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Politica
Libia, la moglie di Failla: "Liberazione pagata col sangue mio marito"
Guerra in Libia: liberati i due ostaggi italiani

Gino Pollicardo e Filippo Calcagno rientrano a Roma in un clima di polemiche.  L'interrogatorio dal pm Sergio Colaiocco sarà secretato.

Bonino, la guerra sarebbe errore e ne sono già stati fatti tanti - "Una spedizione in Libia guidata dall'Italia sarebbe un errore, ne abbiamo gia' fatti tanti. Abbiamo visto come e' andata in Iraq o in Libia. Forse e' meglio usare la prudenza e credo sia indispensabile avere un governo nazionale. L'idea che andiamo e li sfracelliamo...possiamo bombardare Sabrata e Sirte ma poi le schegge vanno dappertutto se non c'e' un controllo del territorio da parte di un governo legittimo". Cosi' Emma Bonino, intervenuta questa sera a Genova ad un dibattito nell'ambito del festival Limes. Bonino ha osservato che "ogni paese che vuole intervenire ha un proprio progetto. Quella contro il terrorismo sembra la piu' potente coalizione al mondo ma e' totalmente inefficace perche' ogni paese ha il suo terrorista preferito, il suo gruppo terroristico particolare e il suo gruppo moderato amico". "Non esiste una soluzione miracolosa al terrorismo - ha proseguito Bonino - ma esistono misure che potremmo prendere e che ci rifiutiamo puntualmente di prendere" come "un'organizzazione migliore del fenomeno dei profughi, un'intelligence europea che non vogliamo fare. L'unica cosa che ci viene in mente - ha concluso - e' alzare un muro e andare a bombardare da qualche parte. Credo che questa sia la via della sconfitta".

La moglie di Failla: "Liberazione pagata con sangue mio marito" - "Lo Stato italiano ha fallito, la liberazione degli altri due tecnici della Bonatti e' stata pagata con il sangue di mio marito e di Fausto Piano". Sfoga tutta la sua rabbia Rosalba Failla, moglie di Salvatore, uno dei due italiani rimasti uccisi in Libia a 24 ore dalla liberazione degli altri due connazionali. Parlando con l'avvocato Francesco Caroleo Grimaldi, la signora Failla, chiede che almeno l'esame autoptico, fondamentale per accertare come siano andati realmente i fatti, venga svolto dall'autorita' giudiziaria italiana, e non in Libia: "Se lo Stato non e' stato capace di portarmelo vivo, almeno adesso non lo faccia toccare in Libia, non voglio che l'autopsia venga fatta laggiu', stanno trattando Salvatore come carne da macello. Nessuno, fra coloro che stanno esultando per la liberazione degli altri - aggiunge la donna - ha avuto il coraggio di telefonarmi. Voglio che il corpo rientri integro e che l'autopsia venga fatta in Italia".

Le polemiche su Renzi - Il premier Renzi si difende sul fronte delle voci che portano a un intervento dell'Italia in LIbia: "I media si affannano a immaginare scenari di guerra italiana in Libia che non corrispondono alla realta'. La situazione in Libia infatti e' sempre molto delicata. Il lavoro delle Nazioni Unite per raggiungere un accordo solido e stabile sul governo e' ancora in pieno svolgimento. Abbiamo bisogno di una soluzione equilibrata e duratura. Solo a quel punto potremo valutare, sulla base della richiesta di un governo legittimato, un impegno italiano, che comunque avrebbe necessita' di tutti i passaggi parlamentari e istituzionali necessari". Per Renzi "dunque questo non e' il tempo delle forzature, ma del buon senso e dell'equilibrio"

Sel attacca il premier - Su eventuali azioni militari in Libia "penso che il Parlamento debba essere informato passo dopo passo: in un momento cosi' concitato mercoledi' e' tardi per informare il Parlamento che, per noi, si puo' riunire anche domani, perche' quando si parla di guerra e di morti c'e' un'urgenza che va rispettata", ha detto il capogruppo di Sel alla Camera, Arturo Scotto, riferendosi alle comunicazioni del ministro Gentiloni previste mercoledi' a Montecitorio. "Oggi abbiamo letto che il premier Renzi ha assicurato che su un possibile intervento militare in Libia nessuna scelta verra' presa senza il Parlamento", ha ricordato Scotto, commentando: "Benissimo, ma questa non e' una concessione ma e' quanto prevede la Costituzione".

Lucio Malan di FI: "Il governo spieghi la vicenda dei due italiani uccisi" - E sottolinea: "E' inaccettabile il silenzio di palazzo Chigi sulla vicenda dei quattro nostri connazionali in Libia, conclusasi con la morte di due di loro e con il rilascio degli altri due colleghi. Il Governo dovrebbe spiegare come e' avvenuto tutto ciò. C'e' stato il pagamento di un riscatto? Come mai due ostaggi sono stati liberati proprio il giorno dopo della notizia dell'uccisione dei loro due colleghi? Perche' non e' stato possibile tutelare anche loro? Bisogna capire come stanno agendo i nostri servizi sul campo. Dopo i trasferimenti e i pensionamenti che hanno smantellato il servizio, rendendolo fragile e incapace di dotarsi di fonti affidabili, non possiamo far finta che non stia succedendo nulla, anche perche' quella della Libia e' solo l'ultima di una serie di vicende che hanno registrato confusione, inaffidabilita' e soprattutto incapacita' di tutelare i nostri connazionali all'estero. Servono risposte chiare e ci auguriamo che il Governo esca da questo silenzio sospetto il prima possibile".

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