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Politica
Il sit-in di Schlein in Rai fa flop. Furbamente Conte e Calenda la mollano
Elly Schlein

Schlein, alla Rai va in onda la sua occupazione. Viene da ridere in una Tv in cui il Tg3 è ancora chiamato Tele Kabul

 

Ieri Elly Schlein è tornata indietro nel tempo e ha dato fondo alla sua capacità migliore cioè l’occupazione, specialità che l’aveva resa famosa ai tempi del liceo e, da ultimo, anche ai tempi degli indignados di “Occupy Pd”. E poiché il Pd è un partito masochista l’hanno fatta segretaria.

Un sit-in organizzato contro “TeleMeloni” con tanto di auto-slogan: “ogni tanto bisogna osare”.

“La misura è colma perché la destra ha oltrepassato la soglia della decenza procedendo con una occupazione militare della tv di Stato”.

Viene da ridere in una Tv in cui il Tg3 è ancora chiamato Tele Kabul.

A “DiMartedì” la segretaria del Pd aveva raggiunto il suo massimo della balordaggine mediatica.

“Domani (cioè ieri, ndr) saremo alle 18.30 a viale Mazzini alla sede della Rai per l’indipendenza del servizio pubblico che non può diventare la cassa di propaganda del governo perché la Rai è di tutte le italiane e di tutti gli italiani”.

Floris la interrompe:

“Senta questo è un altro grande caso. Voi andate a sedervi davanti alla rai quando avete un consigliere di amministrazione, avrete dei funzionari, avete dei dirigenti, avete dei giornalisti che fanno anche riferimento a voi e fate un sit-in come se foste degli studenti”.

Un siluro in piena regola.

A quel momento il sorrisone della Schlein si trasforma in qualcosa d’altro, si ammoscia, si deforma topologicamente in una smorfia, rimane con la bocca aperta e non sa che dire. L’eloquio di solito così ciarliero si blocca, l’occhio si immobilizza e la segretaria resta immobile, rimane inebetita e imbarazzata davanti alla domanda a bruciapelo di Floris che non si aspettava. Una vera figuraccia in diretta Tv.

Ed in effetti Floris ha ragione. La Rai è letteralmente infarcita di dirigenti e papaveri di sinistra. Quindi, in un certo senso, la Schlein ha dimostrato contro sé stessa. Capita quando c’è solo ipocrisia e impreparazione politica.

Basti pensare solo all’onnipresente sindacato “di sinistra” Usigrai che esterna in continuazione su tutto lo scibile in un flusso ininterrotto di giudizi e contumelie contro gli avversari che in questo momento sono rappresentati finalmente da un nuovo sindacato, UniRai vicino al centro – destra dopo decenni di dominio incontrastato dell’altro.

La manifestazione è fallimentare. Manca Conte e manca Calenda, che ha definito correttamente “adolescenziale” l’evento.

Però c’è il gruppo dei bonzi del partito Matteo Orfini, Antonio Misiani, Nicola Zingaretti, Alessandro Zan, Chiara Braga, Filippo Sensi e Francesco Verducci, più che altro per tenerla d’occhio. La sua semplicità o ingenuità è clamorosa perché dice che il suo obiettivo è “tornare presto al governo”. Ma va?

Il punto è che il Pd è abituato storicamente a tornarci al governo ma con i ribaltoni e non con elezioni democratiche.

In rappresentanza di Renzi c’è Boschi di Italia Viva ma sembra più che altro una presenza per differenziarsi dal nemico Calenda che per convinzione.

Non poteva mancare Giuseppe Giulietti di Articolo 21 che di questi eventi non se ne perde uno.

Nel complesso un raduno adolescenziale che restituisce tutta la cifra di una segretaria non adulta, che al dialogo preferisce occupare, come se viale Mazzini fosse il suo liceo sotto casa.






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