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Palazzi & potere
Europa: chi non vuole il Mes sarà convinto a colpi di Spread?

Deep state e partiti politici non vogliono assolutamente perdere i soldi (tanti o pochi che siano) che potrebbero arrivare da Bruxelles: ecco perché si vuole l'accordo con l'Europa a tutti i costi (e si pensa anche ad un cambio di governo per gestire la ricostruzione). Ma se ciò non dovesse accadere l'Italia verrà fatta "ragionare" a colpi di spread: un gioco che il belpaese conosce molto bene.

Contrariamente alla vecchia linea di credito, quella attuale del Mes "non e' legata a condizionalita' specifiche per Paese" e "non c'e' stigma, non c'e' troika": lo ha detto il presidente dell'Eurogruppo Mario Centeno in audizione presso la commissione del Parlamento Ue. "Una volta che avremo il mandato dei leader, cercheremo di renderla operativa entro due settimane. Il solo requisito e' sostenere spese dirette e indirette per sanita', cura e prevenzione", una definizione "ampia a sufficienza" perche' i Paesi possano coprire fino al 2% del Pil disponibile dalla linea di credito. In poche parole, scrive Italia Oggi in un dettagliatissimo retroscena, in Europa è tutto pronto per rifilarci il Mes. Soltanto Giuseppe Conte fa ancora finta di non sapere quello che già sanno tutti soprattutto al vertice dei due partiti di maggioranza, Pd e 5Stelle: 1) il Mes s'ha da fare. 2) scordiamoci gli eurobond. D'altra parte anche dal Quirinale nelle loro interlocuzioni abituali con Palazzo Chigi sono stati chiari: niente scherzi, con Bruxelles non si gioca e all'Italia quei soldi servono anche se magari non arriveranno alle condizioni che avremmo voluto. Quindi non ci sarà nessun veto da parte del belpaese in sede di trattativa (l’ipotesi ventilata nei giorni scorsi è stata solo un ballon d'essai lanciato in aria dagli spin doctor di Chigi) piuttosto ci si accordi al più presto per evitare danni irreparabili al tessuto sociale e produttivo nazionale. Anche il deep state tricolore, contorniato da lobbysti di ogni tipo e sorta, spinge in questa direzione: non vogliono sorprese da "Giuseppi" e spingono da settimane sull'asse Roma-Bruxelles affinché venga presa la decisione "giusta". "Ci sono ambienti che non vogliono assolutamente rischiare di perdere i soldi che potrebbero arrivare da Bruxelles, tanti o pochi che si siano" fanno sapere fonti istituzionali; ed è questa la vera ragione per la quale si preferiscono i “fondi per la ricostruzione” basati su progetti specifici da finanziare (e gestire…) ai bond della Bce. Questo vale ancor più per i partiti politici, già in fila per entrare nella stanza dei bottoni con un "governissimo" o un Conte Ter, proprio per gestire la mole di denaro che potrebbe affluire nel belpaese quando sarà il momento della ricostruzione. E c'è pure chi prevede l'utilizzo dello spread come arma di “persuasione di massa” per costringere l'Italia ad accettare le condizioni poste da Bruxelles: vuoi vedere che nelle prossime settimane ricomincerà a “ballare”, giusto per convincere chi di dovere a firmare? Tanto più che ormai è sempre più chiaro che per trovare l'accordo finale non basteranno pochi giorni: quindi c'è tutto il tempo per far "ragionare" a colpi di spread i paesi più renitenti. "Un gioco che in Italia conosciamo molto bene", spiega un parlamentare di lungo corso che fa notare come negli ultimi giorni il “differenziale” sia già cominciato a salire.

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