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Politica
Il mio Mezzogiorno
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PREMESSA

 

Questo Governo nasce con l’intento di marcare nettamente un cambiamento tra politiche del passato e visione del futuro: obiettivo è quello di superare l’uso di etichette sterili per favorire il vero e reale sviluppo omogeneo del Paese facendo leva e integrando tutte le politiche per la riduzione dell’ormai insostenibile e ingiustificato divario tra Nord e Sud, di un’Italia a 2 velocità, di un Paese diviso e con poca fiducia nelle reali potenzialità di quella che continua ad essere una delle principali economie mondiali.

A conferma dell’attenzione del Governo per il meridione d’Italia mi è stata conferita la delega per il SUD e come da contratto di maggioranza, la mia attività sarà orientata alla “previsione di politiche (sostegno al reddito, pensioni, investimenti, ambiente e tutela dei livelli occupazionali) finalizzate allo sviluppo economico omogeneo del Paese, e alla riduzione del gap tra Nord e Sud”.

Pertanto, ringraziandovi per il cortese invito, di seguito proverò ad esporre sinteticamente l’attività in programma per i prossimi 5 anni di Governo. In una prima parte illustrerò il funzionamento degli Uffici della Presidenza a me delegati e le principali relazioni con l’amministrazione e con le altre autorità politiche. La seconda parte è un’operazione “verità” sull’andamento della programmazione 2014-2020, la cui impostazione ho ereditato dal precedente Governo. La parte finale sarà dedicata alla prossima programmazione 2021-2027, sia nel dialogo con le Istituzioni UE sia in preparazione delle linee strategiche per l’attuazione nazionale.

 

  1. Funzionamento del Dicastero

 

Nell’organizzazione della compagine governativa svolgo le funzioni di “Autorità politica per la coesione”. Ciò comporta, innanzitutto, l’avvalimento del Dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del Consiglio per lo svolgimento delle deleghe assegnatemi, nonché la vigilanza sull’Agenzia per la coesione territoriale.

Sotto il profilo organizzativo, con il primo provvedimento legislativo utile (articolo 4-ter del decreto-legge n. 86/2018), abbiamo provveduto a razionalizzare e chiarire le reciproche competenze degli Uffici, a garanzia di maggiore efficacia ed efficienza dell’amministrazione. È inoltre meglio definito il ruolo di Invitalia nelle iniziative di accompagnamento delle Amministrazioni, con particolare riguardo alle funzioni da quest’ultima svolte quale centrale di committenza.

Tra gli interlocutori privilegiati del Dicastero segnalo i rapporti con il Comitato interministeriale per la programmazione economica e con il Ministro per gli affari regionali, al fine di garantire piena integrazione tra le risorse pubbliche e gli obiettivi di convergenza regionale nazionale.

Nei prossimi anni è mia intenzione, anche attraverso strumenti di semplificazione normativa ed amministrativa, assicurare una più stretta integrazione tra gli attori istituzionali coinvolti, soprattutto a livello territoriale. Ad esempio, la Cabina di regia del Fondo sviluppo e coesione 2014-2020, istituita con Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 25 febbraio 2016, dovrà sempre più rappresentare il punto di riferimento per una corretta e concreta attuazione delle politiche di coesione territoriale del nostro Paese.

Inoltre, continuerò con spirito costruttivo il dialogo già in corso con l’Unione europea, mediante la partecipazione ai consessi europei, a partire dal Consiglio affari generali – formazione coesione. Ritengo, infatti, che gli obiettivi fissati dal Trattato di funzionamento dell’Unione europea sulla politica di coesione economica, sociale e territoriale citata dal TFUE (Articoli 4 e 174-178) vadano confermati e sostenuti con politiche concrete da parte delle Istituzioni europee. Saremo, quindi, propositivi e allo stesso tempo fermi nel ribadire l’importanza di azioni concrete per eliminare il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni europee.

 

< >Programmazione 2014-2020per il periodo 2014-2020, esse sono pari a 59,47 miliardi di euro, del quale – per legge – l’80% va al Sud, e che per l’85% è stato assegnato con decisione del CIPE nella precedente legislatura e per la restante parte è stato oggetto di disposizioni legislative;vi sono poi quelle in attuazione dai cicli di programmazione del Fondo Sviluppo e Coesione (ex Risorse Aree Sottoutilizzate, ex Fondo Aree Sottoutilizzate) per gli anni 2000-2006 pari a 16,6 miliardi di euro (3,6 per il Centro Nord e 13,0 per il Sud) e 2007-2013 pari a 13,0 miliardi di euro (2,3 per Centro Nord e 10,7 per il Sud). Programmazione 2021-2027

 

A cura di: SISTEMA CONTI PUBBLICI ITALIANI

 

ALLEGATO

Addizionalità degli interventi cofinanziati nel Sud: mancato rispetto

 

Il principio di addizionalità dei Fondi strutturali europei

Il principio di addizionalità sancito dai Regolamenti comunitari stabilisce che il sostegno dei fondi europei in favore dell’obiettivo della crescita e dell'occupazione non sostituisce le spese strutturali pubbliche o assimilabili di uno Stato membro e che, nei periodi di programmazione, deve essere mantenuto un livello di spese strutturali, pubbliche o assimilabili, mediamente pari, su base annua, al livello di riferimento stabilito negli Accordi con gli stati beneficiari dei fondi.

Sebbene il quadro regolatorio per la verifica dell’addizionalità  sia mutato tra il ciclo 2007-2013 e il ciclo 2014-2020 in favore di un impegno nazionale macroeconomico sulla quota di investimento pubblico in rapporto al PIL,  l’Italia ha , ancora nel ciclo 2014-2020, l’obbligo di effettuare la verifica anche a livello regionale, essendo la popolazione delle regioni meno sviluppate pari a circa il 30 per cento della popolazione totale del Paese e quindi una quota significativa ai sensi delle disposizioni regolamentari di riferimento.

Per la programmazione 2007-2013, in cui l’addizionalità era definita in livelli assoluti, le Autorità italiane, dopo la ridefinizione dell’importo medio annuo proposto in sede di verifica intermedia - riconosciuta dalla Commissione in quanto giustificata dalla crisi economico-finanziaria che aveva colpito l’Italia a partire dal 2008 e che aveva determinato una situazione economica e di finanza pubblica molto diversa da quella esistente nel momento in cui era stato definito il livello delle spese strutturali, pubbliche o assimilabili – hanno dimostrato di aver rispettato la verifica registrando che la spesa pubblica nazionale addizionale nelle regioni dell’Obiettivo Convergenza (meno sviluppate) durante il periodo di programmazione 2007-2013 si era mantenuta a un livello medio annuo di 15.076 milioni di euro a prezzi 2006 superiore pertanto al livello di riferimento ex ante per gli stessi anni e pari a 13.860 milioni di euro (a prezzi 2006).

Nella programmazione 2014-2020 i criteri per la verifica del principio sono mutati e, secondo quanto stabilito dal Regolamento dall’art. 95 del Regolamento 1303/2013, i dati nazionali assunti come base di riferimento per la stima sono quelli riportati nel Documento di Economia e Finanza (DEF), mentre il profilo programmatico regionale è stato costruito mettendo in relazione le informazioni della banca dati Conti Pubblici Territoriali (CPT) e i dati nazionali riportati nel DEF con il relativo profilo programmatico; è stata quindi calcolata la quota media degli investimenti nelle regioni meno sviluppate di fonte CPT sul dato nazionale di fonte DEF e ricostruito il peso di tali investimenti rispetto al PIL nazionale.

Nella verifica ex ante il profilo programmatico del rapporto tra Investimenti fissi lordi e Prodotto Interno Lordo nazionale nelle regioni meno sviluppate è stato fissato dalle Autorità italiane in un valore medio per il periodo 2014-2020 dello 0,4 per cento, impegno programmatico contenuto nell’Accordo di partenariato.

Una prima ipotesi di verifica intermedia per il periodo 2014-2017, calcolata sulla base della stessa metodologia e utilizzando le informazioni aggiornate sia del DEF che della banca dati CPT, conferma il valore medio dello 0,4 per cento e quindi il rispetto del principio di addizionalità. Al tempo stesso, l’osservazione sui livelli degli investimenti pubblici e sull’andamento di tale dato sollecita a una specifica attenzione agli investimenti nelle regioni in ritardo di sviluppo per il periodo successivo al 2017 onde evitarne il rischio di riduzione nel prossimo triennio e il conseguente rischio di inadempimento del principio in termini ex post.

Il principio di equità nella spesa ordinaria dello Stato per investimenti

La consapevolezza dell’effetto sostitutivo delle risorse aggiuntive destinate alla politica per la coesione rispetto a quelle delle politiche di carattere ordinario nel Mezzogiorno ha fatto ritenere necessaria la reintroduzione di principi legislativi per il riequilibrio territoriale nella spesa investimento pubblico contenuti nell’art. 7bis della legge n. 18/2017.

La norma dispone che le Amministrazioni Centrali si conformino all’obiettivo di destinare agli interventi nei territori del Mezzogiorno (Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna) un volume complessivo annuale di stanziamenti ordinari in conto capitale proporzionale alla popolazione di riferimento.

L’obiettivo è quello di riequilibrare il rapporto tra i due principali canali finanziari che compongono la spesa in conto capitale nel Mezzogiorno: le risorse ordinarie e quelle derivanti dalla politica aggiuntiva, sia comunitaria (Fondi Strutturali e relativo Cofinanziamento nazionale) che nazionale (Fondo di Sviluppo e Coesione).

Le risorse ordinarie verrebbero quindi orientate al rispetto del principio di equità, finalizzato a far sì che il cittadino, a qualunque area del Paese appartenga, possa potenzialmente disporre di un ammontare di risorse equivalente, mentre le risorse della politica aggiuntiva, prevalentemente destinate al Sud, hanno la funzione di garantire la copertura del divario ancora esistente, dando attuazione al co.5 dell’art. 119 della Costituzione.

Nel 2017, nell’ambito del Sistema dei Conti pubblici Territoriali, l’Agenzia per la coesione territoriale ha realizzato un esercizio di simulazione per verificare gli effetti, in termini di spesa pubblica, che si genererebbero nell’ipotesi teorica del pieno raggiungimento dell’obiettivo posto dalla legge n. 18/2017, prescindendo dalle limitazioni introdotte dal decreto attuativo e simulando a ritroso quale sarebbe stato l’impatto della norma nell’ipotesi che tutte le Amministrazioni Centrali si fossero conformate - nel periodo 2000-2015 - alla prescrizione normativa, portando la propria spesa ordinaria complessiva ad un livello pari a quello della popolazione.

Da tale esercizio – effettuato per il periodo 2000-2015 - è risultato che per il Mezzogiorno la quota di risorse ordinarie reali delle Amministrazioni Centrali è stata pari mediamente al 28,9 per cento, con una riduzione a circa il 28,4 per cento nell’ultimo triennio considerato, al di sotto della rispettiva quota di popolazione - pari mediamente al 34,4 per cento. Al contrario, nel Centro-Nord la quota delle spese ordinarie risulta pari al 71,6 per cento, quindi di 6 punti percentuali superiore alla popolazione dell’area, che nel medesimo periodo risulta pari a 65,6 per cento.

Sulla base dell’esercizio effettuato pur con ipotesi prudenziali, laddove tutta la spesa ordinaria delle Amministrazioni Centrali fosse stata sottoposta al rispetto della riserva, l’ammontare complessivo di spesa pubblica oggetto di redistribuzione territoriale sarebbe stato pari a 1,63 miliardi medi annui.

Si segnala, tuttavia, che sia le modalità di verifica del principio, sia la mancanza di un vincolo di cogenza nel raggiungimento dell’obiettivo, rischiano l’inefficacia della norma.

Audizione del Ministro per il Sud

Sen. Barbara Lezzi

Senato della repubblica

Commissioni riunite

5° Bilancio e 14° Politiche dell’Unione europea

Linee programmatiche del Ministro per il Sud

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