Politica
Grillo conferma il peggio sul M5S. Fa bene a tornare a fare il comico

Beppe Grillo ha concesso al “Corriere della Sera” una lunga intervista(1) la quale potrebbe dimostrare che il leader del Movimento 5 Stelle è un uomo lucido e ragionevole, mentre quelli che l’hanno seguito non hanno capito niente della politica.
Che se ne renda conto o no, Grillo dà ragione a chi, nel corso degli anni, del Movimento ha detto il peggio. A cominciare dal fatto che il partito è frutto di un equivoco. Dice infatti: “Non avrei mai pensato di essere l’artefice di un movimento politico”. “È successo tutto quasi per caso: la gente usciva dai miei show distrutta, ma anche ringraziandomi per le cose che dicevo. Allora mi sono detto: perché tutte queste esperienze non proviamo a raggrupparle? Ecco, il Movimento è nato più o meno così”, cioè sulla base di un sentimento di frustrazione di moltissimi italiani. Ma ciò corrisponde anche a dire che, politicamente parlando, era fondato sul nulla. Un partito politico non può avere come programma “siamo infelici”. Un lamento non è un programma come non lo è neppure una volgare invettiva. Il progetto deve essere positivo: “Facendo questo, e questo, e questo, smetteremo di essere infelici”. Le finalità generali e incontestabili non hanno senso politico. Sono soltanto uno specchietto per le allodole. Grillo comunque non si è strapazzato neppure in questa direzione. Si è semplicemente fatto portavoce, come dice, delle angosce dei più: “Io sono solo una specie di traduttore di deliri”. Ma i deliri ben difficilmente possono costituire il programma di un partito.
Beppe è lucido ed onesto. Non parla di ciò che non sa e non si avventura nei particolari della politica. Negli spettacoli, dice, “Ovviamente non mancheranno le mie ‘visioni’ sul futuro e i mezzi per come raggiungerlo. Qui non funziona più nulla: il lavoro, il reddito, la finanza, l’energia… Siamo costretti ad immaginarci un altro mondo e nel corso della serata io proporrò delle idee”. E non precisa nemmeno i termini di quella “visione”. “Ma attenzione, prosegue: io non posso essere la visione del Movimento. Bisogna che persone per bene, che sono libere mentalmente, abbraccino e si rendano partecipi di un pensiero comune che potrebbe essere quello del Movimento 5 Stelle sull’energia o in generale su come vogliamo che sia la vita dei nostri figli, dei nostri nipoti. Se non hai questa visione, di questa politica rimane poca cosa». Parole inconsistenti. Non soltanto egli ammette esplicitamente che il Movimento non deve attendersi da lui una guida, ma addirittura si limita a rinviare ad altri il compito di precisare la linea politica. E certo non si possono considerare “visioni” gli ideali in generale – quelli di onestà, efficienza, giustizia sociale, prosperità del Paese – perché non sono la riserva di caccia di nessuno e tutti ne promettono la realizzazione.
Grillo ha fatto sorgere il movimento ma si rifiuta di farsene carico, perché riconosce di non averne la capacità. È semplicemente un italiano che, come tanti altri, soffre di uno Stato inefficiente e sgovernato. “Guardate che io sono sempre quel comico che avete conosciuto negli anni, dice; è il vostro punto di vista nei miei confronti che è cambiato”. “Io non sono il leader dei 5 Stelle, e non ci deve essere alcun leader”. Anche se questo è discutibile: gli animali superiori sociali si dànno sempre un leader. Al massimo è questione di tempo.
“Io non sono a capo di niente”, insiste comunque. Ed è una fortuna. Perché, senza offesa, non capisce neppure che cosa sia la politica. Non si rende conto che essa è essenzialmente quella guida dello Stato che effettua le scelte più opportune fra le possibili, per massimizzare il benessere dei cittadini. Grillo invece la confonde con i politici che partecipano ai talk show. Dice infatti: “La verità è che la politica bisognerebbe analizzarla come una malattia mentale perché si basa sul niente. Anche i voti ai candidati si fondano sulla popolarità, sulla gestualità, sulla simpatia. È una rappresentazione del nulla. Il nulla che riempie il vuoto”.
Non si potrebbe dire di peggio. Se la politica fosse “il nulla che riempie il vuoto”, perché non farne a meno? In realtà la politica è l’amministrazione della polis, e la sua alternativa è il caos. Governo significa timone, e proprio non si vede perché una barca dovrebbe andare meglio senza, soprattutto dal momento che cambiano continuamente le condizioni in cui si trova a navigare. I governanti possono agire più o meno bene, più o meno male, ma un Paese senza uno Stato si ritrova nelle condizioni attuali della Libia. Se la politica è il “vuoto”, è il vuoto più importante della nazione.
Grillo fa bene a tornare a fare il comico. Sarà un onest’uomo, ma non è nulla di più. La sua intervista conferma che il Movimento è nato dallo scontento di quei cittadini che pensano che basta abolire lo Stato, e magari buttare in galera qualche funzionario corrotto, per risolvere tutti i problemi. E se per caso si finisce in Parlamento, basta protestare sempre e votare contro tutto.
Che sconforto.
Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it
(1)http://www.corriere.it/spettacoli/16_gennaio_24/beppe-grillo-liberta-politica-49444e7e-c210-11e5-b5ee-f9f31615caf8_print.html