Ma chi è davvero questo Renzi? - Affaritaliani.it

Palazzi & potere

Ma chi è davvero questo Renzi?

Lungi da me letture complottiste e “conspiracy theories”: non le ho mai amate, e non comincerò ad abbracciarle (o a elaborarle!) a Ferragosto.

 

Però, dopo un tempo politico ormai non brevissimo (Renzi perde le sue prime elezioni primarie a dicembre del 2012, vince le seconde un anno dopo, ed entra a Palazzo Chigi a febbraio del 2014), qualche domandina occorre pure porsela.

 

Una premessa da non dimenticare. Renzi non è mai stato eletto dai cittadini: e a questo, purtroppo, ci siamo abituati (Monti, Letta, do you remember?), visto che ormai è dal 2008 che - per una ragione o per l’altra - il governo dell’Italia è scollegato da una qualsivoglia indicazione elettorale. Ma altrove non si abituerebbero a questo stato di cose. Lasciate un istante da parte le differenze costituzionali e concentratevi sulla sostanza politica: ve li immaginate gli Stati Uniti governati prima da un professore “tecnico” di Harvard, e poi da due politici scelti non si sa bene come, senza far riferimento alla volontà degli elettori Usa? No, non ve li immaginate, e fate bene. Perché la democrazia (parola che tiene insieme “demos” e “kratos”, popolo e potere) lì è una cosa seria. Qui un po’ meno.

 

Ma non divaghiamo e torniamo al nostro Renzi-non-eletto-da-nessuno. Coglie l’opportunità straordinaria di “scalare” il suo partito (le elezioni primarie sono un meccanismo che consente un “take over” da parte di un outsider totale). Interpreta un desiderio diffuso di cambiamento. Con un colpo di mano caccia Letta e si insedia a Palazzo Chigi (nessuno me lo toglie dalla testa: illudendosi che stia per arrivare una ripresa economica di cui potersi prendere il merito…). Pronuncia al Quirinale un discorso ambiziosissimo (“una riforma al mese…”), usufruisce di condizioni esterne irripetibili (Quantitative Easing, petrolio basso, euro basso, ecc), e di condizioni interne desiderabilissime (mezza opposizione imbambolata, e l’altra mezza “acquisita” per vie nazarene…). Insomma, una serie di calci di rigore a porta vuota, senza portiere avversario. Da allora è passato – come dicevo – un tempo non piccolo…E come ci ritroviamo?

 

Il bilancio è fallimentare. Crescita zero: la Renzinomics è miseramente fallita. Credibilità internazionale ai minimi: con l’Italia umiliata nella recente corsa al seggio Onu (settanta voti venuti meno rispetto alle previsioni), più una persistente ambiguità di fondo con Iran, Russia e altri attori pericolosi sulla scena mondiale. L’immagine renziana è fortemente appannata (voglio essere gentile): sia in Italia, dove la sua “narrazione” e le sue slides ottimistiche fanno a pugni con le difficoltà del ceto medio, sia fuori, con un uso dell’inglese (qualcuno gli dica di smettere: se non lo sa, perché insistere?) che lo espone una prima volta alla simpatia, una seconda volta alla tenerezza, una terza alla pena profonda.

 

E poi le prospettive autunnali: crisi bancaria destinata ad acuirsi, nessun segno di ripresa economica, una finanziaria da scrivere piena di incognite. E – nel frattempo – il videogame distraente e pericoloso del referendum costituzionale, frutto della sua sbagliata agenda politica.

 

Eppure…Eppure, nonostante tutto questo, una certa stampa internazionale continua a sostenerlo. Ad elogiarlo no, questo ormai è impossibile. Ma un editoriale sul Financial Times per dire che senza di lui si starebbe peggio non manca (quasi) mai. E anche da parte di osservatori internazionali provveduti ed esperti, pur accanto alla delusione che leggi nella loro eloquente mimica facciale, il responso finale negativo ancora non arriva.

 

Come mai? Ripeto. Non essendo un complottista e credendo nel mercato, credo anche nel “mercato politico”. E dunque, evidentemente, anche agli osservatori internazionali le alternative a Renzi non appaiono solide, non appaiono credibili, al momento. E questo è onestamente un argomento forte.

 

Però, non si può omettere di osservare che in passato, in situazioni analoghe, con altro “materiale” politico e altri interlocutori di qualità pure non eccelsa ( sia i “sostituiti” che i “sostituti”…), quegli stessi osservatori internazionali, così come i media esteri, furono rapidi e spietati nell’emettere il loro verdetto, nel passare al “pollice verso”.

 

Questo (lettura ottimistica, buonista, ingenua: fate voi…) deve indurre le attuali opposizioni a migliorarsi, a rendersi più serie e consistenti, a elaborare proposte e visioni credibili, a far capire in Italia e all’estero che un’alternativa può esserci. Ma può anche indurre a ritenere (lettura meno ottimistica, meno buonista, meno ingenua: di nuovo, fate voi…) che qualcuno stia ancora, per motivi non chiari, scommettendo su Renzi. Non raccontateci che lui (in English o no…) sia ancora una volta riuscito a persuadere i suoi interlocutori non italiani. Piuttosto, sono questi ultimi che - ancora - lo scelgono, o non smettono di sceglierlo, o non hanno iniziato a non sceglierlo…Fino a quando?

 

Daniele Capezzone

Deputato Conservatori e Riformsiti

d.capezzone@gmail.com

@capezzone