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Politica
Benifei parla a vuoto e la direzione dorme: ecco perché il Pd non c'è più
Brando Benifei

Pd, i dolori del giovane Brando. L’ “effetto acquario” scatena l’ilarità e pone serie questioni

Già il nome è impegnativo, Brando, abbinarlo poi al cognome Benifei è vera cattiveria antropologica. BB come Brigitte Bardot, che però è donna, ma in questa epoca di fluidità l’acronimo va bene lo stesso per l’infosfera in cui siamo immersi h24. Brando è parola germanica, tecnicamente alto tedesco e originariamente significava “tizzone”, ma poiché quei popoli che Cesare descrive con acume e ironia del De Bello gallico, erano usi utilizzarlo come spada per ficcarla negli occhi dei contendenti, è passato poi a questo significato.

Dicevamo dell’ironia dell’Antico romano. Ironia appunto che si è abbattuta due giorni fa sul povero Brando che è approdato agli onori della cronaca per un episodio divertente dai contenuti però imbarazzanti. No, no è che al giovane Brando sia accaduto qualcosa di irreparabile, che so, che la cinta dei pantaloni l’abbia inopinatamente tradito lasciandolo nelle classiche braghe di tela, ma qualcosa forse anche di peggio perché –come vedremo- può essere anche fatto segno di una interpretazione allegorica dell’attuale stato della politica del Pd.

Speriamo che BB non sia ricordato solo per questo episodio, come è accaduto ad un grande chitarrista italiano, Franco Cerri, che divenne famoso solo quando interpretò l’”uomo in ammollo” per Carosello, facendo la pubblicità ad un noto detersivo immerso in piedi nell’acqua fino alle spalle. Ma chi è Brando Benifei? È il capodelegazione del Partito democratico al Parlamento europeo.

Brando è un giovane rampante di 36 anni che ha giustamente un’alta considerazione di sé e si prende giustamente molto seriamente e per questo quanto gli è accaduto è ancora più crudele. Il deputato Ue stava in collegamento da Strasburgo in videochiamata con il Nazareno, al cospetto di tutto lo stato maggiore del Pd, compreso il segretario che lui chiama confidenzialmente “Enrico” e giustamente voleva fare bella figura. Si era tirato tutto a lucido con cravatta rossa, camicia azzurrina, barba d’ordinanza da vecchio milite sessantottino.

Inizia il suo discorso quando all’improvviso per un problema tecnico scompare l’audio. Cose che succedono, soprattutto con l’evolversi di ordigni telematici come gli attuali, ma la cosa divertente è che nessuno si accorge di niente e il povero Brando continua a parlare da solo per circa due minuti perché il microfono non funziona.

Qualcuno dei suoi amici che lo segue in diretta se ne accorge e lo avverte con dei messaggi sul cellulare. A quel punto Brando cerca di comunicare con i “Nazareni” che però non se lo stavano filando sin dall’inizio e quindi non si accorgono dell’inconveniente tecnico presi naturalmente da ben altri pensieri. Situazione drammatica: Brando ha una tardiva illuminazione alla Toninelli - che era posseduto ad intermittenza dal dono del pensiero - e si scompone sbracciandosi, ma niente, Letta sta giocando a Subbuteo sul cellulare e la Serracchiani si sta rifacendo il trucco.

Brando è disperato, ma poi per uno di quei miracolo inesplicabili che si epifanizzano nel mondo della tecnica, improvvisamente torna l’audio e il vocione di Brando riconquista l’etere. Poco dopo però una porta si apre improvvisamente come nei film dell’orrore ed entra una ragazza che gli dice qualcosa. "Continuano a dirmi che non mi sente nello streaming (ma non è vero, ndr), vuol dire che faremo la registrazione". Decisione saggia naturalmente. Il dramma è che al Nazareno non hanno capito nulla di quello che è successo, ringraziano e si passa al prossimo contributo. E veniamo all’allegoria promessa ad inizio articolo.

Quella del microfono spento -con l’esponente del Pd che parla al vuoto- può essere presa come una efficace allegoria della crisi di identità che sta percorrendo uno dei principali partiti italiani. L’ “effetto acquario” che ha accompagnato l’esibizione del giovane deputato a cui va tutta la nostra solidarietà, è significativo: nessuno lo ha avvertito perché nessuno se ne era accorto perché tutti erano impegnati in altro. Un effetto surreale da scena di un film di Nanni Moretti o peggio di Fantozzi. Allegoria di un mondo, quello della politica, in cui tutti sono impenitenti egonauti che non si occupano neppure più di quello che gli sta accadendo intorno.

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