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Politica
In Europa si scherza con la parola "guerra". Manca uno statista à la Craxi

In Europa si scherza con la parola "guerra". Manca uno statista à la Craxi

In questo ultimo periodo, nel quale le nuvole si addensano sempre più fitte sui cieli dell’Europa mi torna spesso alla mente Bettino Craxi, uno statista coraggioso e illuminato che amava il proprio Paese e ha lavorato sempre affinché l’Italia avesse il posto che le spettava come leader della pace e della cooperazione nel Mediterraneo. Compì un errore chi negli anni ‘90 non si rese conto della portata dell’uomo politico e dello statista. Fu per primo lui, in tempi non sospetti ad anticipare la necessità di un cambio di passo nei trattati europei, che, così come erano stati pensati avrebbero portato prima l’Italia ad una profonda crisi economica e sociale e poi la stessa Unione Europea ad uno stallo critico a causa delle sue ataviche contraddizioni.

Oggi sono convinto che lo stesso Craxi sarebbe in prima linea ad avvertirci della pericolosità dell’escalation bellica in Europa e in Medio Oriente. Ormai da molto tempo si sta pericolosamente facendo spazio, senza trovare ostacolo alcuno, uno sdoganamento della guerra come risoluzione dei conflitti fra le nazioni, opzione lontanissima dalle nostre tradizioni e che peraltro dovremmo ricordaci sempre è palesemente contraria ai nostri principi costituzionali. Mi chiedo dove siano finiti i pacifisti, i girotondi, le sardine, i popoli viola e quelli arancioni. La pace si può difendere e affermare solo se è utile strumentalizzazione contro l’avversario politico di turno o è un principio universale senza tempo che va difeso sempre?

Media ed establishment culturale europeo si indignano giustamente per i misfatti degli attuali “cattivi”, per gli abusi compiuti in spregio alla democrazia e alla libertà, ma lo fanno con un linguaggio e un tono sempre più aggressivi. Questo clima in cui c’è chi stila la lista dei buoni e dei cattivi da punire è pericolosissimo e non porterà nulla di buono. La pace sembra sparita dai radar. Eppure oggi abbiamo più che mai bisogno di pace per garantire un futuro ai nostri figli e nipoti ai quali abbiamo apparecchiato un mondo pieno di incertezze e difficoltà che non abbiamo ancora risolto. È su questo che dovremmo impegnare tutte le nostre risorse, non per infarcire eserciti con armi sofisticate e letali che possono avere come risultato solo quello di portare dolore e distruzione.

Se pensiamo alle vicende anche le più critiche degli ultimi 80 anni, ci rendiamo conto che dopo il periodo della “guerra fredda” mai come oggi il rischio di un conflitto mondiale è altissimo e la prospettiva distruttiva di un simile scenario potrebbe avere effetti apocalittici. Psicologi e sociologi da tempo spiegano ai genitori che solo attraverso l’esempio si possono ottenere veri progressi educativi per i propri figli. Lo stesso esempio lo usino governanti, popoli e nazioni. Nessuno è perfetto e solo chi lo riconosce ancorché si trovi in una posizione di vantaggio morale potrà dirsi vittorioso. Si parta dunque da questa consapevolezza perché è solo guardando con onestà ai propri limiti che si può indurre i propri interlocutori a fare lo stesso.

Chi ha grandi responsabilità dovrebbe ben sapere che le cose date per scontate prima o poi muoiono. Muore una piantina se non la si nutre, muore un’amicizia se non la si coltiva, muore un amore a cui si fa l’abitudine. Anche la pace muore per le stesse ragioni. L’Italia può avere un ruolo fondamentale nel raggiungimento di un nuovo equilibrio mondiale fondato sulla pace e sulla prosperità, ma deve trovare il coraggio, quello che fu di Craxi negli anni ‘80. Affermare la propria indipendenza di giudizio e la propria sovranità, farlo in funzione della cooperazione e della pace tra i popoli è l’unica strada da percorrere per salvaguardare tutto ciò che ci sta a cuore e che non dovremmo dare per scontato. 
 

* coordinatore dipartimenti Lega






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