Politica
Meloni avanti sul premierato: "Un rischio che va colto". Schlein frena
Nella Sala della Regina di Montecitorio Giorgia Meloni difende la riforma sull'elezione diretta del premier
Meloni avanti sul premierato: "Un rischio ma che va colto". Schlein tuona: "Usate i vostri corpi e le vostre voci per frenare le accelerazioni"
Nella Sala della Regina di Montecitorio Giorgia Meloni difende la riforma sull'elezione diretta del premier e sottolinea: "Io mi sono interrogata mille volte su come i nostri avversari politici utilizzerebbero questa norma se fossero al governo, ma questo non mi preoccupa e non mi spaventa". "Autorevoli costituzionalisti si sono interrogati su come assicurare stabilità al governo.
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Non si è mai riusciti a fare passi in avanti, a trovare soluzioni. Forse per la tendenza della politica di guardare all'interesse di parte. Violante, io mi sono interrogata molte volte su come gli avversari utilizzerebbero questa riforma. Non mi spaventa. Questa riforma la sto facendo per chi arriva domani. Questo è un governop solido o stabile, non ne avrei bisogno. È un rischio per me fare questa riforma. Se non cogliessi questa occasione, non sarei in pace con la mia coscienza", ha aggiunto la premier.
"La Costituzione - ha rimarcato Meloni - delinea i principi, i valori, le forme entro i quali la nostra nazione, in tutte le sue articolazioni, cresce e si sviluppa anche e soprattutto dal punto di vista economico, sociale e culturale. Ecco perché la Costituzione è di tutti. Partiamo da qui. È di tutti perché tocca tutti, nessuno escluso, e perché a tutti fornisce gli strumenti per orientare ciò che ciascuno decide di realizzare nella propria vita e quindi fornisce quegli strumenti a chi come me ha scelto l'impegno politico, a chi invece si dedica all'impresa, a chi si dedica alla produzione, alla ricerca, allo sport. La Costituzione è di tutti perché delinea quel patrimonio di valori comuni, di principi, di diritti, di doveri nei quali tutti ci riconosciamo e all'interno del quale le differenti posizioni devono trovare sempre un terreno comune di confronto». «Una riforma che assicura governi stabili e eletti dal popolo è la misura più adeguata sul fronte dell'economia e della giustizia sociale. Naturalmente, nel doveroso confronto con le parti sociali. Come arrivare a questa democrazia? È la domanda che ci siamo fatti quando abbiamo scritto questa riforma. Bisogna salvaguardare gli organi di garanzia, a partire dalla funzione di arbitro super partes del capo dello Stato. Ed è esattamente quello che fa questa riforma: è stata una scelta lasciare inalterati i poteri fondamentali del presidente della Repubblica", ha aggiunto Meloni.
"L’obiettivo del premierato è quello di evitare ribaltoni. Nella scorsa legislatura abbiamo avuto tre governi, guidati da due presidenti del Consiglio, nessuno dei due aveva avuto legittimazione popolare, hanno guidato coalizioni formate da partiti che in campagna elettorale avevano dichiarato la loro alternatività, e la fiducia a quei governi è stata data da parlamentari eletti in liste bloccate. Tutto costituzionalmente legittimo, ma il punto è che i padri costituenti non potevano immaginarlo, perché era un altro mondo, un'altra epoca. Ora lo abbiamo visto accadere e lo dobbiamo correggere", ha detto ancora Meloni.
"Leggo di leader che dicono di fermare la riforma con i corpi. Non so se leggerla come una minaccia o come una sostanziale mancanza di argomentazione nel merito", ha aggiunto riferendosi implicitamente all'esortazione data dalla segretaria del Pd Elly Schlein ai suoi senatori. «Anche io preferirei» il dialogo, ha detto parlando di uno degli aspetti emersi nel seminario, "e farò quello che posso per una riforma che abbia il consenso più ampio. Ma quando la risposta è “la fermeremo coi nostri corpi ”- ha concluso sorridendo Meloni - la vedo dura".