Politica
Letta, Conte e Salvini pronti alle elezioni. Oggi rassicurano i gruppi, ma...

Anche Meloni per il voto. No alle urne da Renzi e Berlusconi
I tre leader affermano che non si voterà nel 2022 per poter cercare di controllare i propri parlamentari nella partita del Colle, ma...
Enrico Letta assicura che le elezioni politiche ci saranno solo nel 2023. Stesso discorso viene fatto a più riprese da Giuseppe Conte. E ieri, durante l'incontro con i deputati della Lega, Matteo Salvini ha spiegato ai suoi che il voto ci sarà soltanto a fine legislatura. Ma è davvero così? Niente affatto. Fonti qualificate di maggioranza e di governo spiegano ad Affaritaliani.it che i leader dei tre principali partiti che sostengono l'esecutivo Draghi hanno l'esigenza e la necessità di rassicurare i loro gruppi parlamentari sul fatto che non si voterà in primavera, anche se, in realtà, puntano proprio alle elezioni politiche anticipate dopo l'elezione del nuovo presidente della Repubblica.
Il punto - spiegano nei Palazzi romani - non è tanto chi andrà al Quirinale (Draghi o un'altra figura condivisa con Pierferdinando Casini, Giuliano Amato o Marta Cartabia) quanto l'esigenza di correre alle urne un anno prima del previsto. Ovviamente c'è anche una quarta figura, Giorgia Meloni, che dall'opposizione e forte dei sondaggi ha tutto l'interesse nelle elezioni in primavera. Letta, Conte e Salvini a parole assicurano i rispettivi deputati e senatori che la legislatura andrà avanti, ma dietro le quinte - per motivi differenti - puntano proprio sulla fine anticipata delle legislatura.
Il segretario del Pd è in netta minoranza nei gruppi parlamentari e teme che in autunno possa esserci una sorta di congresso del ribaltone interno portato avanti dalla nuova corrente de I Riformisti formata da Graziano Delrio, gli ex renziani di Base Riformista e gli amministratori locali come Stefano Bonaccini e Dario Nardella. Conte ha l'assoluta necessità di mettere i suoi in Parlamento considerando che oggi - come dimostra plasticamente la partita del capogruppo a Montecitorio - controlla meno del 20% dei parlamentari. Salvini ha l'esigenza di rinsaldare la sua leadership mettendo a tacere il fronte moderato e governista formato dal ministro Giancarlo Giorgetti e dai Governatori del Nord, Massimiliano Fedriga in testa.
In sostanza, assicurano le fonti, i tre leader affermano che non si voterà nel 2022 per poter cercare di controllare i propri parlamentari nella partita del Colle (altrimenti sarebbe liberi tutti), ma una volta eletto il nuovo Presidente staccheranno la spina non tanto al governo (sempre che non vada Draghi al Quirinale) quanto alla legislatura (con le elezioni quasi certamente domenica 8 e lunedì 9 maggio). Sul fronte opposto, contro le elezioni anticipate, ci sono i vari centristi, da Matteo Renzi a Carlo Calenda fino a Silvio Berlusconi e tutta Forza Italia. La vera partita quindi è dei leader dei grandi partiti di maggioranza contro i loro stessi gruppi parlamentari. Una partita che si svolge dietro le quinte e lontana da microfoni e telecamere.