KLAUS DAVI: LA RAI, SE VUOLE, PUÒ SCONFIGGERE LA 'NDRANGHETA - Affaritaliani.it

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KLAUS DAVI: LA RAI, SE VUOLE, PUÒ SCONFIGGERE LA 'NDRANGHETA

Mafia calabrese spaccata sul voto al Referendum

Settimana intensa di Klaus Davi, massmediologo titolare di una importante agenzia di comunicazione, ma da alcuni anni impegnato anche contro la ‘Ndrangheta in sinergia con molti enti governativi nazionali. Una intervista al quotidiano Libero ha suscitato forti reazioni in parlamento riuscendo nell’incredibile intento di ‘unire’ Pd, Forza Italia e Movimento Cinque Stelle che si sono espressi energicamente a favore dell attività del giornalista.

Klaus Davi come ha fatto? Un miracolo politico.

Tutto nasce da una dichiarazione di Federico Cafiero de Raho, procuratore di Reggio Calabria, che mi ha definito ‘giornalista coraggioso’ alla Camera dei Deputati.

Un bel riconoscimento….

Si, e spero di esserne all’altezza. Nell'intervista con Libero c’era un passaggio in cui spiegavo che per motivi burocratici - che nulla hanno a che vedere con la conduttrice del programma Storie Vere, la bravissima Eleonora Daniele -, non posso più realizzare servizi giornalistici all'interno della trasmissione.

E dunque?

Una scelta della Rai che io rispetto, ma che è sembrata singolare ad alcuni membri della Commissione Parlamentare Antimafia che hanno esternato la loro perplessità, proprio alla luce delle dichiarazioni sul mio lavoro da parte di De Raho ma anche di Nino di Matteo, Stefano Musolino, Sandro Dolce e Luca Palmara, tutti magistrati in prima linea contro la mafia.

Quale contributo può dare lei alla Rai?

Nessuno mi ha mai interpellato, ma credo che il servizio pubblico debba e possa fare molto di piu. A cominciare dal piano fiction dove la Ndrangheta occupa un posto al momento decisamente marginale. Per quanto riguarda l'informazione, oltre al lodevole impegno della Daniele con Storie Vere, ci sono puntate dedicate al tema di Un Giorno in Pretura, spazi nel contenitore Uno Mattina e anche Radio Rai fa cose molto interessanti. Da citare  la felicissima esperienza di Cose Nostre, programma voluto da Andrea Fabiano, direttore di Rai Uno, che rappresenta un salto di qualità. Ma è evidente dai dati relativi alla percezione del fenomeno criminale Ndrangheta nella popolazione italiana che molto ancora debba essere fatto. La Ndrangheta è e resta la più grande mafia mondiale, per fatturato e capillarizzazione. Eppure viene ancora considerata da troppi come un fenomeno locale.

E i tg?

Fanno bene il loro lavoro e raccontano la cronaca con attenzione, questo va detto, ma seguono l'agenda politica che di queste cose non vuole parlare.

 

Quindi cosa manca?

Guardi se aspetta notizioni dalla ‘Ndrangheta possiamo stare qui mille anni. Con questa gente bisogna applicare una tecnica ‘socratico maieutica'. Obbligarli a tirare fuori la bestia che c’è in loro.

 

Come fa lei con le sue continue provocazioni che hanno suscitato violente reazioni dei clan….

A dire il vero io mi sto solo ispirando a un giornalista Rai che si chiamava Giuseppe Marrazzo, un faro del giornalismo. La sua intervista a Mommo Piromalli, capo dell’omonimo clan di Gioia Tauro, la realizzò in un ospedale dopo un inseguimento durato 4 giorni ed è ancora un punto di riferimento. Sto solo tentando di rifare quello che faceva un grandissimo giornalista Rai.

I tempi sono diversi…

E chi lo dice? In un anno sono riuscito a intervistare Leo Morabito (esponente del Clan di Africo detto "U Scassa Porte"), Emanuele Mancuso, figlio del big boss Panaleone detto L'Ingegnere, attualmente irreperibile, Salvatore Patania del clan Patania di Stefanaconi (VV), Paolo Rosario De Stefano, rampollo dell'omonima famiglia reggina che, con i Tegano, ha animato ben due guerre di mafia con oltre mille morti lasciati sulle strade; ho raccolto una lunga intervista con Pino Mazzullo ex cognato di Rossella Casini - noto caso di lupara bianca -, da molti ritenuto depositario dei segreti sulla scomparsa della giovane donna. Ma anche Tommaso Anello, che con il fratello Rocco, tiene le fila di un temuto brand ndranghetistico dell'area al confine tra la provincia di Vibo Valentia e quella di Catanzaro. E non ultima Rita Lo Bianco, madre del collaboratore di giustizia Andrea Mantella, dissociatasi pubblicamente dalla decisione del figlio.

Con lei la ‘Ndragheta parla…

Si, vengono fuori spaccati interessanti e inediti. E soprattutto diventa ‘visibile’ la mafia che è prima al mondo in termini di fatturato, ma ultima sul piano della riconoscibilità.

Si è preso anche qualche botta in testa….

Si a Vibo, proprio in occasione dell'intervista alla madre del pentito Andrea Mantella. La procura, guidata da un magistrato di prim'ordine come Michele Sirgiovanni, ha svolto indagini molto serie. Ora vedremo l'esito del probabile processo.

 

Perché i magistrati la incoraggiano?

Per un semplice motivo: provo a smitizzare la ‘Ndrangheta. Un big boss, a capo di eserciti di uomini armati, che organizza estorsioni, traffico d'armi, di cocaina, che si dilegua, quasi imbarazzato, davanti a una telecamera, ha un effetto dirompente sull'ambiente mafioso e soprattutto sulla collettività che finalmente inizia a vedere queste persone come meno "intoccabili". Certo questo comporta rischi di ritorsioni ma o uno tira fuori le palle o può cambiare mestiere.

 

Di qui gli attacchi violenti…

Si. Sul mio profilo facebook si sono espressi in modo non proprio rassicurante soggetti vicini ai clan Tegano, Mancuso e De Stefano. E non erano certo inviti al pub. Hanno rotto con il loro tradizionale riserbo. Diciamo che sono stato  promosso sul campo; come molti calabresi stanchi della ndrangheta mi dicono ogni loro insulto o minaccia è una medaglia, un riconoscimento che quanto sto facendo "vale la pena" perché mette in crisi questi personaggi: uno sprone per andare avanti, quindi.

Per l'ennesima volta, paura?

No, non "tengo famiglia". A casa non mi aspetta nessuno, vivo solo. Non sono mai stato borghese. Nemmeno un borghese mascherato da perbenismo ‘sinistroide’ neanche nel look. Quando vado nei quartieri caldi mi presento esattamente come mi vede ora: doppiopetto gessato, camicia bianca, cravatta Versace, scarpe lucide. Non proprio la divisa del cronista ‘anti mafia’. La giacca di velluto a coste la lascio ai radical chic. All’antimafia capalbiese.

Cosa puoi fare la Rai…

Trattandosi della prima mafia al mondo e potendo contare su straordinari professionisti, la Rai dovrebbe creare un team specializzato di giornalisti. E ci sono. Sotto casa di Paolo Rosario De Sefano, uno dei mafiosi più temuti, sono andato con due colleghe Rai, Giusy Utano e Gabriella D’Atri. Erano loro a farmi coraggio.

E la politica?

I politici con cui parlo io li vedo distratti da altro. Il senatore Franco Mirabelli mi aveva ventilato un invito in Commisione Antimafia ma, sa, forse ci hanno ripensato visto che andrei lì per parlar chiaro, senza omettere le connessioni fra mafie ed Expo, argomento su cui vedo un certo silenzio. Alla vigilanza c'è Francesco Verducci che mi conosce bene, e immagino che le mie riflessioni sulla Rai le abbia orecchiate. Ma in questo momento è piu assorbito dai problemi di par condicio, evidentemente prioritari per il futuro del paese. Ho scritto a Lotti, alla Bindi e a Martina. Vede il Pd sbaglia a fare questa politica perché poi arrivano le procure con le loro inchieste ed è troppo tardi. Tra i politici di area collaborativi segnalo, Dario Franceschini, Stefano Esposito, Marco Di Lello e Giovanni Legnini Inoltre molto attento è Marco Minniti.

Teme ritorsioni dalla politica?

Se si chiude una telecamera se ne apre un’altra. Il mio format Gli Intoccabili prodotto da LaC una piccola e coraggiosa emittente calabrese e dal suo editore Domenico Maduli – anche se non rientra tra quelli elencati da Valter Veltroni come benchmark – ha fatto discutere più di tante trasmissioni ‘apprezzate’ dalla politica e ha vinto il premio Livatino Saetta Costa. L'antimafia da salotto mi annoia. Io la bestia la voglio vedere in faccia.

Perché dovrebbero ascoltarla?

Perché il silenzio diventa alla lunga involontaria complicità che paghiamo con la deriva di un pezzo di paese. La Rai può starsene zitta? La politica che controlla la Rai può giocare il ruolo di Ponzio Pilato? Poi non si lamentino se quando i magistrati intervengono è troppo tardi. 

Cosa voterà la ndrangheta?

Penso non ci sarà un voto unitario. Un membro della famiglia Patania mi ha detto che porta avanti una convinta campagna in favore del NO. Anche uno della famiglia Tegano mi ha riferito la stessa cosa. E questo appare strano perché tendenzialmente la Ndrangheta è filo governativa e come dice il Procuratore Nicola Gratteri "punta sempre sul cavallo vincente".

E lei cosa voterà al referendum?

Non posso esprimermi se no la vigilanza mi fa il mazzo. Non di meno penso che la posizione di Confindustria sul tema non possa essere liquidata con sufficienza. Ricordiamoci che lavoratori e impresa sono l'ossigeno del paese.

https://youtu.be/r2tVvz8VP4w

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