Meloni si sdoppia. In Italia durissima contro l'"odio" della sinistra. All'estero diplomatica, low profile e ponte con Trump - Affaritaliani.it

Politica

Ultimo aggiornamento: 18:33

Meloni si sdoppia. In Italia durissima contro l'"odio" della sinistra. All'estero diplomatica, low profile e ponte con Trump

La strategia della premier del doppio atteggiamento. Inside

Di Alberto Maggi

La Meloni battagliera contro Schlein, M5S e AVS in Italia è anche la Meloni trumpiana, felpata, low profile e diplomatica in politica estera

Durissima e decisa in Italia, felpata e diplomatica in politica estera. Giorgia Meloni torna ad Ancona insieme ai suoi alleati di governo. Tutti insieme dopo quasi un anno sullo stesso palco. I leader del Centrodestra si schierano al completo per Francesco Acquaroli, il Governatore marchigiano che punta al bis il 28 e 29 settembre, primo test elettorale delle sette regioni al voto autunnale. E da lì strappano applausi sulla giustizia, che rivendicano alla vigilia del terzo voto sulla riforma costituzionale. Ma è soprattutto l'odio politico che scalda la premier.

Certa di parlare a ragion veduta, dice: "Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola". E alla leader del Pd che le aveva chiesto di andare in Aula per elencare gli attacchi subiti dal Centrodestra, ribatte chiamandola per nome: "Guarda Elly, se vuoi che te li faccio ci mettiamo mezza giornata". La presidente del Consiglio non arretra di un millimetro e va avanti sulla linea adottata prima alla festa dell'Udc e poi ribadita nel video-messaggio ai sovranisti spagnoli di Vox. Una posizione unitaria del Centrodestra e soprattutto di Fratelli d'Italia che continuano ad attaccare il "clima d'odio" che sparge la sinistra nel Paese contro il governo.

Per le opposizioni si tratta solo di un modo per nascondere le scarse risorse a disposizione per la prossima Legge di Bilancio, che sarà super-mini come taglio delle tasse. Per la maggioranza invece una doverosa denuncia dei toni sempre più alti usati dalle opposizioni (non tutte) dopo la (presunta) mancata condanna dell'assassinio di Charlie Kirk in America e il pericolo di emulazioni anche in Italia. Il tutto con la sinistra pro-Palestina che blocca strade, ferrovie e aggredisce professori universitari solo perché non condannano Israele. Ma se in Italia la premier tiene questa linea ferma e dura, sul fronte internazionale è di fatto un'altra persona.

A Palazzo Chigi il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa e Meloni hanno fatto il punto sulle urgenze “belliche”, come Gaza e Ucraina, ma anche su temi interni come l’automotive e gli spunti draghiani per il futuro dell'Unione. L’intenzione è giungere ai vertici di inizio ottobre a Bruxelles con un quadro chiaro delle iniziative da intraprendere, per non smarrire priorità e obiettivi programmatici.

La presidente del Consiglio non cede sul sostegno all'Ucraina ma allo stesso tempo - raccontano i suoi - non condivide affatto il protagonismo del presidente francese Emmanuel Macron che, insistendo con l'ipotesi di truppe occidentali in Ucraina una volta raggiunto un eventuale accordi di pace, altro non farebbe che aumentare l'irritazione di Vladimir Putin e dei vertici russi.

Meloni, che si guarda dal censurare l'abbraccio tra il vicepremier Matteo Salvini e l'ambasciatore del Cremlino in Italia, ha mandato avanti Guido Crosetto, ministro della Difesa di Fratelli d'Italia, per avvertire che le spese militari non si possono rimandare e questo se da un lato ha confermato ciò che aveva detto Giancarlo Giorgetti alla kermesse dell'Udc (anticipando le poche risorse per il Fisco sulla manovra) dall'altro però ha innescato una semi-polemica con la Lega che parla di corsa alle armi come alibi e che le priorità degli italiani sono altre. Ma tutto senza grandi clamori, sottotraccia.

La polemica non deve essere, almeno formalmente, all'interno del Centrodestra ma contro l'"odio sparso dalla sinistra". Anche se ad esempio sul candidato per le elezioni regionali in Veneto il braccio di ferro Lega - FdI continua e la situazione non si sblocca. Però c'è un collante nel Centrodestra che unisce tutti ed è lo stretto legame con gli Stati Uniti d'America. Per la premier e i suoi vice mantenere il rapporto saldo e forte come Italia e come Ue con Donald Trump è prioritario e l'Italia resta il Paese ponte tra Bruxelles e Washington. Sia sul fronte dei dazi, per evitare colpi di scena e anzi migliorare la situazione, sia sui temi caldi internazionali.

Ecco perché il governo continua a dire no a truppe in Ucraina (come gli Usa) e non ha alcuna intenzione di riconoscere lo Stato di Palestina. Una posizione 'trumpiana', senza sbandierarla troppo, che fa dell'Italia lo snodo chiave per tenere unite le due sponde dell'Atlantico. Per questo la Meloni battagliera contro Schlein, M5S e AVS in Italia è anche la Meloni trumpiana, felpata, low profile e diplomatica in politica estera. Una strategia ben precisa, studiata a tavolino e che, stando ai sondaggi, sta dando buoni frutti.

Tutte le notizie della sezione politica