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Politica
Calenda: "I Cinque Stelle la vera casta. Il Sì serve alla loro propaganda"

Il leader di Azione Carlo Calenda è pronto per la manifestazione di oggi a Milano, “Fermiamo il populismo. La democrazia non si taglia”, promossa insieme a Più Europa e che chiuderà la campagna per il no al referendum sul taglio dei parlamentari. L’iniziativa, che ha raccolto numerose adesioni bipartisan, è in programma alle 18 in piazza Sempione e vedrà alternarsi sul palco, come spiegano i promotori, sindaci, economisti, parlamentari di maggioranza e opposizione, amministratori locali, leader politici, comitati del no.

Oltre allo stesso Calenda e a Emma Bonino, interverranno, tra gli altri, Carlo Cottarelli e Marco Bentivogli. Del Pd ci saranno Giorgio Gori, Tommaso Nannicini e Pierfrancesco Maran. Poi ancora: Benedetto Della Vedova e Riccardo Magi (Più Europa), Matteo Richetti (Azione), Deborah Bergamini (Forza Italia), Elena Grandi (Verdi), Davide Giacalone (Fondazione Einaudi), Isabella Conti e Lisa Noja (Italia viva), Laura Onofri (Donne per il No), Paolo Romano e Ilaria Piromalli (Giovani democratici).

Proprio Calenda, intervistato da Affaritaliani.it, ritiene che la partita referendaria sia ancora aperta. Quanto alle Regionali crede che il governo sia al sicuro a prescindere dall’esito del voto: “Non rischia. Ma per una ragione molto semplice: perché è nato proprio col presupposto di non andare alle elezioni”. L’ex ministro dello Sviluppo economico, tuttavia, lo dice a chiare lettere: “In teoria, l’esecutivo è in sicurezza se governa bene. E questo non sta accadendo. Ecco perché spero che un giorno gli elettori ne chiedano conto a chi ne fa parte”.

Calenda, continua il suo impegno per il no al taglio dei parlamentari. Crede che ci sia qualche possibilità che si ribaltino le previsioni della vigilia?
Lo spero. Ci sono solide ragioni sia di merito che politiche per votare no. Sono favorevole a una riduzione del numero dei parlamentari, ma all’interno di una riforma seria, che superi il bicameralismo paritario. Questo taglio non farà funzionare meglio il Parlamento e serve solo alla propaganda dei Cinque stelle che sono diventati la vera “casta”. Ogni giorno nuovi esponenti di partiti che hanno votato sì si schierano per il no, come Giorgio Gori e Tommaso Nannicini nel Pd. Saremo insieme in piazza, con Emma Bonino, Carlo Cottarelli e molto altri oggi pomeriggio a Milano per fermare i populisti prima che mettano mano alla Costituzione. 

Passiamo alle Regionali. In Toscana sostiene Giani e in Puglia appoggia Scalfarotto. C’è la possibilità che l’intesa con Italia viva diventi qualcosa di più dopo il voto?
Azione nasce con l’obiettivo dichiarato di sostenere ovunque i candidati in base alla competenza e non all’appartenenza politica. In Puglia sosteniamo Ivan Scalfarotto, che è una persona seria, con cui ho lavorato molto bene al Mise. Poi non è possibile che i pugliesi debbano scegliere tra Fitto, il candidato dei sovranisti e uno dei peggiori populisti che ci sia in Italia, ed Emiliano, la persona che ha definito Auschwitz il cantiere della Tap e ha gravi colpe per la diffusione della xylella. Oltre ad avere tra gli alleati il sindaco di Nardò, dichiaratamente fascista. Scalfarotto lo sosteniamo perché è il candidato migliore. Con Giani non siamo nella coalizione, sono andato a fare un evento per Giani perché penso che sia un amministratore migliore rispetto alla Ceccardi, due candidati molto vicini nei sondaggi.

Chi l’ha “corteggiata” di più, Renzi o Zingaretti?
Nessuno dei due. Ho lavorato molto bene con Renzi al governo, ma ora abbiamo modi di fare politica completamente diversi. Lui ha scelto di far nascere il governo con i Cinque stelle, cosa che ritengo sbagliata sotto ogni punto di vista, dopo aver detto molte volte che mai sarebbe successo. Il Partito democratico di Zingaretti invece ha smentito tutte le condizioni che aveva imposto ai Cinque stelle per la formazione di questo governo.

A quali condizioni si riferisce?
Tanto per cominciare il no al governo guidato da Conte. E poi a seguire: no ai decreti Sicurezza, sì allo Ius culturae e no al taglio dei parlamentari. In pratica, il Pd si fa dettare la linea dai Cinque stelle. Azione nasce per riportare coerenza e serietà in politica.

In Emilia Romagna, in occasione delle Regionali, c’era una lista del presidente che ha giovato a Bonaccini. In Toscana manca. Crede sia stato un errore non presentarla? Che spiegazione dà?
Nessuna, sono valutazioni che spettano ai singoli candidati. In alcuni casi una lista del presidente, civica, può aiutare gli elettori che non sono legati a un partito a votare per il candidato che ritengono migliore e dare l’opportunità di candidarsi a esponenti della società civile che forse non troverebbero posto nelle liste dei partiti. Non ho idea del perché Giani non l’abbia fatto, ma avrà le sue ragioni.

 Se le Regionali andassero male, secondo lei, il governo rischia?
No, perché questo governo è nato proprio col presupposto di non andare alle elezioni per impedire l’arrivo delle destre. I grillini hanno dimostrato di essere i più trasformisti di tutti, alleandosi prima con Salvini e poi col centrosinistra, nella stessa legislatura, pur di rimanere al potere. Figuriamoci se il governo rischia per il risultato delle elezioni regionali.

 A proposito, qual è il risultato che metterebbe in sicurezza il governo?
A ogni elezione si dice che ci saranno grandi stravolgimenti, ma non è così. Le elezioni regionali seguono una loro traiettoria e sono spesso condizionate da fattori interni, tendenzialmente estranei alla dinamica del governo. In teoria, l’esecutivo è in sicurezza se governa bene. Non sta accadendo e spero che un giorno gli elettori ne chiedano conto a chi ne fa parte.

 

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