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Politica
Il coronavirus e l'Europa che (come al solito) non esiste


Il primo a denunciare il clamoroso caso degli euro deputati italiani, che vengono dalle zone di contagio, messi in quarantena, è stato il capo delegazione di Fratelli di Italia, Carlo Fidanza, che con un post su Facebook, ha definita assurda la decisione presa dai questori dell’Europarlamento di mentre in quarantena tutti gli eurodeputati italiani e i loro collaboratori che provengono dalle zone di contagio del nostro paese. “Ebbene si. Con una decisione assurda il Parlamento europeo ci ha messo in quarantena. Quello che da noi viene previsto soltanto per chi risiede o ha avuto contatti con la “zona rossa” viene esteso arbitrariamente esteso ai parlamentari eletti in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte. Inaccettabile il nostro diritto/dovere di rappresentarvi non può essere compresso senza motivo. Ci faremo sentire.” queste sono state le sue dure parole a commento di una decisione che ancora una volta dimostra quanto questa Europa sia lontana dall’idea di una entità capace di guidare e dare un indirizzo chiaro e coeso su questioni di vitale importanza per i suoi cittadini. Ma d’altra parte già nelle immediate ore successive all’esplosione del contagio, il silenzio assordante delle istituzioni europeo ha destato un senso di smarrimento, che non può far riflettere anche gli europeisti più convinti. Non è immaginabile che dopo quanto accaduto in Cina in Europa nessuno si sia posto il problema di come affrontare una eventuale emergenza sanitaria se, come poi accaduto, si fosse estesa ad un paese della comunità europea. Unica soluzione quella fatta trapelare, un po' sommessamente, da parte del commissario all’economia di Bruxelles, Paolo Gentiloni, sulla possibile apertura per una maggiore flessibilità sul deficit  italiano( un po' poco di fronte ad uno scenario di possibile recessione economica in arrivo). Per il resto nessuna decisione messa in cantiere se non appunto ora queste volte ad isolare il nostro paese e i suoi rappresentanti al parlamento. Forse i signori di Bruxelles pensano di limitare il virus lasciando il problema al nostro paese e pregando il buon Dio che il coronavirus scelga, come milioni di turisti, il bel paese per “svernare”, senza circolare per il resto d’Europa. Ma a parte gli scherzi lascia piuttosto sconcertati il fatto che venga imposta una simile quarantena non solo agli eurodeputati ( oltretutto alla vigilia di una importante plenaria a Strasburgo) e ai loro collaboratori, ma anche a molti giovani lombardi, veneti emiliani e piemontesi, che si apprestavano a partire per uno stage all’interno delle istituzioni europee, mettendoli in una condizione di forte disagio non solo economico. Senza contare che ad oggi non risulta che a Bruxelles siano state prese misure restrittive di alcun tipo. Se questo è lo spirito di solidarietà, sulle cui basi dovrebbe fondarsi la stessa idea di Europa unita, c’è poco da stare allegri. Perchè una decisione simile, al di là della sua effettiva validità ed efficacia tutta da dimostrare, contribuisce sicuramente ad accrescere la psicosi e l’isolamento verso un paese dell’Unione, quando invece dovrebbe essere agevolato il suo sforzo immane messo in campo per superare l’emergenza, per evitare appunto la psicosi di massa e atteggiamenti inutilmente discriminatori. Le assenze dell’Europa su una questione di simile gravità, già denunciate qualche giorno fa, si palesano ancora più chiaramente con queste misure “tampone” ( mai termine forse sarebbe più azzeccato in un simile frangente) che riflettono il pressapochismo e la confusione che sembra da tempo aleggiare sulle istituzioni europee. Se non si riesce a creare una vera unità di intenti e politiche comuni sulle questioni fondamentali come sanità, difesa, politica, estera ed economica, questa Europa è destinata a rimanere una bella incompiuta.

vcaccioppoli@gmail.com

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    europa coronavirus





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