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Politica
Ilaria Salis, candidata "di comodo" per la sinistra in difficoltà

Ilaria Salis, candidata "di comodo" per la sinistra in difficoltà

Italia, Belpaese. Come scriveva Dante: “Del bel paese là dove ‘l sì sona” (Inf. XXXIII, 80). Alla malmessa sinistra italiana, in particolare a quella ex comunista da dove proviene Nicola Fratoianni (Rifondazione comunista) e a quella ambientalista ante Greta Thunberg di Angelo Bonelli (un mix  guazzabuglio in cui c’è dentro spezzoni di ogni tinta di rosso), ci mancava la questione di Ilaria Salis.

Come noto, Ilaria sarà candidata alle prossime elezioni Europee, probabilmente capolista nel Nord Ovest, con Avs Alleanza Verdi-Sinistra che nelle scorse settimane aveva già annunciato il ritorno in campo di Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace nel 2021 condannato in primo grado a più di 13 anni di reclusione per 21 reati commessi nella gestione dei progetti di accoglienza, sentenza ribaltata in appello con assoluzione. La 39enne attivista e insegnante di Monza è in carcere in Ungheria dall’11 febbraio 2023 con l’accusa di aggressione di alcuni neo nazisti che avevano preso parte al “Giorno dell’Onore”.

Il tribunale ungherese le ha negato gli arresti domiciliari. Al di là di ogni considerazione di tipo legale-legislativo e nel ribadire l’esigenza del rispetto di tutti i diritti per chi è in carcere, è evidente che questo è diventato un caso politico su cui c’è chi ci marcia per evidenti interessi elettoralistici. Il duo Bonelli-Fratoianni fa di tutto per superare alle prossime Europee lo sbarramento del 4%. Fatte le debite differenze fra la Salis e Soumahoro, l’operazione ha gli stessi obiettivi, cioè raccattare voti sfruttando la notorietà dei casi giudiziari. Più che una scelta politica, è una operazione di marketing. Certo, per Ilaria Salis non ci sono cause di ineleggibilità né questioni di incompatibilità.

Se verrà eletta, Ilaria Salis beneficerà immediatamente dell’immunità parlamentare e dovrà essere scarcerata per poter esercitare il suo mandato, ma il processo nei suoi confronti potrà comunque proseguire in Ungheria e i giudici ungheresi potranno avviare la procedura di revoca dell’immunità. Al di là delle considerazioni politiche, tutt’altro che positive visto l’uso elettoralistico della vicenda, se la Salis non fosse eletta alle urne dell’8 e 9 giugno 2024 non cambierebbe nulla, se non l’aggravamento della sua posizione nell’opinione pubblica, specificatamente nel processo in Ungheria, Paese che fa parte della Nato e dell’Unione Europea.  

Vale sempre, per tutti, la presunzione di innocenza. Ogni imputato è considerato innocente fino a quando la sua colpevolezza non sia stata legalmente provata. Qui interessa il dato politico. Ilaria Salis ha già quattro condanne passate in giudicato per violenza, resistenza a pubblici ufficiali e invasione di edifici oltre che 29 segnalazioni all’autorità giudiziaria. Forse, per Bonelli e Fratoianni queste sono medaglie onorifiche.  Scriveva ieri sul Giornale il direttore Alessandro Sallusti: «Ognuno è libero di scegliersi i suoi martiri e i suoi eroi, ma se quello di Ilaria Salis è il curriculum ideale per la sinistra italiana, beh lo schiaffo non è tanto all’Europa (e all’Italia) bensì ai lavoratori e alle lavoratrici, ai precari, ai pensionati al minimo, ai disoccupati e a tutti coloro che il partito di Fratoianni dice di voler tutelare e che nonostante le difficoltà non si sono mai sognati di lanciare bombe molotov contro i poliziotti o partecipare a raid punitivi contro simpatizzanti di destra». Già. Se questa è la sinistra, Berlinguer si rivolta nella tomba. La politicizzazione della vicenda, comunque finiscano le elezioni europee, avrà strascichi negativi che andranno oltre le urne dell’8 e 9 giugno. Questa scelta di una parte della sinistra che sfida, oltre al buon senso, anche il diritto dimostra quanto sia con l’acqua alla gola,  in difficoltà anche nel superare la soglia elettorale di sbarramento. Evidentemente le lezioni del passato non servono a niente.






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