Berlusconi ridiscende in campo: obiettivi e limiti di questa scelta - Affaritaliani.it

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Berlusconi ridiscende in campo: obiettivi e limiti di questa scelta

Berlusconi, analisi di una discesa in campo

Berlusconi ha esitato a lungo prima di ridiscendere in campo, scrive Pierluigi Magnaschi su Italia Oggi. Prima cioè di decidere di candidarsi per le prossime elezioni europee del maggio prossimo. Per quanto sia un inguaribile (e motivato) ottimista, anche il Cavaliere si accorge che a 82 anni non si ha più la freschezza e la reattività del 57enne, di quando si cimentò la prima volta da leader politico. Lui non sente gli anni (o almeno dice che non li sente) ma non può non accorgersi che, nel frattempo, è cambiato completamente lo scenario politico nazionale e internazionale. Berlusconi ha spopolato in un'Italia dove reggeva ancora, nella politica e nella società, il modello Peppone e don Camillo. Dove destra e sinistra erano due pianeti non collegati (né collegabili) fra di loro. Dove quasi tutti gli schemi politici erano binari: sì o no. Bianco, rosso. Destra, sinistra. E dove nel mondo c'era solo una grande potenza: gli Usa.

Ma Berlusconi, nonostante tutti questi ostacoli rilevanti ed oggettivi, non poteva certo, nemmeno adesso, stare fermo, appartato, limitandosi a seguire il gioco. Anche perché è ancora più solo di un tempo, avendo fatto fuori quasi tutti i suoi collaboratori dell'ultimo quarto di secolo che lui, di volta in volta, ha considerato sprovvisti del quid.

Se Berlusconi non si fosse candidato, il suo partito sarebbe precipitato nell'assoluta irrilevanza e quindi sarebbe diventato irrecuperabile. Nelle elezioni politiche del 2018, infatti, Forza Italia aveva preso il 14% dei voti contro il 17% dei suffragi raccolti dalla Lega. In quell'occasione quindi Fi, da assoluto primo partito della coalizione di centrodestra, era visibilmente e oggettivamente diventato il secondo partito della stessa coalizione. Tant'è che, negli incontri al Quirinale, Berlusconi si era ridotto a fare da pallottoliere a Salvini.

Da sempre, in questo ultimo quarto di secolo, era il Cavaliere che dava le carte. Negli ultimi tempi invece è diventato un vassallo. E lo è diventato in modo crescentemente visibile. Un ruolo, questo, deprimente perché non è mai stato il suo. E che Berlusconi ritiene intollerabile. Infatti sia nel suo partito sia nella sua impresa (che lui, in effetti, concepisce come un tutt'uno) Berlusconi non è mai stato il numero due. Ma col passare del tempo, a partire dall'ultima elezione politica, i sondaggi hanno confermato che la perdita di quota del Cavaliere non solo esisteva ma diventava sempre più inarrestabile. Gli ultimi sondaggi infatti accreditano a Salvini il 30-32% dei voti e al Cavaliere l'8-9%. E ciò è avvenuto nonostante Salvini avesse ostacolato la transumanza dei parlamentari di Forza Italia sotto le sue insegne. Un po', ha detto, perché non gli piacciono i riciclati e men che meno gli opportunisti. E poi perché Salvini ama reclutare personale nuovo, non logorato dalla politica.

Da qui la decisione di Berlusconi di rompere gli indugi, non più tenibili, e di candidarsi. I sondaggisti che, senza il Cav candidato, avevano attribuito intenzioni di voto a favore di Forza Italia nell'ordine del 7-8%, adesso alzano la barra. I più ottimisti, anche se la situazione è ancora molto fluida e la scelta non si è certo ancora consolidata nei suoi effetti elettorali, arrivano ad attribuire al Cavaliere una spinta suppletiva del 5-6% in grado quindi di portare il bottino di voti di Fi al 12-13%. Ma la campagna elettorale del Cavaliere non sarà facile. Primo, perché questo recupero supposto deve riuscire a trasformarlo in concreto. Secondo, perché deve combattere contro un partito, la Lega, con il quale, a giochi fatti, dovrà venire a patti se vuole, con esso, governare il paese.

Il gioco chiesto a Berlusconi è molto delicato perché simile a quello delle bocce. Il Cavaliere infatti, tirando i suoi colpi, deve essere in grado di colpire, fra le palle che sono al governo, solo quelle del M5s e non anche quelle della Lega. Quest'ultima infatti, almeno per il momento, è strettamente avvinghiata al M5s. E poi Berlusconi deve essere in grado di trovare degli argomenti che la Lega non può sviluppare. L'indicazione che gli è stata fornita dalla sua sondaggista, Alessandra Ghisleri, è molto semplice. Sul contrasto all'immigrazione incontrollata e alluvionale, il centrodestra è sicuramente sulle posizioni di Salvini. Ma esiste anche un segmento elettorale composto prevalentemente da signore di buon cuore e di una certa età che giudica troppo brutale e, in fondo, anche maschilista, l'atteggiamento di Salvini che, pur di difendere le nostre coste, non tiene conto nemmeno dell'esigenze residuali, dicono, di poche decine di minori che meritano, secondo questo specifico segmento elettorale, di essere tutelati.

È su questo pubblico che, dopo essersi fatto convincere dalla Ghisleri, nella quale peraltro, e non da oggi, ripone molta fiducia, Berlusconi ha già gettato tutte le sue fiches. Rientrano ad esempio, in questa sua nuova strategia, la decisione di mandare la Prestigiacomo sulla nave Ong bloccata in mare. E anche la ripetuta dichiarazione del Cavaliere, nel corso dell'ultimo fine settimana, che ribadiva gli aspetti residuali di questa accoglienza: «Poche decine di naufraghi» è il leitmotiv di Berlusconi. Una posizione di questo genere, che non mette in discussione la politica di contrasto all'immigrazione incontrollata imposta dalla Lega (se cedesse su questo punto, FI verrebbe giù come una frana) ma che punta su (poco più che simbolici) aspetti umani ai quali le donne sono più sensibili, porrebbero il Cavaliere anche sulla lunghezza d'onda della Conferenza episcopale che, in un modo o nell'altro, potrebbe poi dargli una mano anche perché Famiglia Cristiana ha già provveduto a mandare all'inferno Salvini, anche se non si sa in base a quale mandato e da parte di chi. Ma tutto fa brodo.

A conferma di questa nuova strategia buonista di Berlusconi, puntata, come abbiamo visto sinora, prevalentemente sull'elettorato femminile, c'è anche la visibilissima circostanza che sono soprattutto le parlamentari di Forza Italia quelle che, in queste ultimissime settimane, hanno preso in mano il pallino e parlano, in un numero sempre maggiore di circostanze, a nome e per conto del partito. Sono loro infatti che occupano le posizioni di privilegio nei convegni, nei meeting, nei talk show e anche nelle dichiarazioni tv apparentemente di strada. Berlusconi infatti sta tentando di trasformare Forza Italia in un partito femminile, capace, con il buonismo, la lacrima sul viso, il volemose bene, di entrare nelle famiglie di centrodestra, sperando di passare, prima delle prossime elezioni europee, dalle mamme (che i sondaggi gli hanno detto che sono le più convincibili; assieme alle nonne che sono, da sempre, un territorio esclusivo per il Cavaliere) alle figlie e, magari, anche ai mariti.