Palazzi & potere
La solitudine (anche all'estero) del numero primo
Anche la Merkel è sola, come sono soli Hollande e Cameron. Sono tutti soli. In fondo la solitudine del numero primo è una condizione del leader, uno stato di necessità che può tramutare in sindrome se non si dispone di staff autorevoli e di personalità tanto fidate quanto capaci all' occorrenza di esercitare il ruolo del signornò con il capo. Ecco cosa manca a Renzi, ecco cosa lo differenzia dagli altri leader europei: lui è senza rete.
Rottamazione dopo rottamazione, in questi anni il premier ha coltivato la solitudine, facendone un autentico marchio di fabbrica. L' assenza di delega è una caratteristica che lo ha differenziato da tutti gli altri leader, e che non ha precedenti nemmeno in Italia.
Perché persino Berlusconi - che è uomo di eccessi e che si è sempre vantato di aver assunto le migliori decisioni «quando mi sono fatto guidare dall' istinto» - ha avuto degli airbag. Renzi no. Renzi non ha un Gianni Letta a cui è consentito alzar la voce per tentare di fargli cambiare una decisione, né ha un Confalonieri che può entrare nella sua stanza per provare a farlo ravvedere.
E in questa fase, cruciale per le sorti del Paese e per le sue ambizioni personali, il presidente del Consiglio che è anche segretario del Pd, sta misurando la fatica di gestire in prima persona i tanti fronti aperti dentro e fuori i confini nazionali. Concentrato com' è nella sfida in Europa, difficilmente può applicarsi nella guida del partito in vista delle Amministrative, e facilmente può scivolare su una buccia di banana in Parlamento.
Al bivio, Renzi è chiamato a decidere come rilanciarsi, sapendo che la strada del voto anticipato non solo è difficilmente percorribile ma renderebbe evidente - se venisse evocata - il momento di debolezza. Il problema del premier, scrive verderami sul corriere della sera, piuttosto sta dentro due quesiti. Stabilire come e con chi portare a compimento l' azione di governo fino al termine della legislatura, visti i primi segni di tensione con i centristi e vista l' impossibilità di usare maggioranze variabili in Parlamento. E poi organizzarsi uno staff che lo supporti, che sia fidato e autorevole, e che all' occorrenza sappia anche dirgli no. E queste sono le scelte solitarie di ogni leader.