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Politica
Il ‘Rito ambrosiano’ e i termovalorizzatori inceneriranno l'attuale Governo?
Foto di Claudio Bernieri

Non svelerà il mistero di Fatima ma certamente il libro di Roberto Maroni sul ‘Rito Ambrosiano’ è qualcosa che, nella sua essenza, regala un’interpretazione chiara di quello che sta succedendo nel Governo e che molti preannunciavano. Lo scontro cioè tra il cosiddetto ‘Rito ambrosiano’ e quello che può’ essere definito ‘Rito Romano’.

 

Due modi di pensare e realizzare la politica ( rispettabili e motivati entrambi) che differenziano molto gli azionisti di riferimento del Governo gialloverde, Lega e M5S.

Il rito ambrosiano e il rito romano. Due concezioni di Governo opposte

Da una parte la visione assistenzialista e ambientalista del movimento pentastellato, una strategia che privilegia la cura dell’esistente a scapito dello sviluppo futuro. Un tipo di approccio che, impropriamente, potrebbe essere definito rito romano ma che potrebbe essere appropriato per tutte le città e regioni del Sud.

Un approccio fatto più di apparenza che di concretezza, portato a mettere sui tavoli progettuali molti no, dalla Tav, al Tap, alla Pedemontana, a qualsiasi ( quasi tutti) tipo di condono, ai termovalorizzatori.

E non è un caso se il mondo delle imprese manifesta sempre più preoccupazione a proposito delle azioni e visioni pentastellate.

 

Dall’altra la logica leghista che ha, da sempre, un approccio più realistico, pragmatico, magari duro ma concreto che ha come punto di riferimento lo sviluppo del Paese.

Guardando, ad  esempio, il tracciato della Torino Lione è innanzitutto palese quanto questa arteria sia strategica per le future movimentazioni verso l’Europa e secondariamente come possa essere dannoso un no ad un simile progetto.

Nord e Sud, due mondi diversi anni luce ma che una seria politica deve capire nella loro interezza e complessità.

Il rito ambrosiano e il rito romano. Coraggio, concretezza e condivisione nel primo.

Secondo l’ex ministro ed ex presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni il ‘rito ambrosiano’ è fatto di coraggio, concretezza e condivisione. Un ‘modus operandi’ proprio di politici di diversa estrazione politica come il sindaco di Milano Beppe Sala o come il presidente del Veneto Luca Zaia.

 

E questo rito, impersonato appieno da Matteo Salvini con le sue azioni, i suoi atti di coraggio ( la decisione sulla Di Ciotti o il Decreto Sicurezza ne sono due esempi) si scontra con il credo proprio ai grillini. Un credo non giusto né sbagliato, solo diverso, fatto anche di tempi lunghi e teoria del complotto.

 

Ed è per questo insieme di cose che il castello gialloverde si sta sgretolando sotto queste due concezioni profondamente diverse.

Per un po’ il gusto del potere può’ agire da collante, per un po’ ma fino ad un certo punto.

E il punto di rottura , il punto di massimo calore che fa esplodere la pentola sembra molto vicino e non si chiama migrante, sicurezza, reddito di cittadinanza ma solo e soltanto termovalorizzatore.

Il rito ambrosiano e il rito romano. Termovalorizzatori nell'ennesimo scontro.

Non solo un impianto ma un modello per concepire lo sviluppo, uno sviluppo presente nel Nord Italia e pure  in larga parte d’Europa ed invece latitante nel Sud martoriato da crimine organizzato, mala salute e corruzione.

‘Grande è la confusione sotto il cielo, ma questo è eccellente’ sosteneva Mao Tze Tung ritenendo che proprio dalla confusione si sarebbe potuta trovare la giusta direzione.

Sarà così anche per l’Italia?

 

 

 

 

 

 

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