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Politica
Mara Carfagna tradisce l’Italia e appoggia l’ingerenza di Ursula von der Leyen

Mara Carfagna tradisce l’Italia e appoggia l’ingerenza di Ursula von der Leyen

Mara Carfagna sbrocca in una video - intervista e dice che “la Commissione europea è la guardiana dei trattati e le è stata fatta una domanda e a domanda ha risposto e la risposta e che se ci dovessero essere violazioni dei patti dei trattati ci sono gli strumenti per intervenire (risatina ironica, ndr). Cosa avrebbe dovuto dire? Ha detto una cosa assai scontata e ovvia (risata plateale, ndr) e quindi non è una interferenza ma ha esercitato il suo ruolo “.

Insomma, mentre tutta l’Italia si indigna per la grave e inopportuna ingerenza della presidentessa della Commissione europea Ursula von der Leyen, la Carfagna, candidata di Calenda, la difende e la esalta in un modo in primis imbarazzante per lei stessa che è ancora per un giorno (per fortuna) ministra della Repubblica.

Matteo Salvini fa notare il silenzio del premier Mario Draghi e del presidente Sergio Mattarella e dice che la spiritata signora dai capelli giallo topo deve “chiedere scusa o si deve dimettere”.

In realtà la bionda maritozzata tedesca aveva utilizzato un linguaggio ancor peggiore: "Vedremo il risultato del voto in Italia. Se le cose andranno in una direzione difficile, abbiamo degli strumenti, come nel caso di Polonia e Ungheria".

La Madama Dorè di Bruxelles minaccia e insulta l’Italia e compie il miracolo - con la sua protervia- di smuovere gli indecisi ad andare a votare rafforzando la più che probabile vittoria del centro – destra. Ieri invece avevamo avuto il via libera alla Meloni direttamente dalla solita “alta fonte dell’amministrazione Usa” che –come riporta Il Giornale- voleva rassicurare l’Italia che l’America non farà colpi di Stato come in Ucraina qualora vincesse il centro –destra. L’Italia commossa ringrazia.

Ma torniamo invece alla Madama Dorè nostrana che pur di tappetinarsi ai piedi di Bruxelles avalla le minacce e l’ingerenza sulle votazioni del nostro Paese, anzi le esalta. C’è da chiedersi se la fantomatica “agenda Draghi” che il duo Renzi – Calenda dicono di voler perseguire contenga anche l’umiliazione continua del tricolore svilito e svenduto agli interessi della finanza internazionale.

E pensare che la Carfagna fino a pochi mesi fa sguazzava felice come un pesciolino rosso al ministero che gli aveva regalato Silvio Berlusconi a cui non passa giorno che cerchi di assestare un bel calcione sulle glorie, a conferma del detto del Presidente Enrico De Nicola che la gratitudine è un sentimento del giorno prima.

Ha ragione Marta Fascina a darle dell’ingrata insieme a Brunetta e alla Gelmini.

Le parole di tripudio di una ministra della Repubblica ancora in carica danno il tangibile segno del degrado istituzionale a cui siamo giunti: augurare sanzioni e fastidi al proprio Paese per agguantare una volta di più uno scranno parlamentare a cui la Carfagna ha vinavillato le terga da eoni.

La von der Leyen, serva dei poteri forti, non fa altro che confermare e rafforzare proprio quel risentimento popolare che la Commissione europea teme e paventa eccitando le Quinte Colonne di collaborazionisti che sono sempre storicamente in agguato.

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