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Palazzi & potere
Governo, Vaticano infuriato con Conte: l'intervento del Quirinale. E il Pd...

Se Conte perde il sostegno, per quanto non calorosissimo, di Cei e Santa Sede si indebolisce non poco. Sergio Mattarella per ora è il solo vero “protettore” che è rimasto al premier. Anche dalle parti del PD, giorno dopo giorno, aumentano le perplessità su Palazzo Chigi. Per ora il Nazareno fa blocco su Conte. Ma in futuro chissà.

Serata di forte tensione tra Italia e Vaticano dopo la conferenza stampa serale di ieri del premier Giuseppe Conte. Il "fedelissimo" di padre Pio infatti nel corso del lungo elenco di riparture scaglionate, che è arrivato anche ad assicurare alle squadre di serie A di potersi allenare dal 18 maggio e ai parrucchieri di poter ripartire dal 1 giugno, si è “dimenticato” di indicare una data per la riapertura delle messe. Anzi, accennando anche a tensioni nella task force di Colao e nel comitato scientifico sul punto, ha reso chiaro che qualcuno ha agito per tenere chiuse le chiese mentre tutto riapriva. La Conferenza episcopale Italiana, che aveva inviato al governo un piano dettagliato in dieci punti sulle modalità di ripresa delle messe, era convinta che dal 4 maggio la ripartenza avrebbe riguardato anche le chiese, tanto che il cardinale Gualtiero Bassetti presidente della Cei si era lanciato anche in una serie di dichiarazioni sulla necessità di garantire la libertà religiosa. Le parole di Conte sono state dunque una doccia fredda. Anzi, benzina sul fuoco di un già agitatissimo mondo ecclesiale, che vede metà delle scuole cattoliche a rischio chiusura per via dell’ostinazione del ministro pentastellato Lucia Azzolina che non vuole concedere loro alcuna forma di sostegno. Alle 20.40 Conte ha chiuso la sua conferenza stampa e prima delle 21 era già sulle agenzie la reazione del Popolo della Famiglia di Mario Adinolfi che parlava di “sopruso che ha precedenti solo negli Stati totalitari e massonici”, riguardo alle messe negate per mesi. Alle 21.32 l’Ansa lanciava il flash: “CEI contro il decreto Conte: si viola la libertà di culto”. La nota dei vescovi italiani era durissima e ad essa faceva immediatamente seguito un articolo del direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, sul sito del giornale che di domenica di consueto ha la redazione chiusa, sempre a sottolineare l’eccezionalità del clima di tensione. Fiutata l’aria, anche dal Pd e da Italia Viva gli esponenti cattolici Graziano Delrio e Elena Bonetti si schieravano contro Conte e a difesa della Cei, lasciando intendere che quel passaggio del decreto non era stato politicamente concordato. Palazzo Chigi però si è limitato a diramare un nota poco prima della 23 piuttosto gelida con un “si prende atto” della posizione della Cei. A quel punto il pressing si è spostato su un altro piano, con il Quirinale che, sollecitato direttamente da alcuni diretti collaboratori del Papa con addentellati molto vicini al presidente della Repubblica, ha preteso dal governo un segnale meno vago e freddo. È così alle 23.28 è spuntato sempre sulle agenzie di stampa un altro flash intestato stavolta al comitato scientifico che supporta il governo che, pur ribadendo le “criticità” particolari legate alle messe, ha indicato nel 25 maggio la data in cui la questione sarà ripresa in considerazione. Basterà questo a placare il fastidio che, più che della Cei, è di Papa Francesco in persona? Non va dimenticato che cardinali a lui molto vicini non hanno mancato di manifestare solidarietà persino a don Lino, il sacerdote “disobbediente” che in provincia di Cremona si è visto interrompere la messa con l’irruzione sull’altare di un carabiniere. Un elemento è certo: se Conte perde il sostegno, per quanto non calorosissimo, di Cei e Santa Sede si indebolisce non poco. Sergio Mattarella per ora è il solo vero “protettore” che è rimasto al premier. Anche dalle parti del PD, giorno dopo giorno, aumentano le perplessità su Palazzo Chigi. Per ora il Nazareno fa blocco su Conte. Ma in futuro chissà. Sotto la cenere covano critiche sul Presidente del Consiglio, soprattutto sui tanti gruppi, talk e commissioni che hanno alla fine creato solo problemi. Troppi galli a parlare, con poi alla fine Conte costretto a fare una sintesi che ha scontentato molti. Per ora non cambia nulla, confermano dal Nazareno. Ma chissà se in un futuro più o meno lontano, magari con sondaggi non più positivi come ora per tutta la compagine governativa, non cambi anche la linea del Pd. Insomma, "Giuseppi" è avvisato. Andando invece all'aspetto tecnico, dal Pd emergono dubbi sull'idea di riaprire solo il 1 giugno i ristoranti. "Bisogna vedere come va la curva dei contagiati. Non si può dire ora il 1 giugno, quasi fra due mesi. In alcune regioni e province non ci sono casi: perché lì non si può riaprire?" dice un autorevole deputato del Pd che sta seguendo la vicenda. Anche sul no alle messe di Conte c'è stato una certa freddezza dal Nazareno. Anche perché - si racconta - gli accordi del governo con la Cei erano differenti. Ecco perché la retromarcia di Conte è stata vista bene dal Nazareno.

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