Politica
Migranti, Mimmo Lucano in sciopero della fame contro le scelte di Mario Draghi

Secondo l'ex Sindaco di Riace le scelte del Premier bloccherebbero gli arrivi, ma negli ultimi 3 anni non c'erano mai stati tanti sbarchi come nel 2021
Mimmo Lucano contro Mario Draghi: l’ex sindaco di Riace, sotto processo per l’inchiesta Xenia, indice uno sciopero della fame per protesta. Perché? Secondo Lucano il premier Draghi bloccherebbe, per futili motivi, le navi della Ong e non permetterebbe ai migranti di sbarcare nel Bel Paese.
Per Lucano anche l’ex ministro Marco Minniti è una delle cause di queste politiche disumane che si sono imposte in Italia, politiche di “criminalizzazione della solidarietà e delegittimazione del modello Riace”. L’ex sindaco fa poi riferimento esplicito a chi fugge dai “lager libici”. Impedire che arrivino è ingiusto: hanno diritto all’asilo politico.
Lucano, invitato in varie iniziative pubbliche, in giro per l’Italia, ripete le considerazioni convinto delle proprie ragioni.
Ma è davvero così?
Al Viminale la campagna lanciata qualche giorno fa da Lucano ha destato una certa sorpresa se non sorrisi. Noi abbiamo guardato i dati ufficiali del ministero dell’Interno e risulta che da quando c’è Draghi, febbraio 2021, gli sbarchi siano aumentati, non diminuiti e con numeri a dir poco significativi. Non c’è un dato paragonabile negli ultimi 3 anni.
I numeri “a decorrere dall'1 gennaio 2021 al 19 luglio 2021”, recita il documento pubblico del Viminale, sono messi a confronto con lo stesso periodo nel 2019 e nel 2020. Nel 2019 gli sbarchi erano stati 3.302, nel 2020 9.773, nel 2021, con Draghi, gli sbarchi sono ben 24.622. Maggio, giugno e luglio del 2021 i mesi peggiori dell’anno, anche se nel 2020 è stato toccato il picco mensile, 7062 sbarchi, più grande del triennio. Le affermazioni di Mimmo Lucano appaiono per tanto prive di fondamento. Se guardiamo i Paesi di provenienza principali certificati scopriamo un altro arcano: sono la Tunisia e il Bangladesh. Quindi anche qui le parole di Lucano non trovano alcun fondamento. E non sarebbe la prima volta.
Nel 2016 la rivista Fortune incoronò l’ex sindaco di Riace come tra le 50 persone più influenti al mondo, creatore del cosiddetto “modello Riace”, paesino calabrese di cui Lucano è stato sindaco per 3 mandati e in cui venivano accolti numeri importanti di migranti stranieri. Ma questo è accaduto prima dell’inchiesta giudiziaria Xenia. Lucano, sottoposto ad indagine, è stato accusato nel 2019 di essere il promotore di un’associazione a delinquere che aveva lo scopo di commettere un numero indeterminato di delitti contro la pubblica amministrazione, per i servizi di affidamento nel Comune di Riace. Accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, truffa e abuso d’ufficio, per la Procura inquirente l’ex sindaco Lucano avrebbe ingannato il ministero dell’Interno e la prefettura di Reggio Calabria, che coordinavano la gestione dell’accoglienza dei rifugiati nell’ambito dei progetti Sprar, Cas e Msna.
La sentenza del giudice è attesa a settembre. Intanto la Procura inquirente di Locri ha chiesto per l’ex sindaco 7 anni e 11 mesi di carcere. E un risarcimento per tutti gli imputati di 10 milioni di danni, con una provvisionale (un anticipo in termini pecuniari) di 2 milioni di euro. Tra questi vi è anche la compagna di Lucano, Lemlem Tesfahun, per la quale sono stati chiesti 4 anni e 4 mesi. Nel novero delle richieste vi sono anche 3 assoluzioni e altre condanne di varia entità. Richieste comunque pesantissime che non cambiano un quadro di indagini e intercettazioni gravi e per la Procura schiaccianti.