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Politica
Manovra, Salvini batte Tajani. Da Meloni poche concessioni. Giorgetti...
Giorgetti e Meloni

Alla fine, tra Lega e Forza Italia, Salvini ha ottenuto di più di Tajani

 

Nell'ultimo vertice a Palazzo Chigi sulla Legge di Bilancio, che ha chiuso definitivamente la partita, non è cambiato sostanzialmente nulla. Forza Italia ha dovuto accettare la riformulazione sulla cedolare secca che prevede il 21% per una casa e il 26% per più case. Antonio Tajani l'aveva giudicata "insufficiente" chiedendo un ulteriore sforzo, ma messo alle strette da Giorgia Meloni, e non spalleggiato da Matteo Salvini, ha dovuto accettare, visto che ormai era l'ultimo giorno e la manovra andava trasmessa in Parlamento.

Due piccole concessioni al partito fondato dal Cavaliere: un generico impegno ad abbassare la pressione fiscale sulla casa qualora ci fosse nei prossimi mesi un extra-gettito (l'ipotesi al momento è circa un miliardo di euro) e l'introduzione di un codice identificativo nazionale sugli affitti brevi. Non a caso, però, Matteo Renzi, che punta proprio sull'elettorato di Forza Italia in vista delle elezioni europee del 9 giugno 2024, continua a dire che se ci fosse ancora Silvio Berlusconi le tasse sulla casa non sarebbero state toccate affatto.

Alla fine, tra Lega e Forza Italia, Salvini ha ottenuto di più di Tajani, con la cancellazione di Quota 104 3 il ritorno di Quota 103, anche se con penalizzazioni, e con l'impegno ad arrivare a Quota 41 per tutti entro fine legislatura (ma contributiva).

La presidente del Consiglio ha ottenuto una manovra "prudente" che non dovrebbe far irritare Bruxelles e i mercati e rassicurare anche Moody's in vista del giudizio sul rating dell'Italia in programma il 17 novembre. Non solo, la premier ha anche portato a casa la conferma che la maggioranza non presenterà emendamenti e quindi manovra "blindata" e via libera rapidissimo in Parlamento già ai primi di dicembre. Per quanto riguarda Giancarlo Giorgetti, europeista (più che leghista) ministro dell'Economia, la vittoria è quella della quasi certa ratifica del Mes intorno al 20 novembre, quando il tema arriverà in Aula.

D'altronde al titolare del Mef l'ok al Mes serve per trattare con i colleghi dell'Eurogruppo e avere il via libera allo sforamento del deficit-Pil nel 2024 nonostante il ritorno del Patto di Stabilità Ue. Meloni ha fatto qualche concessione, più a Salvini che a Tajani, ma alla fine ha tenuto il punto. Manovra soft, quasi austera, blindata e che scatenerà l'ira delle opposizioni e dei sindacati, con Cgil e Uil pronti allo sciopero generale. Ma la partita ormai è chiusa. Tutto finito, tra vincitori e vinti.

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