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Palazzi & potere
Nei Palazzi non hanno capito l’aria che tira per strade e periferie…

All’opposizione ci sarà la realtà, ben più che Cinquestelle o centrodestra



Proviamo a esaminare la situazione da due differenti punti di vista interni ai Palazzi romani. E poi spostiamoci fuori, per il punto di vista - il terzo - che conta di più: quello - presumibile - delle strade, delle periferie, di chi ha votato il 4 dicembre scorso.

Punto di vista 1: quello della squadra renziana. Ok, al referendum abbiamo preso una botta forte, anzi fortissima. Ma, dal male della sconfitta, abbiamo comunque tratto un bene: Gentiloni è la persona più vicina e leale a Renzi. Potremo continuare ad avere un controllo ferreo sulla Rai. Mediaset la teniamo appesa con la carota dei “tetti pubblicitari”. A marzo rifacciamo un’infornata di nomine pubbliche (Eni, Enel, Finmeccanica, per tenerci il bottino del parastato). Nel frattempo Renzi si ricandida: non prenderà il 40% e neanche il 35%, ma un buon 30% basterà per essere azionisti di un qualunque futuro governo.

Punto di vista 2: quello della squadra antirenziana interna al Pd. Ok, al referendum Renzi ha preso una botta. Ma adesso noi non siamo sufficientemente forti e credibili per ucciderlo davvero. Meglio dunque tentare un’operazione in due tempi. Per ora, cavallerescamente, diamo la sensazione di accettare il suo candidato, Gentiloni: ma nel frattempo facciamo crescere il nostro peso sia nel Governo che nei gruppi parlamentari. Poi, piano piano, di emergenza in emergenza, verrà fuori che non si potrà votare in primavera; magari pure il Primo Ministro, piano piano, prenderà gusto a restare a Palazzo Chigi; e così, zitti zitti, arriviamo al 2018, quando di Renzi il paese si sarà più o meno scordato.

I due ragionamenti – per due opposte gang di Palazzo – funzionano: occorre riconoscerlo. Manca solo un “piccolo dettaglio”: la realtà, che sarà all’opposizione molto più dei Cinquestelle o del centrodestra (se c’è ancora).

Le due “squadre” hanno infatti dimenticato il terzo punto di vista: quello di un paese allo stremo, di un ceto medio e medio-basso impaurito e impoverito. E incazzato. A cui l’idea stessa di un’altra giostra di Palazzo dà il voltastomaco. Non so se sia la reazione giusta: ma è ciò che si percepisce, se non si è totalmente sconnessi dalla vita reale.

Da queste colonne, ho potuto mettere in fila un’”analisi del voto” basata su numeri veri: Renzi che vince nei salotti e perde (anzi: straperde) nelle immense periferie urbane. Che perde in tutte le fasce d’età (tranne gli anziani, che ormai contende a Berlusconi). E i trend sono inevitabilmente destinati a essere confermati e irrobustiti dalla demografia: con ogni anno 3-400 mila nuovi elettori diciottenni che arrivano (pronti a sostenere la rabbia e la protesta) e 3-400 mila anziani (tanti elettori del Pd e dei partiti tradizionali) che invece se ne vanno, non solo dalle liste elettorali ma - purtroppo - dalla vita.

Serve qualcuno che interpreti quella rabbia in modo creativo e intelligente. Può essere una sfida appassionante per il centrodestra. Ma, a parte l’esperimento difficile e coraggioso della Convenzione Blu di Raffaele Fitto, buona parte del centrodestra sembra ridotto al sonnambulismo: dorme, poi urla, poi torna a dormire. Mentre il Cav, tra un tetto pubblicitario e l’altro, pensa all’argenteria…


Daniele Capezzone
Deputato Conservatori e Riformisti
d.capezzone@gmail.com
@capezzone

Tags:
politicadaniele capezzone





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