Politica

Pd alla ricerca di identità e leader: Elly Schlein è l'ultima "papessa nera"

Di Giuseppe Vatinno

Non è "solo" un problema di nomi: il Pd non rappresenta più i poveri, gli ultimi, i diseredati, ma i ricchi tartinati dei Parioli

Il Pd e la nuova strategia suicida

Il Partito democratico si dibatte da anni sul problema della leadership senza uscirne mai veramente fuori. Infatti il problema del Pd non sembra tanto quello di trovare i “nomi” dei supposti salvatori ma cambiare radicalmente mentalità. Altrimenti cambieranno solo le persone ma il partito sarà sempre più destinato a perdere la guida della sinistra. Intendiamoci, il problema è mondiale e riguarda tutti i partiti progressisti ed ha la sua origine nelle teorie e nelle pratiche della cosiddetta “Terza Via” che fu ideata da Tony Blair in Gran Bretagna sulla scorta di Bill Clinton negli Usa. Si trattava di costruire una “sinistra moderna” a metà strada tra il socialismo classico e il capitalismo progressista e se vogliamo c’aveva pure provato il nostrano Bettino Craxi con il suo PSI.

Il problema è che il capitalismo è stato per la sinistra così avviluppante che ha prodotto poi corruzione ed eterogenesi dei fini. Insomma, il discorso è sempre lo stesso. Si contesta la torta al cioccolato e panna perché “fa male” ma poi quando la si raggiunge se la mangiano tutti di gran gusto. E la torta “capitalista” ha più potere dell’anello del Potere di Frodo nella saga di Tolkien e quindi si è passati dal PCI di Berlinguer che presidiava la FIAT ad andare a mangiare ed in vacanza insieme all’amministratore delegato della FIAT stessa. E non solo il PDS-DS-PD è caduto in peccato ma anche la CGIL.

Così gli operai sono rimasti a bocca asciutta costretti ad assistere agli imbarazzanti duetti tra i propri leader politico - sindacali e i capi aziendali e delle fabbriche. E lì che il Pd ha cominciato, purtroppo per lui, a “vincere ai Parioli” e a perdere nelle borgate. Chi scrive è stato testimone di un fatto emblematico. Conoscevo la madre di Massimo D’Alema che si chiamava Fabiola Modesti e viveva all’ultimo piano di una cooperativa sulla Laurentina, a Roma.