano? Al contrario, perché studiavano quanto e più di oggi, ma imparavano le cose sbagliate. E il massimo competente che le seguiva col massimo scrupolo poteva anche fare i massimi danni.
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